L’ autonomia politica dei cattolici – e, per la verità, non solo dei cattolici – dai due poli della destra e della sinistra, che, nel frattempo, vanno progressivamente estremizzando la reciproca polarizzazione, rappresenta, si può dire, la pietra angolare attorno a cui è stato costruito INSIEME e la sua ambizione di porsi come forza che, dall’ ispirazione cristiana che la anima, cerca di trarre motivi, argomenti e suggestioni per una proposta di trasformazione del nostro sistema politico. Siamo sempre stati consapevoli – anche su queste pagine lo abbiamo sostenuto, con molta franchezza, in più occasioni – di esserci infilati in un’ impresa superiore alle nostre forze che restano – e, direi, senza cadere nel paradosso: fortunatamente – esigue.
Ci sono momenti in cui quel che va fatto, va fatto. Senza almanaccare in ordine alle probabilità di successo, meno ancora sognando chissà quali consensi, che, almeno fin qui, sono stati e sono tuttora largamente al di fuori del possibile orizzonte di un’ impresa del genere. Certe intuizioni vanno colte non appena ne profuma l’ aria, dopo di che se sono pertinenti e coerenti all’ordine delle cose di quel determinato frangente storico, si sviluppa un processo che via via avanza, si potrebbe dire, perfino a dispetto dei santi…e dei maldicenti.
Se non è così, la cosa muore da sé e resta la doverosità di non avere, in nessun modo, lasciato cadere, talmente può essere rilevante per un risorgimento dell’ Italia, una possibilità che pareva profilarsi. Bisogna aver fiducia nel fatto che la politica – anche se fenomenicamente la cosa parrebbe incredibile – è “geometrica”, ben più di quanto si pensi o si ammetta. In altri termini, i suoi sviluppi più profondi rispondono ad una logica intrinseca che, lasciando al tempo la durata necessaria, non manca di manifestarsi.
A noi, in questi ultimi quattro/cinque anni, competevano due cose e le abbiamo fatte. Anzitutto, mantenere saldamente fermo il punto, la “linea politica” come si diceva quando la politica era ancora in vita. In secondo luogo, conservare un atteggiamento di grande gratuità, senza cedere ad ansie di prestazione, protagonismi, personalizzazioni o quant’ altro generasse atteggiamenti che, sul piano del costume e dei comportamenti, contraddicesse la “ratio” dei contenuti che siamo andati via via sviluppando.
Autonomia e collegialità, piuttosto che gratuiti leaderismi. Competenza e ricerca di una nuova classe dirigente, piuttosto che riciclo di un personale politico, che pur ha fatto molto onorevolmente la propria parte, in altre stagioni della vita sua e dell’ Italia. Per questo guardiamo con vivo interesse e grande attenzione a tutto ciò che, da più fronti, allude ad un progressivo riconoscimento del valore e del possibile ruolo di una posizione politica autonoma.
Val, quindi, la pena, anche per evitare fraintendimenti, di riassumerne alcuni caratteri. Anzitutto, un’ autonomia di schieramento esige a monte un’ autonomia di elaborazione e di cultura politica. In altri termini, un pensiero forte.
In secondo luogo, autonomia non significa coltivare sogni o vaneggiamenti di olimpica solitudine, ma disponibilità ad intrattenere rapporti di coalizione ed a promuovere alleanze Per creare, in altri termini, collaborazioni e sinergie, secondo modalità’ di rapporto che, anziché fingere di ignorare le diversità che vi sono, le assuma con grande schiettezza e ne faccia un fattore di forza e non di reciproca interdizione. In terzo luogo, essere autonomi non significa adattarci al ruolo di “caschi blu” della politica, cioè porsi come forza di interdizione tra i due blocchi, secondo una narrazione centrista che non ha alcun senso. In quarto luogo, per quanto concerne l’elettorato cattolico, l’autonomia non è assolutamente da intendersi come condizione previa per una supposta e rinnovata unità politica dei credenti.
Laddove, al contrario, il pluralismo politico, acquisito dal cosiddetto mondo cattolico, va considerato una ricchezza piuttosto che una dissipazione. Insomma, l’ autonomia è un bene da custodire con saggezza. In un certo senso, come la verginità una volta persa, è perduta per sempre. E fortunatamente, anche dopo aver frequentato altri lidi, si può tornare a praticarne le virtù, per quanto la fragranza delle origini sia smarrita.
Domenico Galbiati