Il D.E.F. (documento di economia e finanza) “è uno strumento di programmazione finanziaria che viene studiato, elaborato e presentato ogni anno dal Presidente del Consiglio di concerto con il Ministero del Tesoro e trasmesso entro il 10 aprile al Parlamento per il suo esame e la sua approvazione. Esso comprende ogni elemento e documentazione per definire gli obiettivi di politica economica e i mezzi e le azioni di natura economica per ottenerli. Attraverso il DEF il Governo della Repubblica è messo nelle condizioni di conoscere l’andamento dell’Economia e della finanza pubblica ed è impegnato a presentare una legge di bilancio. Esso “definisce la cornice economica e finanziaria e gli obiettivi di finanza pubblica per il prossimo triennio” (fonte MEF 2022)
“Per stendere questo documento programmatico dello Stato italiano, il Governo deve tenere conto di molti scenari futuri come debito pubblico, PIL, deficit, andamento economico italiano ed europeo, inflazione, mercato del lavoro, investimenti, fiducia dei consumatori e molto altro. È quindi un lavoro molto delicato e complesso, che però permette di capire quale direzione il Governo intende prendere per lo sviluppo del Paese. Per tutti questi motivi, gli obiettivi del DEF abbracciano un orizzonte temporale di tre anni.” (Pictet – Economia e finanza ottobre 2021).
In aprile 2022 il DEF presentava i seguenti dati percentuali sul PIL:
- Previsione dell’andamento programmatico del tasso di crescita del PIL (prodotto interno lordo) del 3.1% (più alta della crescita tendenziale che era del 2.9%) per il 2022 e del 2,4% (rispetto a quella tendenziale del 2,8%) per il 2023;
- L’indebitamento netto del quadro programmatico per gli anni 2022 e 2023 rispettivamente del 5,6% e del 3,9% passa al 5.1% (tendenziale) per il 2022 e al 3,7% (tendenziale) per il 2023, del 3,2% (tendenziale) nel 2024 e del 2,7% (tendenziale) nel 2025;
- Il rapporto debito pubblico/PIL che era nel 2020 di 155,3% e del 150,8 del 2021, per il 2022 è previsto a 147,0%, 145,2% per il 2023, 143,4 per il 2024 e 141,4 per il 2025:
- Il Tasso di inflazione: dal 3,9% di dicembre 2021 è passato al 6,2% in aprile 2022;
- Il saldo primario passa dal -2,1% come da quadro programmatico al -1,6% come da quadro tendenziale per il 2022: Tale saldo è previsto salire allo 0,2% nel 2025 sia come quadro programmatico e sia come quadro tendenziale;
- Interessi passivi: il quadro programmatico prevede interessi passivi del 3,5% per il 2022 (stessa percentuale era stata programmata per il 2020 e il 2021), del 3,1% per il 2023 e del 3.0% per il 2024 e 2°25.
Il DEF va aggiornato a settembre di dello stesso anno attraverso la NADEF (Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza).
La NADEF 2022, con la quale sono state aggiornate “le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica, è stata approvata dal Governo Draghi il 28 settembre 2022 e successivamente aggiornata il 4 novembre dal Governo Meloni. L’obiettivo della Nota di Aggiornamento è quello di analizzare il quadro tendenziale del momento e “le previsioni per l’economia e la finanza pubblica italiana a legislazione vigente” (MEF – Approvata la NADEF 2022, lo scenario tendenziale dell’economia italiana).
Con la NADEF di settembre il quadro che si presenta è il seguente: dopo una crescita di circa un anno e mezzo, a settembre vengono evidenziati, pur in presenza di crescita, i primi rallentamenti dell’economia mondiale, europea ed italiana, dovuti: a) all’inflazione crescente, b) agli aumenti dei prezzi delle materie prime e alla riduzione della produttività dovuta soprattutto al ristagno della domanda dei beni di consumo; c) all’aumento del prezzo dell’energia e al rialzo dei tassi di interesse da parte delle Banche Centrali con la ricaduta sui tassi di interesse dei depositi e dei prestiti alle persone fisiche e alle imprese. La bilancia commerciale è andata in deficit, dopo anni di surplus, a causa del maggior costo delle importazioni di prodotti energetici (causa principale la guerra in Ucraina) e l’aumento del PIL nominale per il maggior gettito derivante dall’aumento dell’inflazione è stato utilizzato per aiutare le famiglie e le imprese in difficoltà.
La NADEF approvata dal Governo Draghi prevedeva a livello tendenziale quanto segue:
- La crescita del PIL del 3,3% rispetto al 3,1%, programmato del DEF, per il 2022 e dello 0,6% per il 2023;
- Il deficit tendenziale di bilancio per il 2022 al 5,1% rispetto al 7,2% del 2021 e al 5,6% del quadro programmatico del DEF di aprile 2022.
