“In un tempo in cui si chiede di essere sempre i numeri uno, dobbiamo ricordarci di essere i numeri uno ma per i numeri due, i tre, i quattro che incontriamo quotidianamente e per i quali molto spesso ci sono pochissime alternative a noi. Nelle imprese, nei servizi e nella rappresentanza questo dovrà essere l’unico faro per un futuro già presente.
I dati che Anac ha pubblicato sui bandi di gara PNRR confermano la necessità di un obbligo normativo di applicazione di quote e misure premiali da applicare strutturalmente e trasversalmente dalle stazioni appaltanti.
La disponibilità dei dati Anac sui bandi di gara conferma anche l’urgenza di avere dati aperti aggiornati sullo stato di attuazione dei progetti legati ai fondi PNRR per poter essere informati/e, e per avere strumenti a disposizione per attivare interventi efficaci per sanare i divari del paese, in particolare quelli di genere.
Sarà fondamentale anche poter disporre in formato aperto dei dati inerenti la misurazione dell’impatto dei progetti, come per esempio la distinzione per genere dei beneficiari/e delle misure.
E’ emersa chiaramente la mancanza della trasversalità delle misure premiali e delle quote confermando perlopiù una concentrazione in ambiti dove è già presente una significativa presenza delle donne, come le infrastrutture sociali, la sanità, il turismo, e quote più basse proprio nelle missioni dove sono concentrate metà delle risorse economiche del PNRR, digitalizzazione e rivoluzione verde.
I dati rilasciati da Anac non contengono specificità sui motivi delle deroghe alle quote previste dall’articolo 47 e sarebbe invece molto importante conoscere le ragioni indicate per derogare ed eventualmente monitorare la fondatezza di tale utilizzo.
Inoltre, non sono riportati dettagli specifici sui bandi di gara che prevedono quote femminile al di sopra del 30%.
Non sono disponibili le informazioni sulla distribuzione dell’importo economico e su differenti comuni, pertanto si è considerata all’interno delle analisi una distribuzione equa dei cig sulle dimensioni.
In sintesi risulta che :
– il 96% non ha misure premiali per la parità di genere, solo il 4% lo prevede;
– il 68% non prevede obblighi rispetto ad una quota femminile o giovanile;
– il 29% prevede quota femminile e giovanile >30%, quando vi è una vi è anche l’altra, ovvero quelle che prevedono il >30% di donne hanno anche il >30% di giovani;
– il 3% rimanente ha quote inferiori al 30%.
L’analisi territoriale della distruzione di misure premiali proporzionata ai bandi di gara aperti da ciascuna regione rivela i seguenti dati:
Le migliori 5 regioni con misure premiali in percentuale sono:
-SICILIA 9,2%
-CAMPANIA 6,7%
-PUGLIA 6,5%
-EMILIA-ROMAGNA 6,2%
-LAZIO 5,3%
Le peggiori 5 regioni con misure premiali in percentuale sono:
-ABRUZZO 2,6%
– CALABRIA 2,5%
-VALLE D’AOSTA 2,3%
– LIGURIA 2,1%
– TRENTINO-ALTO ADIGE 1,1%
Isa Maggi
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