L’anniversario della strage alla Stazione di Bologna si è confermato come occasione di divisione. E forse non può essere altrimenti visto cosa quel terribile attentato rappresenti nella strategia eversiva della destra neofascista, e il carico di dolore che quella strage si è trascinata dietro. Complici anche i depistaggi, le responsabilità di uomini dello Stato, di una successione di diverse verità, e l’aggiungersi di nuovi responsabili nel corso di lunghi e complicati processi, solo dopo tanti e tanti anni, giunti ad una definitiva verità processuale. Che parla di terrorismo nero.

Negli ultimi tempi abbiamo toccato con mano come una parte della destra di oggi fatichi a fare i conti con il proprio passato e lasci vivi degli equivoci. Quelli che hanno portato Paolo Bolognesi, il Presidente dell’Associazione dei familiari della strage, a dire che essa affonda nella storia del postfascismo italiano e, oggi, figura “a pieno titolo nella destra italiana di Governo”. Parole forti che, forse, trovano una spiegazione in quello che non viene ancora fatto da chi dovrebbe, una volta per tutte, riordinare qualcosa che finisce per lambire l’album di famiglia.

Lo vedemmo già a sinistra quando, fino al caso Moro e all’uccisione dell’operaio e sindacalista comunista Guido Rossa, non mancava chi parlava delle Br come di “compagni che sbagliano”.

Giorgia Meloni si è risentita per quanto detto dal palco di Bologna, dove lei non c’era. Come già accaduto per il 25 aprile. Allora a Caivano per l’inaugurazione di un giardino, ieri a Parigi per la surreale vicenda della pugile algerina.

Giorgia Meloni sottovaluta, forse, la reazione di molti sui tanti segnali emersi, anche recentemente, su quel che bolle ancora sul fondo della pentola di una parte della destra? Davvero, dopo tante sentenze che hanno confermato la matrice neofascista dell’attentato, può pensare che agli occhi e alla coscienza dei familiari delle vittime, e di quelli di altre azioni tertoristiche di destra, non pesi che taluni dirigenti di Fratelli d’Italia si vestano da nazisti o che partecipino, come dimostrato dai famosi video di Fan Page, ad iniziative dei loro gruppi giovanili in cui si esaltano i nazisti e i fascisti?

Rifletta Giorgia Meloni sul fatto che in molti sentono a pelle la mancanza di una chiarezza, e di una “rottura” , definitive ed irrevocabili.

Manca la chiarezza di Sergio Mattarella che anche ieri ha parlato di una ferita ancora aperta.

Ecco, se vogliamo che ogni anniversario come quello di Bologna non faccia ritrovare il Paese diviso, bisogna che chi deve farlo cominci ad impegnarsi davvero perché quella di Bologna, ed altre, non restino solo ferite ancora aperte.

Giancarlo Infante

 

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