- Per il 2023 l’indebitamento netto tendenziale era previsto del 3,4% rispetto al 3,9% programmatico DEF;
- Il rapporto debito/PIL al 145,4% per l’anno 2022, del 143,2 per il 2023, del 140,9% per ilo 2024 e 139,3 per il 2025.
NADEF RIVISTA E AGGIORNATA DEL GOVERNO MELONI
A settembre i parametri economici erano positivi e indicavano una economia in crescita, che risultava rinforzata dalle riforme già fatte e/o in cantiere necessarie per ottenere le rate del PNRR. Con questa situazione il quadro economico del nostro Paese, se non fosse stato influenzato falla crisi energetica derivante soprattutto dalla guerra tra Russia e Ucraina, dall’inflazione ecc…, era predisposto ad assicurare nei prossimi anni una crescita stabile e duratura.
Il nuovo Governo della Repubblica Italiana insediatosi dopo le elezioni, e guidato da Giorgia Meloni, il 4 novembre ha rivisto e integrato la Nadef presentata da Draghi, aggiornando, in riferimento al quadro macroeconomico tendenziale e al quadro di finanza pubblica, il quadro programmatico di finanza pubblica per il triennio 2023-2025 (fonte Camera dei deputati.it).
Il Governo Meloni, con la rivisitazione della NADEF approvata dal Governo Draghi ha aggiornato “non solo il quadro macroeconomico programmatico il 2022-2025 ma anche la previsione tendenziale su cui esso si basa (NADEF – Versione rivista e aggiornata e presentata dal PCM Giorgia Meloni e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze G. Giorgetti).
Secondo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e del Ministro di Economia e Finanza, Giancarlo Giorgetti è stato necessario rivedere e integrare la Nota di aggiornamento del Governo guidato da Mario Draghi, in quanto il quadro economico a novembre era mutato nei confronti del mese di settembre, con un miglioramento del PIL dell0 0,5% che portava la crescita del PIL per l’anno 2022 dal 3,3% al3,9%.
CONFRONTO TRA NADEF DEL GOVERNO M.DRAGHI (28/09/2022) E GOVERNO g. MELONI (04/11/2022).
La NADEF del 28/09/2022 presentata dal Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi e dal Ministro di Economia e Finanza, Daniele Franco, è stata rivista e integrata dalla Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia meloni e dal Ministro di Economia e Finanza Giancarlo Giorgetti.
La NADEF presentata e approvata da Mario Draghi ha aggiornato quanto era stato conseguito, constatato e previsto dal DEF di aprile 2022 senza però definire “gli obiettivi di finanza pubblica” per il triennio 2023-2025 e senza redigere la bozza della legge di bilancio, ciò perché, a causa dello scioglimento del Parlamento e delle conseguenti nuove elezioni, al Governo Draghi sarebbe succeduto un nuovo Governo. Inoltre la NADEF di settembre 2022 contiene i principali risultati raggiunti e conseguiti per quanto riguarda il PNRR, nonché la risposta, in apposita sezione finale della Nota aggiornamento, a quanto chiesto dalle tre raccomandazioni specifiche del 12/07/2022 del Consiglio dell’Unione europea e della Commissione europea.
La NADEF rivista, integrata e presentata dal Presidente del Consiglio G. Meloni e il Ministro dell’Economia e Finanza G. Giorgetti, prende atto che il rapporto deficit/PIL del 5,6% del 2022, di cui alla NADEF di Mario Draghi, è migliorato dello 0,50% e che si assesta pertanto al 5,1% con un miglioramento di 9,1 miliardi di euro circa e che presenta pertanto i seguenti dati di previsione di deficit tendenziale: rapporto deficit/PIL del 5.1% per il 2022, del 3.4% per il 2023, del 3,6% per il 2024 e del 3.3% per il 2025; mentre per il Governo di M. Draghi il deficit tendenziale era il seguente: rapporto deficit/PIL del 5.6% per il 2022, del 3.9% per il 2023, del 3,3% per il 2024 e del 2.8% per il 2025. Tale quadro economico rappresenta un segno evidente che l’evoluzione dell’Economia, cosi come lasciata dal Governo di Mario Draghi era in positiva ripresa a causa dell’incremento della produttività delle imprese e scontava comunque anche il vantaggio sul PIL nominale del crescente tasso di inflazione.
