Si sta sempre chiarendo meglio che, per Donald Trump, “America first” non significa affatto l’isolazionismo inteso come ripiegamento meditabondo su se stessi, bensì il voler sancire che l’unica vera super potenza sono i soli Stati Uniti. E con tanta voglia di annettere ed assorbire piuttosto che condividere.
Quelle che possono apparire le ultime dichiarazioni in materia, quali quelle, ad esempio, sul far diventare il Canada un vero e proprio ulteriore stato degli USA o l’annessione della Groenlandia, fanno tornare attuale la politica del primo Roosevelt, Theodore: quella del “back yard” (il cortile di casa) che non è proprio ricordata con calorosa simpatia dal Messico in giù, lungo tutta l’America centrale e latina. E a proposito dell’America centrale c’è da registrare l’altra idea di Trump di riprendersi il Canale di Panama la cui realizzazione, guarda caso, fu fortemente voluta dal primo Roosevelt.
Torniamo ad un secolo fa, cancellando l’America esportatrice di valori e del riconoscimento di diritti per tutto il mondo, per restare, invece, nel solo perimetro dell’allargamento e difesa dei propri interessi nazionali. È, in realtà, stato sempre così, ma almeno l’America da tutti amata e stimata riusciva a presentarsi con nobile biglietto da visita e a rappresentare anche ben altro. E questo rese possibile rinunciare a tante vite umane per combattere il nazifascismo e il comunismo. Vite non sprecate invano, per carità. Anzi dovremmo sempre inchinarci nel ricordo di chi, per garantire l’esistenza di un mondo libero e democratico, rinunciò alla propria esistenza e soffri pesi indicibili. Ma non certo per assicurare ad una sola minoranza di vivere nell’opulenza e a ridurre la propria esistenza a giudicare la bontà del mondo solo guardando al costo del gallone di benzina o dell’hot dog o della birra.
In Groenlandia non c’è da esportare la democrazia. Bensì da sfruttare quel patrimonio di risorse naturali necessarie alle nuove applicazioni tecnologiche come sono, oltre che rame, nichel, litio ed altro, in particolare, le terre rare leggere e le terre rare pesanti, cioè il vero terreno su cui si definisce la competizione con la Cina.
Già prima del suo ritorno alla Casa Bianca, Trump ha spedito in quella che è l’isola più grande del mondo, e che finora era vista come la propaggine più nordica dell’Europa, il figlio Donald Jr che sembra destinato a svolgere nel corso del suo secondo mandato quello che fu il compito della sorella Ivanka e del di lei marito, Jared Kushner.
L’obiettivo è quello di perorare la causa della bandiera a stelle e strisce in un momento cruciale per la scelta della Groenlandia sul proprio futuro. Intanto, i danesi non stanno a guardare e sono decisi a difendere quell’isola dalle mira della nuova amministrazione statunitense.
Parafrasando un termine già utilizzato per tanti fatti recentemente accaduti nell’est del Vecchio continente, potremmo dire che davvero Trump “abbaia” dinanzi a tante delle porte europee.