La legislatura si chiude con la constatazione di quanto ci sia da risistemare nei rapporti tra i diversi organi dello Stato. In particolare tra Parlamento e Governo, ma anche tra Stato e regioni visto che la Corte costituzionale è letteralmente ingolfata dalle controversie che li riguarda. Problema antico si dirà che qualcuno pensa di risolvere con proposte presidenzialiste o semipresidenzialiste. Con il risultato di snaturare ancora di più l’essenza e lo spirito della nostra Repubblica che è parlamentare. Il che significa che, per quanto faticoso possa essere è il Parlamento ad essere il vero organi sovrano da cui, in linea di massima, tutti gli altri organi dello Stato dovrebbero prendere indicazioni. Non certo il contrario.
Ma la questione antica è arrivata oggi ad un punto insostenibile se tutti i capogruppo del Senato hanno inviato una lettera alla Presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati per lamentare l’espropriazione del ruolo del Parlamento, “la reale titolarità del potere legislativo, la legittimità delle decisioni politiche”.
La lamentela prende di mira i cattivi rapporti con la Ragioneria dello Stato che, secondo i senatori, dimostrano l’esistenza di “un allarmante squilibrio tra poteri dello Stato e tra questi e le sue strutture tecnico-contabili” già del resto confermato dal continuo utilizzo dei decreti e per “l’uso massiccio del voto di fiducia”.
La lettera dei capigruppo del senato, firmata anche dai Presidenti della Prima commissione ( Affari costituzionali), Dario parrini, e della settina (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport, Riccardo Nencini, è un vero e proprio “j’accuse “ su fondamentali questioni cui sembrano richiamare attenzione davvero da parte di pochi mentre riguardano il funzionamento della nostra democrazia.
Tutti, giustamente, presi prima dal Coronavirus, poi dalla guerra in Ucraina, un po’ meno giustamente dalla rottura di Luigi Di Maio con i 5 Stelle, sottovalutiamo che il dibattito politico, l’apporto del mondo della comunicazione e degli intellettuali, ma anche di tutti noi sempre cittadini, dovrebbe invece porre al centro queste questioni e far diventare la campagna elettorale per la prossima legislatura in punto di verifica tra chi sta con la Costituzione e vuole un sano equilibrio tra gli organi dello Stato e chi, invece, si mette al servizio di quell’infinita pletora d’interessi parziali che voglio perpetuare l’attuale degrado istituzionale perché un sistema istituzionale così debole e in preda alla confusione non può che fare comodo, perché, altrimenti è così faticoso accettare e, soprattutto, vivere la democrazia che per prima cosa chiede il rispetto della rappresentanza popolare.