Anche solo accennare all’ipotesi astratta di un governo militare nel nostro Paese non è – come sostiene Marcello Sorgi – un paradosso. Francamente – per chiamare le cose con il loro nome – è soltanto un’idiozia. Più o meno studiata che sia. Una brutta smagliatura che rischia di lacerare ulteriormente un discorso politico già fin troppo slabbrato.
E’ sicuramente necessario sostenere Draghi, a costo di sopportare l’ ammucchiata sghemba che pur gli consente di ottenere la maggioranza in Parlamento, ma adombrare – o quasi lasciar intendere in tal senso una possibile minaccia – la crisi verticale del sistema democratico-costituzionale e l’instaurarsi di un governo militare in Italia, ove la permanenza di Draghi a Palazzi Chigi fosse messa in discussione, vuol dire francamente andare sopra le righe e steccare paurosamente.
E volutamente? Si tratta di un atteggiamento che non vale neppure come provocazione. Né aiuta la tenuta del governo, se mai introducendo un elemento di tensione in più.
Ovviamente, neppure “Super Mario” vale una alterazione dei fondamentali della nostra vita democratica. Neppure a fronte di un sistema politico che, per quanto decotto, è quel che passa il convento.
Dà da pensare che ad ospitare una riflessione del genere – si fa per dire – non sia una qualunque gazzetta di periferia, bensì uno dei giornali italiani da sempre più autorevoli, peraltro voce di un più vasto coro di organi di stampa similari e di ben note propensioni. Anche coloro che pur non hanno alcuna affinità, né simpatia o propensione per le forze politiche oggi in campo – di maggioranza o di minoranza che siano – sarebbero costretti a manifestare un qualche “all’erta” perfino nei confronti di Draghi e del suo governo, se davvero fosse – come lo dipinge Sorgi – “…un governo deciso a fare ciò che è necessario senza indugi e senza venire a patti con la politica….”.
Forse questo è il sogno di mezza estate di certi interessi e di certa stampa, ma che la politica sia una pietra d’inciampo sulla via della ripresa del Paese – pur con tutte le riserve e le contrarietà che si possono legittimamente coltivare nei confronti delle sue attuali performances – è un’opinione pericolosa ed un’ interpretazione fuori luogo e strumentale del compito che il Presidente della Repubblica ha indicato al conferimento dell’incarico a Mario Draghi. Che deve decidere e fa bene a farlo, ma non può – né vuole, allo stato delle cose – prescindere dalla “politica”, cioè dal libero e schietto confronto delle posizioni in campo.
Il ruolo delle forze politiche è inderogabile e va comunque difeso, anche quando tali forze non ci piacessero, come non ci piacciono. Stiamo attenti che non si approfitti della pandemia e di ciò che ne consegue per dislocare altrove, più di quanto già non sia, poteri che alla “politica” competono ed alla politica vanno riservati, cioè al libero dispiegarsi della sovranità’ popolare, anche attraverso il ruolo che la stessa Carta Costituzionale riconosce ai partiti.
E’ vero che stiamo entrando nel “semestre bianco”, ma nessuno è autorizzato a pensare che ciò giustifichi o favorisca il cosiddetto “liberi tutti” che molti temono, come se l’autorevolezza del Presidente della Repubblica fosse compromessa. Il “semestre bianco” che ne limita il potere nei confronti del Parlamento, altro non è se non una ulteriore garanzia costituzionale che, esaltandone, a maggior ragione, l’imparzialità, ne accresce il ruolo, collocandolo al di sopra di ogni contesa.
Al Quirinale c’è Sergio Mattarella. La sua autorevolezza, istituzionale e personale – stia sereno Sorgi – basta e avanza, senza temere, e men che mai sognare, un qualunque “tintinnar di spade” che, tra l’altro, i nostri militari non hanno alcuna intenzione di far risuonare vista la loro assoluta fedeltà alle istituzioni democratiche.
Domenico Galbiati