In questi giorni alla raccomandazione di Ivan Dabrowski di provvedere alla “discesa “del Debito pubblico, condivisa dal governatore della Banca d’Italia, dal Presidente della Corte dei Conti e dall’Ufficio Parlamentare per il Bilancio, si e aggiunto l’impegno del nuovo Patto di stabilità, essendo il nostro Debito pubblico superiore alla soglia del 60% del P.I.L.. L’Italia dovrà presentare alla Commissione una “traiettoria di riferimento” che indichi le modalità con le quali garantire che, alla fine di quattro anni, il Debito pubblico possa tornare ad un andamento plausibilmente discendente.
Per individuare dette modalità è necessario tener conto che, per molti anni, la Spesa pubblica è stata ispirata a criteri empirici tratti dal Diritto amministrativo o da convinzioni di carattere politico/sociologico. Questa confusione metodologica è stata superata dal Libro verde della Spesa Pubblica (Governo Prodi 2,MEF ,9/IX/2007) che dimostra la natura economica della Spesa pubblica, essendo frutto di un processo di produzione che trasforma i denari dei contribuenti in servizi pubblici. Inoltre, poiché tutti i beneficiari della spesa non sono anche contribuenti, trattasi di una produzione, per sua natura, redistributiva. Diventa, così, prioritario il problema della qualità della spesa e della necessità di risolverlo attraverso una forte riqualificazione dell’uso delle risorse conferite allo stato dai contribuenti. Spendere meglio è l’unico modo per conciliare gli obiettivi del pareggio e della discesa del Debito pubblico con l’orientamento del Bilancio alla crescita ed all’equità sociale. Ne risulta una sistematica revisione della Spesa pubblica (spending review), intervenendo sui meccanismi profondi di generazione, ristrutturati dalla fine dell’impermeabilità alla Scienza Economica della P.A.(Bernardo Mattarella 2017), determinata dalla riforma costituzionale del 2012 . La vecchia “P.A. per Procedure “ fu sostituita dalla “P.A.per Risultati” che pone al centro dell’analisi l’esperienza amministrativa, i suoi risultati e la relativa valutazione
Tuttavia, questa novità ha incontrato notevoli difficoltà nel mondo politico e in quello della burocrazia comunale che, legati ad un’ottica essenzialmente giuridica, non sono stati capaci di coniugare il profilo analitico con quello quantitativo, imposta dalla nuova P. A..
In realtà, come risulta dalla verifica empirica da me compiuta, il problema è stato risolto dall’evoluzione normativa determinata dal Libro Verde che indica come calcolare l’equilibrio di bilancio ed il concorso alla stabilita del debito pubblico garantendo , nell’esame dei risultati dell’attività dell’ente locale, la coniugazione del profilo analitico con quello quantitativo.
La tecnicità del calcolo non stende un ombra di opacità ma, al contrario, consente ex ante di valutare gli effetti e correggerli nella maniera migliore ,evitando risultati inattesi ed ormai non più modificabili. E questa la caratteristica della revisione della spesa pubblica : non limitarsi solo a misurarne la quantità ma anche efficacia ed efficienza, ricorrendo ad obiettivi di natura quantitativa, verificabili sulla base di riscontri obiettivi .
In particolare vengono eliminati i due colli di bottiglia della vecchia regolamentazione che, frutto della conformità a vincoli giuridico/burocratici, hanno trasformato la spesa pubblica in una sommatoria di pratiche burocratiche, causa del massiccio ricorso alla spesa storica ,Improduttiva ed indifferente al concorso alla stabilità del Debito pubblico. In particolare:
1)Nuovo rapporto Stato/Enti locali
Viene superata la crisi delle citta metropolitane non ancora motore dello sviluppo, individuando la declinazione operativa dell’atto d’indirizzo necessaria per la corretta elaborazione dei Piani. In tal modo, consentendo anche alle province esterne di usufruire deli benefici prodotti dalle Città metropolitane, si realizza l’interrelazioni funzionali tra l’Italia metropolitana e l’Italia non metropolitana dalla quale dipende lo sviluppo sostenibile dell’intero paese.
2) Nord federalista e virtuoso/Sud centralista e sprecone : dicotomia superata con il ricorso ad un federalismo municipale solidale ma responsabile, alternativo all’autonomia differenziata di Giorgia Meloni perché fondato sul risultato positivo della mediazione compensativa del Fondo di solidarietà comunale. Un sostegno originale verrà dalla nuova generazione di bravi amministratori del Nord, nati al Sud.
L’onere di detta riqualificazione, non graverà sul bilancio dello stato ma sui fondi PNRR a debito UE ,contratti con un costo particolarmente basso rispetto a quello che l’Italia avrebbe ottenuto da sola. Se a questo vantaggio , si aggiunge il rinvio al 2028 per la restituzione, il maggior aumento di produttività della P.A locale, derivante dalla sostituzione della spesa storica , genererà, nel giro dei tre anni disponibili, i flussi di cassa aggiuntivi necessari per recuperare il contenuto costo del debito con l’UE.
In conclusione l’art. 90 della legge di Stabilita 2024 prevede il ritorno in campo della Spending review sotto forma di tagli per tutti i livelli di governo locale dal 2024 fino al 2028.Tuttavia la vera Spending review non e quella dei tagli orizzontali ma delle modalità che, abilitando la spesa pubblica locale al concorso alla stabilita del Debito pubblico. realizzeranno la “traiettoria di riferimento”. In effetti, trattandosi del 36%della spesa pubblica complessiva, quella cioè realmente aggredibile, l’Italia realizzerà la “discesa “ del Debito pubblico, prima della scadenza dei quattro anni.
Antonio Troisi
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