E’ francamente sconfortante leggere certe reazioni di cittadini comuni all’ iniziativa assunta dalla Regione Piemonte, finalizzata ad aiutare soprattutto le donne che sono orientate ad abortire per condizioni di ordine economico o comunque di difficoltà personale e di emarginazione sociale.
I toni crudi ed ultimativi di certi commenti dimostrano come l’ “interruzione volontaria della gravidanza” sia considerata non solo un diritto insindacabile della donna, a prescindere da ogni considerazione relativamente al diritto del concepito, ma sia sostenuta da una vera e propria “ideologizzazione” dell’aborto. Come se fosse una bandiera di libertà e non piuttosto un dramma che soffrono anche le gestanti che all’aborto ricorrono forti della convinzione di rivendicare un loro diritto.
In definitiva, siamo oltre la stessa cultura abortista promossa, a suo tempo, dai radicali che condusse alla 194, legge che aveva perlomeno il pudore di rifarsi alla “tutela sociale della maternità”, prevedendo, nei suoi articoli iniziali norme che, se venissero applicate, potrebbero esercitare una non indifferente azione di prevenzione dell’aborto.
Sono gli stessi articoli che INSIEME ha inteso richiamare attraverso la petizione lanciata (CLICCA QUI), chiedendo una mobilitazione diretta a promuovere efficaci azioni di prevenzione dell’aborto. Un indirizzo che abbiamo volentieri visto riproposto nello stesso programma della maggioranza politica che regge l’attuale Governo, peraltro, fin qui del tutto silente in proposito.
L’iniziativa della Regione Piemonte, fondata su una convenzione sottoscritta con la Federazione dei Movimenti per la Vita, entra a far parte di un quadro più complesso di provvedimenti, assunti dall’ Assessorato alla Sanità subalpino, diretti, appunto, ad accompagnare donne in difficoltà che spesso non penserebbero all’aborto se non fossero abbandonate alla loro solitudine. Si tratta di una esperienza che, per un verso, merita di essere studiata da vicino e riproposta in altre Regioni, per altro verso – come suggeriva la nostra petizione – pone il tema di una rinnovata legislazione in ordine al ruolo dei “consultori”, pubblici e privati che siano.
Siamo, da sempre, convinti che il rispetto pieno ed integrale della vita sia uno degli inderogabili fondamenti di una convivenza civile e democratica. E, pertanto, un valore che tutti, qualunque sia la loro cultura originaria, almeno tutti coloro che credono nel valore della libertà e della democrazia, dovrebbero apprezzare e fare proprio.
Le cosiddette forze progressiste commettono un grave errore se, come sta avvenendo, rinserrandosi nella cosiddetta politica dei diritti civili, regalano alla destra tematiche talmente rilevanti.
Per quanto concerne INSIEME ci auguriamo che sia finalmente in condizione di riprendere questa sua battaglia, assunta – gioca ricordarlo – quando pochi o nessuno, salvo il “Movimento per la Vita” del compianto on. Carlo Casini, osava affrontare questi argomenti. Ora è tempo di rimetterci in moto. Non chiediamo di cancellare la 194, ma di applicarne seriamente anche gli articoli che consentono di porre in atto corrette strategie di prevenzione.
Domenico Galbiati