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L’estrema destra e il cambiamento climatico

Già emerse chiaramente, ai primi tempi della COVID, come si tendesse a formare una posizione mondiale della destra su varie questioni. Con la “trimurti” Trump, Johnson, Bolsonaro. Impegnati tutti e tre, nel caso specifico del diffondersi della pandemia, in un negazionismo estremo servito solo a provocare milioni di inutili morti in più. Alla fine, abbiamo visto la fine fatta dai tre.

Adesso, in qualche modo, ci risiamo per ciò che riguarda i cambiamenti climatici  e la necessità di modificare il modello di sviluppo. Cosa non indolore e da avviare in modo tale che, se lo vogliamo fatto proprio dall’umanità intera, non sia lasciato indietro nessuno. A partire dai popoli più poveri e dalle fasce sociali più disagiate che stanno diventando una quota crescente nelle società più ricche ed evolute.

La stessa globalizzazione ha, sì, ridotto la povertà mondiale assoluta, e a fronte di un contemporaneo aumento consistente della popolazione, ma si trova più che mai contrastata a seguito dell’emersione di gravissime disparità e disuguaglianze. Quelle per cui oggi la ricchezza dell’umanità è nelle mani di un numero ristretto di persone e famiglie, a dispetto delle condizioni medie della stragrande maggioranza della popolazione. Eppure, oggi sono disponibili risorse tali da essere in grado di assicurare a tutti piena uguaglianza di diritti, di opportunità e di qualità della vita.

Nel frattempo si è formata di pari passo un’acqua di cultura in cui hanno trovato giustificazione e forza i tanti nazionalismi che, senza molti complimenti, mischiando questioni vere con altre demagogiche, strumentali ed ideologiche, hanno avviato una narrazione che, nella realtà, significa conservare un mondo basato su equilibri economici, ambientali e politici, comunque,  vecchi e costruiti sulla disuguaglianza. Moltissimi pagano, vivono nel precariato e subiscono maggiormente i costi che vecchi sistemi di produzione fanno pesare sulla Natura e agli esseri umani che la vivono

L’atteggiamento dei conservatori su tutto ciò è una questione su cui molti analisti si interrogano giungendo, come ha fatto recentemente George Monbiot su The Guardiann, ad affermare che “mentre milioni di persone vengono cacciate dalle loro case a causa dei disastri climatici, l’estrema destra sfrutta la loro miseria per estendere la propria portata. A mano a mano che l’estrema destra guadagna potere, i programmi climatici vengono interrotti, il riscaldamento accelera e sempre più persone vengono cacciate dalle loro case. Se non interrompiamo presto questo ciclo, diventerà la storia dominante dei nostri tempi”.

Monbiot parla di un “nicchia climatica” da cui potrebbero essere esclusi un paio di miliardi di persone entro il 2030 e 3,7 entro il 2090. Se,ovviamente, non s’intervenisse per contenere l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi come auspicato dagli scienziati. Un impegno che, però, è frustrato dai negazionisti e dalla destra in tutto il mondo.

Il negazionismo tende dappertutto a giustificarsi accampando ragioni di libertà, cui spesso viene aggiunto la difesa degli interessi nazionali. E facendo finta d’ignorare che la sommatoria di quegli interessi, spesso destinati ad entrare in conflitto tra di loro, così come ci hanno confermato quasi tutte le guerre degli ultimi millenni, non servono affatto a superare le criticità mondiali che mettono a rischio persino la sopravvivenza della specie umana, o di una sua larga parte.

Così, Monbiot non usa mezzi termini quando scrive: “nel mondo ricco abbiamo ancora delle scelte: possiamo limitare notevolmente i danni causati dal degrado ambientale, di cui le nostre nazioni ei nostri cittadini sono i principali responsabili. Ma queste scelte vengono deliberatamente e sistematicamente bloccate. Gli imprenditori della guerra culturale, spesso finanziati da miliardari e imprese commerciali, considerano anche i tentativi più innocenti di ridurre i nostri impatti come una cospirazione per limitare le nostre libertà. Mentre i governi girano a destra, chiudono le politiche progettate per limitare il collasso climatico. Non c’è mistero sul perché: la politica di estrema destra e di estrema destra è il muro difensivo eretto dagli oligarchi per proteggere i propri interessi economici.

Monbiot si riferisce in particolare a quel che accade negli Stati Uniti: A nome dei loro finanziatori, i legislatori del Texas stanno dichiarando guerra alle energie rinnovabili, mentre una proposta di legge dell’Ohio elenca le politiche sul clima come una “convinzione o politica controversa”  su cui alle università è vietato “inculcare” ai propri studenti.

La Florida è uno degli stati degli Stati Uniti afflitto dai cambiamenti climatici. Ma il suo governatore, Ron DeSantis, sta costruendo la propria candidatura alla presidenza sulla scia del negazionismo climatico. Su Fox News, ha denunciato la scienza del clima come “politicizzazione del tempo”. E, intanto, ha approvato una legge che obbliga le città a continuare a utilizzare combustibili fossili.

Alessandro Di Severo

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