Completo il discorso (a seguito dei miei articoli di venerdì e domenica scorsi) stimolato dall’omelia del 14 maggio di Francesco a Santa Marta sulle “altre pandemie che fanno morire la gente e delle quali non ci accorgiamo”. Tra queste la prima che il papa ha citato è la fame, che “Nei primi quattro mesi di quest’anno“ ha causato la “ morte 3 milioni e 700 mila persone” .
Sono ancora 820 milioni le persone che soffrono la fame nel mondo, pari all’11% della popolazione (ultimi dati riferiti al 2018). Si “stimano” 38 milioni di morti ogni anno per fame e nel 2020 si prevede che il 75% di tutti i decessi nel mondo sarà causato da carenze alimentari. Dopo decenni di miglioramento, dal 2015 il trend positivo si è invertito. Anche se rimane stabile a livello globale, il numero assoluto è in continuo, lieve peggioramento. La fame continua a crescere soprattutto in Africa e, in misura minore, in America Latina e Asia occidentale. Questo rende ancora più difficile raggiungere gli obiettivi che la comunità internazionale si è data per eliminare la fame nel mondo entro il 2030. Inoltre 2 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso a cibo sicuro, nutriente e sufficiente, compreso l’8% della popolazione dell’America del Nord e dell’Europa. È quanto emerge dal rapporto su “Lo stato della sicurezza alimentare e nutrizione nel mondo 2019. Salvaguardarsi dai rallentamenti e dalle recessioni economiche” presentato nel luglio 2019 da cinque agenzie delle Nazioni Unite: Fao, World food/Pam (Programma alimentare mondiale), Unicef, Ifad (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo), Oms/Who (Organizzazione mondiale della sanità). La fame acuta aumenta soprattutto nei Paesi dell’Africa sub-sahariana, dove il livello di malnutrizione raggiunge il 20%. Ma cresce anche in America Latina e nei Caraibi, con una percentuale del 7%. In Asia aumenta nei Paesi più occidentali, con il 12% della popolazione malnutrita. Secondo il rapporto delle agenzie Onu i bambini sotto i 5 anni malnutriti oggi sono 52 milioni, 1 bambino su 7, pari a 20,5 milioni di bambini, è sottopeso alla nascita. E sono ancora 149 milioni i bambini con un ritardo nella crescita dovuto alla malnutrizione, un dato ancora lontano dall’obiettivo che ci si è dati per il 2030. Di contro, continuano a crescere in tutto il mondo i problemi dovuti a obesità e sovrappeso, in particolare tra bambini in età scolare e adulti. Nel 2018,almeno 40 milioni di bambini sotto i 5 anni erano sovrappeso. Il report ricorda che la fame è dovuta a conflitti e cambiamenti climatici sottolineando inoltre la responsabilità dei mercati finanziari, che sottopongono a forte stress le economie più deboli: “La fame è aumentata in molti Paesi dove l’economia rallenta o è in recessione, principalmente in quelli a medio reddito. Inoltre, gli choc economici stanno contribuendo a prolungare e peggiorare la severità delle crisi alimentari, causate principalmente dai conflitti e da eventi climatici estremi”.
La fame dunque ha come una delle principali cause la povertà. Questa per la Banca Mondiale va intesa come la «condizione»: di chi ha fame; di chi è senza alcuna protezione sociale; di chi è ammalato senza potersi curare; di chi non ha accesso all’acqua potabile; di chi è analfabeta; di chi non ha lavoro, né prospettive per il futuro; di chi è privo di potere e di libertà personale (schiavi).
Nella prospettiva del reddito, è povero chi vive al di sotto di una certa soglia detta «soglia di povertà». Essa varia nel tempo e tra paesi e società. Con riguardo ai paesi in via di sviluppo, la «soglia di povertà» è di 1,90$ al giorno (pari a 57 $ al mese). E’ detta anche «povertà assoluta» che appunto fa riferimento ad un valore fisso. Un dollaro e venticinque (1,25 $) al giorno (pari a 37,5 $ al mese) è invece la soglia cosiddetta della «povertà estrema».
In sintesi, «povero» è chi non è libero di disporre della propria vita. Ma quanti e dove sono i poveri del mondo? Di tutta la popolazione mondiale, stimata in 7 miliardi e 700 milioni, oltre l’84% vive mediamente con meno di sei dollari al giorno. Due miliardi di esseri umani (pari al 53% della popolazione mondiale) vivono in condizioni di povertà assoluta, ossia con meno di 2$ al giorno. Di questi un miliardo , vive in condizioni di povertà estrema, cioè con meno di 1,25 $ al giorno. La povertà estrema nell’Africa Sub Sahariana è il 30% di quella mondiale. In media, la popolazione nell’Africa Sub Sahariana vive con meno di 2 $ al giorno(condizione di povertà assoluta).
Devo però infine ricordare che non c’è un criterio univoco relativo sia alle due definizioni, sia alle precise soglie in dollari. Quelle che precedono sono relative alla povertà più povera al mondo. Poi In alcuni paesi –tra cui l’Italia-le due classi di povertà si distinguono in povertà assoluta (invece che estrema) e relativa (invece che assoluta). Per i dati della povertà in Italia rinvio al sito ISTAT dove si trova anche una nota metodologica ( CLICCA QUI ). Le soglie in euro sono variamente determinabili in relazione ai nuclei familiari . Peraltro aggiungo un dato medio sui redditi in generale: la media UE è di circa 72 $ al giorno e quella degli USA è di circa 111 $ al giorno.
