Le riflessioni da svolgere sul servizio sanitario sono molteplici e impegnative per la complessità di un settore fondamentale funzionale alla buona salute dei cittadini. Il dibattito che c’è stato qualche sera fa su FB, organizzato da Politica Insieme ( CLICCA QUI ), è stato interessante e stimolante.
I relatori, con vivacità e competenza hanno animato la discussione, molto articolata. La sanità, è giusto sottolinearlo, in questo tempo è stata investita, al pari di altri settori, dall’uso (parsimonioso) di moderne tecnologie, per cui gli strumenti della programmazione: i piani sanitari, nazionale e regionali, in relazione a taluni aspetti dovranno essere ripensati, per offrire prestazioni sanitarie coerenti con le attuali tecnologie. Ciò comporta necessariamente che si imbocchi la strada del potenziamento della spesa sanitaria in conto capitale, che consentirebbe alle strutture territoriali ed ospedaliere di effettuare lavori di ristrutturazione e acquisti di attrezzature funzionali al contenimento della spesa per ricoveri e degenze in ospedale.
Più prestazioni a livello sanitario territoriale significa diminuzione della spesa ospedaliera, molto costosa soprattutto nei reparti specialistici e super specialistici. Altri aspetti sono stati analizzati, alcuni dei quali collegati all’attuale emergenza da Covid 19. Idee solide, feconde, propositive da avanzare sui tavoli regionali e di competenza governativa, per rafforzare e riequilibrare un servizio essenziale finalizzato a garantire e tutelare su tutto il territorio nazionale la salute dei cittadini.
A proposito di garantire la salute a tutti sull’intero territorio nazionale, è necessario approfondire la questione dei finanziamenti, nello specifico: l’assegnazione delle quote del Fondo Sanitario Nazionale alle Regioni. Non c’è ancora un criterio di riparto condiviso, i più scaltri insistono su quello della spesa storica, considerato che i LEA (livelli essenziali di assistenza) non sono stati mai declinati, come previsto dalla legge 502/1992. Un punto dirimente, perché adottando il criterio della spesa storica il riparto penalizzerà molte regioni favorendone poche altre. Un danno sicuro lo subiranno quelle del Mezzogiorno. E’, quindi, necessario conoscere al più presto come si calcola il riparto del F S N: criterio della spesa storica o dei LEA?
La strutturazione del sevizio sanitario deve riappropriarsi della sua inziale peculiarità sociale o di comunità come sostiene il prof. Zamagni, abbondonando la visone liberista dell’azienda, largamente superata, anche alla luce della difficile contingenza che si sta attraversando. La salute come bene universale e non occasione per realizzare profitto.
Il rapporto fondamentale ospedale-territorio va definito in modo chiaro, non abbandonando del tutto la filosofia che ispirò la 833/78, storica riforma, che considerava pilastro i tre momenti: prevenzione, cura e riabilitazione.
In essa vi sono indicazioni utilissime, anche alla luce dell’attuale momento di epidemia. Un’ultima riflessione andrebbe fatta per ciò che riguarda la strutturazione della governance in campo sanitario: pare che la dipendenza regionale dei direttori generali aziendali non sia del tutto gradita. Questi ultimi si sentono troppo vincolati all’assessore regionale competente o al presidente, per cui un’alternativa andrebbe individuata al fine di rendere del tutto autonomo e libero il governo delle strutture sanitarie sul territorio regionale.
Raffaele Reina