Aumenta il numero degli occupati e i rapporti a tempo indeterminato; le imprese faticano a trovare lavoratori ma si chiede allo Stato di pagare chi non lavora.
Nel mese di giugno 2023 l’occupazione continua crescita, + 82 mila rispetto al mese di maggio e 354 mila al giugno dello scorso anno nonostante l’inversione del ciclo economico( – 0,3% del Pil) nel secondo trimestre. Rispetto al mese di gennaio 2020, che precede la pandemia, sono 420 mila i posti di lavoro aggiuntivi con una straordinaria crescita, circa 600 mila, rapporti a tempo indeterminato.
La spiegazione viene offerta dalla difficoltà crescente delle imprese di trovare risorse umane coerenti con i fabbisogni e nella decrescita della popolazione in età di lavoro. È in corso un mutamento delle tendenze a favore dell’offerta di lavoro, e delle persone che lo cercano, che può consentire di ridurre gli squilibri storici del nostro mercato del lavoro utilizzando la straordinaria mole di risorse finanziarie e tecnologiche disponibili per migliorare le organizzazioni del lavoro, e le competenze dei lavoratori.
Serve un cambio di paradigma per le politiche del lavoro che continuano ad essere dominate dalla retorica del precariato e dalle richiesta di interventi dello stato per sostenere i redditi delle persone che non lavorano.
Una sorta di paese all’incontrario che diffonde il virus per curare la malattia.
Se volete farvi un’idea con l’ausilio di qualche numero, suggerisco la lettura dell’articolo pubblicato in data odierna sul Sussidiario.net (CLICCA QUI)
Natale Forlani