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La svolta in Europa come priorità. Poi riforme  – di Michele Marino

La maggioranza progressista che decide, anche stavolta (nonostante il tentativo “disperato” dei conservatori) le sorti della governance di Bruxelles sta mantenendo, diplomaticamente, una posizione interlocutoria e volutamente non favorevole verso l’Italia, dicasi la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione europea.

Si tratta di un atteggiamento politico-istituzionale che può, certamente, non piacerci ed esser oggetto del consueto piagnisteo o vittimismo da parte degli esponenti di spicco della maggioranza “interna”. Ma, in realtà, dobbiamo essere più realisti del re … e non possiamo non accettare le critiche rivolte all’Italia che includono anche la gestione poco trasparente e non decisionista in tema di concessione degli stabilimenti balneari e di altri ritardi nell’applicazione delle direttive europee. Piuttosto risulta non poco contraddittorio ed anche controproducente quel Patto di Visegrad – sottoscritto qualche anno fa da “Giorgia” –  con nazioni come l’Ungheria e la Polonia da considerare “border line” democraticamente e abbastanza retrograde sotto il profilo economico-sociale e che sono di fatto ai margini delle istituzioni comunitarie.

Sarebbe auspicabile, perciò, fare marcia indietro, avvicinandosi ai paesi membri che sono il pilota dell’Ue e imboccando una strada più affidabile, con una linea politica equilibrata e moderata ai fini dello sviluppo sostenibile e di un migliore welfare.

Dopo il primo biennio di attività governativa si attende, finalmente ed evidentemente, un’azione del nostro Esecutivo che dia segnali forti e concreti di svolta a cominciare dalle riforme, possibilmente condivise con le forze politiche d’opposizione. Ritengo di poter affermare che agli italiani interessa poco dibattere di temi di “sistema” come la separazione delle carriere della magistratura o delle forma di governo; mentre sono attenti e molto sensibili al problema della ri-organizzazione della sanità pubblica o della crescita dei tassi bancari e dell’inflazione (che non è così bassa come ci narra la RAI o i giornali paragovernativi).

Del resto, va detto che la forma di Premierato uscita da uno strano cappello a cilindro di Palazzo Chigi non è mai stata in mente dei nei piano della Destra che, invece, idealizzava soltanto un Presidenzialismo con elezione diretta del capo dello Stato e non mediata dal Parlamento.

Dobbiamo renderci conto che la programmazione e la gestione della salute pubblica è fondamentale in un Paese che si dice “civile” e che, oltre tutto, appare nella lista ufficiale dei grandi del mondo (G7): è vergognoso assistere a file di lunghi mesi per accede ad esami ed accertamenti sanitari. Laddove è preoccupante registrare, un giorno sì ed un no, pluriomicidi in famiglia ad opera di persone, giovani o anziane, apparentemente sane di mente; come anche è mortificante sapere di tanti suicidi nelle carceri della Stato, anche da parte di agenti penitenziari! Udite, udite, in Italia si spende un ottavo di quanto destinano i nostri paesi omologhi!!

Ultima nota dolente è quella che riguarda il nostro sistema idrogeologico, già delicato e trascurato da decenni, ora vittima degli eventi catastrofici o della siccità a fronte dei quali non si ha cognizione di pianificazione di interventi a difesa del suolo e delle acque interne o del dissesto idrogeologico. Bensì, va dato atto dell’introduzione della polizza assicurativa per danni da fenomeni catastrofali, della quale mi sono personalmente occupato con incarico di studio, ricerca e documentazione al Dipartimento della Protezione civile dal 2014 al ’20.

In tema di sostenibilità va invocata – oltre ad un maggior impegno delle istituzioni statali e regionali –  una presa di coscienza generale, facendo rete pubblico-privata, efficiente e consapevole, come indicatoci e suggeritoci da Papa Francesco, ripetutamente, a partire dall’enciclica “Laudato si’ ” del 2015, al fine di rendere il nostro territorio più resiliente e poterlo lasciare “in eredità” alle future generazioni. Infine, un’attività di controllo effettiva e tangibile da parte degli organismi tecnico-amministrativi e delle forze dell’ordine a ciò preposte, che sono dotate di mezzi e tecnologie modernissimi ma che non si riscontrano operativi come sarebbe davvero auspicabile al fine di individuare i rei del danno ambientale che, troppo frequentemente, viene commesso in ogni dove.

Michele Marino

 

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