Nel discorso pubblico oggi i più giovani “fanno notizia” o sono argomento di discussione spesso per fenomeni negativi o che in qualche modo mostrano quella parte di “scuro” che si alterna al “chiaro”. L’uso eccessivo dello smartphone e del tempo trascorso sui social e sulle piattaforme di gaming, la sedentarietà e i comportamenti alimentari scorretti, il disagio, il distacco dai temi “adulti” fino al bullismo e ai casi limite, come le vicende di cronaca giudiziaria. I giovani e giovanissimi sembrano investiti pienamente dalla crisi dei valori. In realtà non manca nelle ragazze e nei ragazzi, quelli che oggi sono seduti sui banchi di scuola per diventare gli adulti di domani, l’interesse per l’attualità e i suoi temi, piccoli e grandi, come l’ambiente, la salute mentale, l’educazione e l’istruzione, i diritti. Un interesse che si fa pratica concreta nella partecipazione e nell’attivismo, per avere quella voce in capitolo che finora evidentemente il mondo degli adulti non ha saputo, o voluto, riconoscergli. Una voce che vogliono anche sia ascoltata e che mettono “nero su bianco”, come hanno fatto i 36 componenti del Consiglio nazionale delle ragazze e dei ragazzi (Cnrr) nelle loro raccomandazioni consegnate all’Autorità garante dell’infanzia e dell’adolescenza (Agia) per una scuola più sicura, più inclusiva e più evoluta. “Le raccomandazioni, ne ho avuto contezza personalmente, sono farina del loro sacco”, sottolinea la garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti a Interris.it, “i giovani sono attivi e vogliono essere parte costruttiva della società”.

I temi

Le tre commissioni tematiche del Cnrr, Infrastrutture scolastiche, Riforma scolastica innovativa e Diversità, accoglienza, apertura mentale e culture diverse indicano quei punti che spesso tornano proprio nei discorsi degli adulti, cioè la sicurezza degli edifici, la digitalizzazione, gli spazi di aggregazione, l’inclusione e l’integrazione degli studenti di altre nazionalità e di quelli con disabilità. “Da più punti emerge l’esigenza del benessere in classe”, prosegue Garlatti.

La sicurezza

Secondo la ricerca “Per chi suona la campan(ell)a? La dotazione di infrastrutture scolastiche in Italia”, realizzata da Banca d’Italia su informazioni dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica, meno di un quinto degli alunni frequenta istituti provvisti di certificazioni adeguate. A supporto di questo dato, per Legambiente una scuola su due non ha il certificato di agibilità né quello di prevenzione incendi e necessita di interventi urgenti, anche per quanto riguarda l’impiantistica energetica. “Insistono molto sulla sicurezza per il rischio crolli e per i terremoti, ma chiedono anche una buona climatizzazione nelle classi, con apparecchi adeguati per non soffrire né il freddo né il caldo”, continua la garante. Inoltre, vorrebbero una maggior attenzione ai servizi igienici degli istituti, la possibilità di usufruire di alcuni ambienti anche oltre l’orario delle lezioni e un più funzionale rete di collegamenti con le infrastrutture extrascolastiche. “Chiedono scuole più nuove”, commenta Garlatti.

Digitale

Mentre da circolare dal prossimo anno scolastico torna il diario “per riabituare i nostri ragazzi al rapporto con la penna e con la carta”, come ha affermato il titolare dell’istruzione Giuseppe Valditara, pc e tablet sono qui per rimanere. “Bisogna sforzarsi di incrementarne l’uso”, sostiene la garante. Secondo l’Osservatorio scuola digitale, alle elementari e alle medie ci sono 18 dispositivi ogni cento alunni, meno di un quinto, e alle superiori 23 ogni cento, quasi uno ogni quattro. “Questo si ricollega alla richiesta di una maggior educazione digitale per loro ma anche per gli insegnanti, oggi che per far fronte alle misure dettate dalla pandemia è stata portata la rete Internet dove prima non c’era o quasi”, continua l’Autorità. Oltre l’80% delle scuole ha una connessione adeguata per le esigenze della didattica, ma non in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.

Un’ora per le emozioni

“Una ragazza una volta ha detto che per lei andare a scuola è come scendere in un campo di battaglia. Una denuncia che andare a scuola oggi fa stare male”. Garlatti lo racconta per introdurre un’altra importante tematica legata al benessere in classe, ovvero la salute mentale. Da alcuni anni sia studenti che esperti avvertono che i giovani e i giovanissimi soffrono di ansia e stress. Generazioni che vivono un forte disagio. I componenti del Cnrr “chiedono uno di spazio di discussione sulle emozioni con l’insegnante” e di “istituire sportelli psicologici nelle scuole a cui accedere senza dover chiedere il consenso dei genitori, per evitare di sentirsi condizionati nella decisione”, illustra la garante. Dato che spesso si fanno risalire ansia e stress alla competizione per il voto, in una precedente consultazione, “La scuola che vorrei”, avevano chiesto che la valutazione comprendesse anche un giudizio scritto. “Vogliono essere considerati come persone”, spiega Garlatti.

Integrazione e inclusione

L’annoso problema della scarsità di insegnanti di sostegno specializzati (oggi non lo è uno su tre) per rispondere alle esigenze di una platea crescente di studenti con disabilità. Il dibattito sul tetto degli alunni e degli studenti di cittadinanza non italiana per classe, previsto al 30% nel 2010, quando nel 2021/2022 erano il 10,6% della popolazione studentesca – 11,3% l’anno scolastico successivo, secondo un rapporto di Uil Scuola in base all’Anagrafe degli studenti -, col 67% di loro nato in Italia, le cosiddette “seconde generazioni”, e il 6,8% degli istituti che superava la soglia. Inclusione e integrazione sono temi fondamentali per la scuola e gli studenti sembrano esserne coscienti. “Chiedono di abbattere le barriere architettoniche e di facilitare l’ottenimento della cittadinanza italiana per chi nasce, vive e studia nel territorio italiano, oltre a iniziative di sensibilizzazione su temi come migrazione, parità, rispetto delle diversità”, racconta la garante. Sta loro a cuore anche “l’integrazione dei minori stranieri non accompagnati”, aggiunge.

Partecipazione e ascolto

“Si sta dimostrando una bella esperienza”, commenta Garlatti. Il Consiglio, che affianca la già esistente Consulta delle ragazze e dei ragazzi e grazie a Internet supera le limitazioni logistiche, mostra che i giovani sono aperti alla partecipazione e chiedono che al loro impegno corrispondano l’attenzione e l’ascolto da parte di chi deve prendere decisioni. “A differenze di altri Paesi europei, da noi i minorenni non sono ascoltati nemmeno su ciò che li riguarda”, osserva la Garante, “dobbiamo cominciare a farlo, pure per spiegare che a volte quello che si deve far per il loro interesse non per forza combacia con le loro richieste”. “Ritengo sia mio compito e mio dovere dargli la possibilità di far sentire la loro voce”, conclude.

Lorenzo Cipolla

Pubblicato su www.interris.it