Riceviamo dall’amico Rodolfo Carelli e volentieri pubblichiamo
Agli amici di Insieme e di Tempi nuovi
Premetto che tutte le indicazioni valoriali e programmatiche finora espresse fanno parte di un patrimonio comune di una lunga militanza politica. Per quanto mi riguarda dalla DC al PD.
Ho, però, un’obiezione di fondo: la visione del ruolo da assolvere non va oltre il limite di una forza politica di centro e rinuncia in partenza a guidare uno di quei due poli, quello social-popolare, asse portante per resistere nella nuova Europa contro l’egemonia di una destra-centro sempre più aggressiva a parole, quanto disposta a compromessi col neo imperialismo russo.
Chi si oppone al bipolarismo come antidoto, mummificando la Costituzione, non vuole mettere rimedio alla parcellizzazione del sistema politico che ha generato altrettanti aborti politici di leader e governi della durata media di un anno e mezzo ciascuno, un sistema non governante di processi epocali, che ha molto in comune con la nascita della V Repubblica francese.
La smemoratezza più grave è non aver raccolto due indicazioni strategiche insuperate che garantivano il futuro del nostro Paese, della cui importanza contro la loro rivoluzione fondata sulla violenza, si resero conto i terroristi decretando la morte di altrettanti cattolici democratici, su tutti Moro, Ruffilli e Baschelet! Quale era la visione strategica di Aldo Moro? “La democrazia matura fondata sull’alternanza e, ad adiuvandum, il cittadino arbitro“ nella scelta dei rappresentanti. Tutto il contrario del regime berlusconiano dei nominati e quindi di quella casta contro cui nacque la reazione irrazionale del M5 stelle che arrivarono al taglio robesperriano dei parlamentari quando erano maggioranza relativa e, quindi, sotto il fuoco amico depauperando di rappresentanza la maggioranza delle comunità locali medio piccole.
Dopo il vomitevole attacco dei costituzionalisti contro il modesto rimedio perseguito da Renzi di restituire intanto ruolo e dignità al Parlamento, riservando la legittimazione del Governo ad una sola Camera, contro il bicameralismo paritario, unica palla al piede in tutta Europa, basterebbe un po’ di umiltà e fare riferimento ai modelli già in atto in Europa e perciò sperimentati, tra cui spicca il modello francese, con due fonti del potere ambedue legittimate dal consenso popolare, in cui è prevista anche la convivenza forzata.
Possibile che sia ignorata l’esperienza di un De Gaulle che, tentato dall’idea dell’uomo solo al comando, una sorta di premierato alla Meloni, rispose che in un Paese patria delle libertà non sarebbe durato oltre una legislatura! Certo, non basta prefigurare il ricambio tra due poli, d’improvviso omogenei al loro interno, ed è prudente e previgente lasciare uno spazio per forze intermedie che attutiscano lo scontro tra contrapposizioni esasperate.
Il rimedio c’è! L’attuale sistema francese prevede per la sopravvivenza al secondo turno la soglia del 15%. Basterebbe abbassarla al 10% per costringere le forze di centro ad unirsi ed assolvere al loro ruolo di mediazione.
Rodolfo Carelli