E’ vero che bisogna far applicare BENE la legge 194 o quantomeno applicarla per TUTTO quello che prevede. La legge così inizia:
“ART 1.Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.
L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite.
Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che lo aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.
ART 2. I consultori familiari istituiti dalla legge 29 luglio 1975, n. 405 (2), fermo restando quanto stabilito dalla stessa legge, assistono la donna in stato di gravidanza:
a) informandola sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio;
b) informandola sulle modalità idonee a ottenere il rispetto delle norme della legislazione sul lavoro a tutela della gestante;
c) attuando direttamente o proponendo all’ente locale competente o alle strutture sociali operanti nel territorio speciali interventi, quando la gravidanza o la maternità creino problemi per risolvere i quali risultino inadeguati i normali interventi di cui alla lettera a);
d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza…
E’ dunque vero che bisogna far applicare BENE la Legge 194 o quantomeno applicarla per TUTTO quello che prevede…
E’ detestabile l’inutile scontro ideologico sull’IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza, nde) quanto la retorica, soprattutto quella che si riferisce a credenze che vengono dal medioevo.
L’aborto (inteso come interruzione volontaria della gravidanza) è un drammatico affare della donna. Va bene.
Oggi sarebbe opportuno, però, valutare queste cose con chiarezza, con oggettività e con i mezzi odierni. Ora, se si estrae il DNA del materiale da raschiamento di un’IVG e se ne studia la sequenza si trova un DNA che è del tutto diverso da quello della mamma ed anche del padre. Si trova il profilo genetico di una entità individuale “terza”, diversa, mai esistita fino ad allora. Il profilo genetico di un’altra persona.
Se dicessi che quell’embrione è un bambino, una persona non ancora venuta alla luce, mi si obietterebbe che è un’opinione mia, e chiunque ha diritto a pensarla in modo diverso dal mio. Ma qui non c’è nulla di opinabile. Questa è evidenza scientifica palese ed anche semplice; è il dato concreto ed obiettivo che la scienza ci fornisce e mettere in evidenza.
Ignorare questa evidenza sarebbe ipocrita e, fermo restando il dramma feroce che la madre vive, ferma restando al sindrome postabortiva che accompagna talvolta la mamma per tutta la vita, fermi restando l’ingiustizia della eventuale solitudine che la donna vive ed il carattere disumano dell’avventura di un’IVG, continuare a fingere di credere che quel bimbo sia un pezzo della mamma, come fosse un polipo dell’endometrio, sarebbe, e spesso è, una palese ipocrisia. O una credenza che viene dal medioevo…
Roberto Di Pietro