Visti i numeri di questa drammatica situazione ricordo che Giorgio la Pira (ricordiamoci della Messa del povero a san Procolo) nel 1953, disse: “siamo entrati nel tempo dell’unica guerra legittima: […] la guerra contro la fame, la miseria e la depressione economica, sociale, culturale e politica dei popoli di tutto il mondo. L’unica legittima unica guerra da fare è quella contro la fame e la povertà. Sul tema La Pira aggiunse poi infine questa considerazione: «Nel Duemila vi ritroverete in casa i popoli della fame, tutti da voi» specificando che bisognava quindi promuovere lo sviluppo economico di quei popoli per evitare tale migrazione.
Una delle cause che aggravano la situazione è la problematica della disuguaglianza. Nel 2019, l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, deteneva a metà 2019 più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone. Nel mondo (Fonte OXFAM : CLICCA QUI ) 2.153 miliardari detenevano più ricchezza di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione globale. Il patrimonio delle 22 persone più facoltose era superiore alla ricchezza di tutte le donne africane. In Italia, il 10% più ricco possedeva oltre 6 volte la ricchezza del 50% più povero dei nostri connazionali. Una quota cresciuta in 20 anni del 7,6% a fronte di una riduzione del 36,6% di quella della metà più povera degli italiani. L’anno scorso inoltre, la quota di ricchezza in possesso dell’1% più ricco degli italiani superava quanto detenuto dal 70% più povero, sotto il profilo patrimoniale. In un mondo in cui il 46% di persone vive con meno di 5.50$ al giorno, restano forti le disparità nella distribuzione dei redditi, soprattutto per chi svolge un lavoro. Con un reddito medio da lavoro pari a 22$ al mese nel 2017, un lavoratore collocato nel 10% con le retribuzioni più basse, avrebbe dovuto lavorare quasi tre secoli e mezzo per raggiungere la retribuzione annuale media di un lavoratore del top 10% globale. In Italia, la quota del reddito da lavoro del 10% dei lavoratori con retribuzioni più elevate (pari a quasi il 30% del reddito da lavoro totale) superava complessivamente quella della metà dei lavoratori italiani con retribuzioni più basse (25,82%).
Peraltro la concentrazione della ricchezza in poche mani è considerata concausa di crescita minore perché una persona ricchissima può consumare e spendere solo una piccola parte del suo denaro. Lo ha riconosciuto nel settembre 2016 Bill Gates, proprietario di Microsoft –oggi (dati al 17 aprile u.s.) secondo uomo più ricco al mondo con $98 miliardi dopo Jeff Bezos che possiede AMAZON e ha un patrimonio di $ 113 miliardi – che ha dichiarato: “La maggior parte dei miei soldi, direi oltre il 95 per cento non è necessaria per sostenere le spese né della mia famiglia né dei miei figli. E quindi ho la possibilità e l’opportunità di restituire questo denaro alla società, per accelerare l’innovazione a favore dei più poveri “.
Ebbene, Papa Francesco -sul tema della fame e della povertà- ha in varie occasioni detto: “Povertà è una parola «che sempre mette in imbarazzo». Quante volte, infatti, abbiamo sentito dire: «Ma questo sacerdote parla troppo di povertà, questo vescovo parla di povertà, questo cristiano, questa suora parlano di povertà… Ma sono un po’ comunisti, no?». E invece, ha sottolineato il Papa, «la povertà è proprio al centro del Vangelo», tanto che «se noi togliessimo la povertà dal Vangelo, non si capirebbe niente del messaggio di Gesù».
“L’assolutizzazione delle regole del mercato, una cultura dello scarto e dello spreco che nel caso del cibo ha proporzioni inaccettabili, insieme con altri fattori, determinano miseria e sofferenza per tante famiglie […]Il pane partecipa in qualche modo della sacralità della vita umana, e perciò non può essere trattato soltanto come una merce. Desidero soffermarmi sulla parabola (Lc 16,19-31) dell’uomo ricco e del povero Lazzaro[…]che rappresenta bene il grido silenzioso dei poveri di tutti i tempi e la contraddizione di un mondo in cui immense ricchezze e risorse sono nelle mani di pochi[…]Lazzaro, che giace davanti alla porta, è un richiamo vivente al ricco per ricordarsi di Dio, ma il ricco non accoglie tale richiamo. Sarà condannato pertanto non per le sue ricchezze, ma per essere stato incapace di sentire compassione per Lazzaro e di soccorrerlo[…]Nella seconda parte della parabola, ritroviamo Lazzaro e il ricco dopo la loro morte. Nell’al di là la situazione si è rovesciata.[…]Adesso il ricco riconosce Lazzaro e gli chiede aiuto, mentre in vita faceva finta di non vederlo. Quante volte tanta gente fa finta di non vedere i poveri! Per loro i poveri non esistono”.
Carlo Parenti