La discussione tra favorevoli e contrari all’imposta sugli extraprofitti delle banche, ha trascurato un particolare, invece, importante per una valutazione obiettiva dell’iniziativa di Giorgia Meloni. Trattasi dell’assenza del Ministro competente, Giancarlo Giorgetti, dal consiglio dei Ministri che ha istituito il nuovo tributo e dalla relativa conferenza stampa.
In realtà, la destinazione del gettito a risarcire i danni provocati dall’aumento esponenziale del costo dei mutui non può essere sottoscritta dal Ministro dell’Economia perché il Bilancio dello Stato non è articolabile vincolando le entrate a determinate spese.
Infatti, il principio dell’unità del Bilancio vieta il vincolo di destinazione di un’entrata ad una specifica spesa perché vuole che il complesso delle entrate si contrapponga al complesso delle spese. Pertanto, va evitata una falsa rappresentazione della realtà, dovuta all’illusione finanziaria di far credere che si verifichino effetti i quali0, in realtà, non possono prodursi per una precisa disposizione normativa. Va, comunque, rilevato che questo non e l’unico esempio da citare.
Ad esempio, Lenin non riuscì a mantenere la promessa che la Rivoluzione di ottobre avrebbe eliminato le imposte mentre Londra fu costretta ad approfittare della tensione patriottica determinata dalla vigilia della battaglia di Trafalgar, per istituire la cosiddetta “income tax”, non più abrogata, ma diventata la struttura portante del sistema fiscale inglese. Mussolini con l’imposta sui celibi, vincolata al finanziamento dell’Opera Maternità ed Infanzia, trasformò in base imponibile il maschilismo ed il mammismo allora imperanti. Salazar, dittatore del Portogallo e professore di Scienza delle Finanze all’Università di Coimbra, ricorse allo storico nazionalismo dei portoghesi per istituire l’imposta sull’Angola, quella sul Mozambico e sulla Guinea Bissau per finanziare le guerre coloniali .
Anche il sistema democratico non ha resistito alle lusinghe dell’illusione finanziaria quando ha fatto ricorso alle addizionali Irpef, vincolandone il gettito al finanziamento di interventi sul territorio resi necessari da catastrofi naturali. L’annullamento di detto vincolo dall’unita del Bilancio determinò l’effettiva disponibilità di esigue risorse, con il risultato di continuare a subire le catastrofi naturali-
A questo sicuro successo di inefficienza ed equità del vincolo di destinazione va aggiunto quella dell’assoluta insufficienza del gettito di due miliardi rispetto ai 6,8 miliardi che, secondo la FABI rappresentano, l’ammontare delle rate non pagate a causa dell’aumento dei tassi.
Dunque, l’ignoranza del principio dell’unità del Bilancio, se assicura allo studente di Economia la bocciatura all’esame di Scienza delle Finanze, tuttavia continua, ancor oggi, a rappresentare l’attaccapanni ideale per una politica economica di stampo populista.
L’eliminazione di questo ostacolo, apparentemente insormontabile, è offerto dalle conclusioni, adottate all’unanimità del Rapporto semestrale (18/01/2018) che conclude l’attività svolta durante la XVII legislatura. Dalla Commissione parlamentare per l’attuazione del Federalismo fiscale presieduta, appunto, da Giancarlo Giorgetti. In particolare, tutti i partiti furono concordi sulla necessità di eliminare gli elementi di confusione e scarsa chiarezza che potevano ostacolare l’impiego degli strumenti virtuosi diretti a rafforzare il legame tra situazione contabile effettiva e bilanci di riferimento, determinati dal passaggio al nuovo sistema fondato sull’equilibrio di bilancio(pag.12//14 ). Questo, nella diffusa convinzione che solo una corretta imputazione di spese ed entrate, e una fedele registrazione contabile, potevano evitare l’indeterminatezza di responsabilità.
Pertanto, è evidente che il “machiavellismo fiscale “ della nuova imposta poiché determina confusione e scarsa chiarezza su quello che, poi, sarà l’effettivo comportamento dell’operatore pubblico, va del tutto eliminato, essendo incompatibile con la corretta imputazione di spese ed entrate voluto dal principio dell’unita del bilancio, confermato dall’europeizzazione della finanza pubblica.
Pertanto, l’unanimità espressa a suo tempo da tutti i partiti deve convertirsi in un comune impegno maggioranza /opposizione a non ricorrere alla negazione o alla difesa del principio dell’unita del Bilancio per risolvere problemi di legittimazione e di consenso elettorali.
Lo strumento atto a realizzare detto impegno è, come ha proposto il senatore Misiani, una riedizione del Patto Sociale con il quale Azeglio Ciampi riuscì nel 1993 ad impegnare tutte le parti sociali in uno sforzo comune capace di portare ad un esito straordinario. Non si tratta di una nostalgia, ma dalla necessità di riflettere sulla lezione del passato e sul fatto che, grazie al PNRR dopo tanti anni e per poco tempo, abbiamo a disposizione una massa di risorse finanziarie più che sufficienti per risolvere il problema della scarsa qualità delle nostre istituzioni.
Antonio Troisi