Sulla base dei dati su riportati si evince il miglioramento dello 0,50% del rapporto deficit/PIL per l’anno 2022. Tale 0,50%, come già detto corrisponde all’incirca a 9,1 miliardi che il Governo Meloni nella sua relazione al Parlamento del 04 novembre 2022, sentita la Commissione Europea, ritiene di utilizzare e da “destinare al finanziamento di contrasto agli effetti negativi dell’incremento dei prezzi dei prodotti energetici su famiglie, imprese ed enti, nonché altre misure inerenti al settore energia. “Saranno inoltre rideterminati i livelli massimi del saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, sia in termini di competenza, sia in termini di cassa”. (Relazione al Parlamento 2022 – ex legge n. 243/2022, art. 6 – presentata dal P.C.M Giorgia Meloni e del Ministro di Economia e Finanza G. Giorgetti).
Alla prima richiesta al Parlamento di cui appena detto del Governo Meloni, è seguita, rispetto al quadro programmatico del DEF 2022, una seconda richiesta che riguarda “l’autorizzazione alla revisione degli obiettivi di indebitamento netto per un importo in termini percentuali di PIL pari allo 0,6% per l’anno 2023, allo 0,4% per l’anno 2024 e 0,2% per l’anno 2025” (Relazione al Parlamento 2022 – ex legge n. 243/2022, art. 6 – presentata dal P.C.M Giorgia Meloni e del Ministro di Economia e Finanza G. Giorgetti).
In questa seconda richiesta “il livello programmatico di indebitamento netto in rapporto al PIL è del 5,6% nel 2022, del 4,5% nel 2023, 3,7% nel 2024, 3% nel 2025. “Gli obiettivi delle due richieste comportano la disponibilità di oltre 21 miliardi di euro per il 2023 e di circa 2,4 miliardi di euro per il 2024”. (Relazione al Parlamento 2022………). Tale disponibilità servirà a finanziare “misure dirette al rafforzamento del contrasto del caro energia per famiglie e imprese” (Relazione al Parlamento 2022………).
I 21 miliardi che appariranno meglio definiti nella loro spesa nella prossima legge di bilancio attualmente in discussione in Parlamento, sarebbero utilizzati e quindi si esaurirebbero nei primi tre o quattro mesi del 2023. E dopo?
Con le misure provenienti dalle due richieste il rapporto debito/PIL sarà di 145,7% per l’anno 2022, 144,6% per l’anno 2023, 142,3% per l’anno 2024 e 141,2 per l’anno 2025.
A margine di quanto scritto su DEF e NADEF ci sono la legge di bilancio e il PNRR; essi rappresentano due momenti importanti della vita economica e finanziaria del Paese in quanto ne definiscono gli obiettivi di politica economica nonché quelli della transizione ecologica e digitale che potranno incidere sulla crescita economica e civile.
La legge di bilancio è collegata sia al quadro economico attuale, sia al PNRR e sia alla NADEF.
Circa il quadro economico la legge di bilancio dovrà tenere presente le conseguenze e i riflessi dell’inflazione in atto, che pure se ha fatto registrare nei giorni scorsi una leggera flessione, pur tuttavia rimane stabilmente a livello mondiale, in media, al 10% circa e in Italia a novembre 2022 all’11.8% (dato ISTAT). Inflazione, che con un incremento dello 0,5%, in ottobre, incute preoccupazione per i possibili riflessi sulla produttività, l’occupazione e sulla crescita economica. La legge di bilancio dovrà tenere conto di questa situazione e creare le condizioni per evitare la stagnazione e/o il possibile sbocco in recessione economica. Per evitare il continuo aumento del debito pubblico, bisognerà controllare la crescita dei prezzi all’ingrosso dei prodotti energetici (in primis quello del gas) e così contenerne i costi. Sugli aiuti in programma al fine di coprire i maggiori costi dei prodotti energetici che saranno a carico delle grandi, medie/piccole imprese nonché dei consumatori finali, sono in programma due interventi fondamentali nella legge di bilancio (attualmente in discussione in Parlamento): il primo di 9,1 miliardi da impiegare nel 2022 e il secondo di 21 miliardi che andranno spesi nei primi tre mesi del 2023.
Ultima considerazione la crescita economica prima descritta dello 0,5% del PIL (riduzione del rapporto deficit/PIL dal 5,6% al 5,1%) comunque non elimina il deficit sopra descritto che rimane alto e va ad incrementare il debito pubblico. Quello 0,5% (di crescita economica), pari a 9,1 miliardi di euro, comunque sarà utilizzato nella spesa sopra descritta con la conseguenza di riportare il rapporto deficit/PIL al 5,6%.
Sorge in tal modo il problema del debito pubblico e come sterilizzarne il suo continuo aumento! Un modo è possibile sia con un intervento della BCE per la gestione della parte di debito pubblico esistente e sia, per il successivo debito in formazione, rendendolo produttivo attraverso gli investimenti, le riforme del PNRR, la riforma del fisco e la lotta all’evasione fiscale.
Antonio Mascolo