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L’emergenza richiama una nuova stagione fondata sull’etica dei comportamenti – di Lorenzo Dellai

Cosa possiamo fare in questo tempo di forzato confino nelle nostre case? Per esempio pensare.
Questo stramaledetto virus sta rendendo evidenti tante questioni latenti, sulle quali da tempo non eravamo più abituati a ragionare. Una su tutte: la carenza di poteri pubblici efficaci a livello sovranazionale.
Mentre in tutto l’Occidente prevale l’illusione di poter garantire protezione nei confini e nelle prerogative dei vecchi Stati Nazionali, tutte le insidie del nostro tempo (anche, da ultimo, quelle sanitarie) si fanno un baffo di questi vecchi confini. Esse si muovono agevolmente in una sorta di “terra di nessuno”.
È il “non luogo” nel quale agiscono i fenomeni che più di altri stanno cambiando le nostre vite: processi finanziari globali; cambiamenti climatici; nuove tecnologie genetiche e digitali; pandemie. È lo stesso “non luogo” nel quale sono condannate a vivere anche milioni di persone migranti, private, in molte parte del Mondo, di ogni forma di cittadinanza.
L’Occidente ha inventato la globalizzazione, ma non ha saputo gestirne gli effetti. Ne ha promosso i presupposti economici, commerciali e di mobilità, ma non ha saputo reinventare né i poteri pubblici (neppure sul piano della sicurezza), né i presìdi etici, sociali e culturali per governarla.
È toccato a Papa Francesco – il Pontefice “globale” per provenienza e “post globalista” per cultura – dire le uniche parole chiare, forti e lungimiranti su questo terreno. È da queste parole che occorrerà partire per ricostruire una prospettiva di ripresa dopo l’emergenza sanitaria e dopo le sue drammatiche ricadute economiche, geopolitiche e psicologiche. Nulla sarà come prima.
Il rischio è che quel “non luogo”, anziché essere riconquistato, si trasformi in un buco nero capace di assorbire ogni valore, ogni speranza e ogni dimensione di responsabilità personale, comunitaria e pubblica.
Una seconda questione viene oggi portata drammaticamente alla luce: il ruolo della responsabilità personale, di ciascuno di noi. Un ruolo che, nella lotta alla diffusione del virus, ogni minuto viene evocato dalle Autorità Pubbliche, con pressanti appelli a comportamenti responsabili.
Abbiamo vissuto una lunga stagione nella quale il valore del primato “individuale” è stato collocato al centro di tutto. Ciò ha comportato grandi conquiste sul piano civile, ma ha anche coltivato i germi di una deriva: è stato esaltato il profilo dei diritti e si è messo in seconda fila quello dei doveri e della responsabilità.
Questa emergenza ci richiama alla necessità di coniugare diritti personali e doveri verso la comunità. Richiama una nuova stagione fondata sull’etica dei comportamenti.
Anche dal dramma del Coronavirus (ma è solo il terreno oggi più evidente, non l’unico) emerge la assoluta necessità di tornare a investire sul valore della Comunità; sui vincoli morali e non solo giuridici che ci legano; sulla coscienza che non tutto può essere affidato al rapporto diretto ed esclusivo del singolo con il Potere Pubblico.
Sono queste, oltre le polemiche domestiche, le vere sfide politiche che si profilano al nostro orizzonte.
Lorenzo Dellai
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