C’è un paradosso che continua da un certo tempo. L’inflazione è in calo, i titoli di Stato rendono meno e il mercato azionario fa festa. Eppure, non si vede alcun miglioramento delle condizioni del ceto medio e delle famiglie.

Anche i numeri sull’occupazione, che andrebbero in ogni caso scomposti, anche in relazione alla stagionalità, e questo a maggior ragione di fronte al vero e proprio boom del turismo, non modificano lo stato delle cose. E non solo in Italia. Anche negli Usa e in Europa, a fronte del miglioramento del quadro macro economico, si registra una difficoltà diffusa che permane, in particolare, per le famiglie.

La risposta sta nel congiunto fenomeno, che va pari passo con il miglioramento dei dati economici, dell’aumento del costo della vita e del mancato incremento dei salari.

Un po’ dappertutto, le famiglie lamentano il forte rincaro dei beni di prima necessità, oltre che del costo delle abitazioni e degli affitti, delle spese sanitarie, delle utenze e delle assicurazioni. In Italia dovremmo anche aggiungere, visto che siamo nella stagione giusta, anche le spese per i libri scolastici e gli accessori necessari ai ragazzi che vanno a scuola.

Per quanto riguarda il nostro Paese, non è cambiato dunque il quadro già emerso nel passato (CLICCA QUI), è cioè che l’Italia costituisce il fanalino di coda in Europa in materia di aumento dei salari, a partire da quelli orari.

Al di là del dibattito sul salario minimo e introduzione della Settimana “corta” a parità di stipendio, è forse giunto il momento di un riequilibrio della distribuzione della ricchezza per favorire davvero ceto medio e famiglie. E anche una politica fiscale davvero innovativa, che non può non tenere conto del forte allargamento della forbice tra ricchi, meno ricchi e poveri, è il momento che riceva un’adeguata riflessione. Nonostante sappiamo, e lo vedremo con la prossima Legge di Bilancio, che l’orientamento prevalente non lascia molte speranze.

 

 

 

 

About Author