Ennio Flaiano sosteneva che c’è sempre qualcuno che spinge in avanti la soglia del ridicolo.

Se n’è fatto carico nei giorni scorsi l’onorevole Mollicone con le sgangherate dichiarazioni rese in ordine alla strage di Bologna.

Un’uscita talmente plateale consiglia di fare, una buona volta, “punto e a capo” in ordine alle sollecitate, auspicate, sperate ed attese dichiarazioni di “antifascismo” che, evidentemente, personaggi, più o meno autorevoli, del nostro scenario politico non intendono rilasciare ed a buona ragione dal momento che non rientrano nelle loro corde. Insomma, la pensano diversamente e ne hanno diritto.

La “fiamma tricolore” rappresenta un simbolo ideale di continuità storica che gode di quel diritto alla libertà di pensiero che la lotta di liberazione dal nazi-fascismo ha guadagnato per tutti.

Francamente si stenta ormai a comprendere perché li si debba supplicare e non sia, invece, il caso di lasciarli nel loro brodo, salvo, ovviamente, prenderne conseguentemente atto sul piano delle relazioni politiche.

Il cosidetto “arco costituzionale” della Prima repubblica, che si riteneva di poter superare, per quanto da molti deprecato, aveva una sua ragion d’essere, se tuttora si ripropone, nella vicenda politica italiana, una linea di demarcazione che non solo concerne la memoria storica, bensì invade il momento politico presente e lo fa niente meno che rimettendo in discussione l’ordinamento democratico ed istituzionale così come dettato della Costituzione. Dopo di che ci dicano soprattutto i “liberal- democratici” che organicamente sostengono il governo in carica come si ritrovano in tale compagnia.

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