Con le dimissioni di Zingaretti oggettivamente la “ditta” tanto orgogliosamente rivendicata e riconquistata dopo l’esperienza renziana non è più affare della sinistra post comunista. Chi immaginava il PD come logica evoluzione del PCI si trova oggi fuori da ogni capacità interpretativa degli eventi sotto l’incubo di risultati elettorali che consegnano persino al nulla di FdI fortune inimmaginabili ed insperate.
Ben aveva fatto Bersani ad intuire sia l’errore della nascita del PD, sia la necessità per la sinistra post comunista di ritrovare una sua forma organizzativa autonoma che la rendesse, almeno elettoralmente, identificabile. Così, il PD è tornato ad essere il campo di battaglia degli ex democristiani alla inquieta ricerca di interpretare una forza popolare che assorbisse in maniera virtuosa gli sbandati orfani del PCI.
A tanti anni di distanza, qualche bilancio sarebbe saggio farlo e proporlo alla scienza e coscienza di chi più direttamente si occupa di questioni politiche. Non solo il PD non ha sostituito la DC come elemento centrale della politica italiana, ma non è stato nemmeno in grado di costituire una valida alternativa all’onda populista che ha investito il paese. Il partito è rimasto in mezzo al guado in una evoluzione infinita durante la quale ha più disamorato che appassionato.
Si arriva così all’epilogo di un segretario che getta la spugna e chiede aiuto ad un democristiano per uscire dai guai e, soprattutto, recuperare credibilità. Perché, in ultima analisi, è proprio questo il problema: nella nostra società la sinistra ha perso credibilità e non può non appellarsi a coloro che, per capacità di governo e presenza sociale, di credibilità ancora ne hanno.
La sinistra di treni ne ha persi parecchi pensando che la sua organizzazione ed una certa “vicinanza” con i poteri mediatici e giudiziari la mettesse al riparo dalle nuove sfide sociali e dalle trasformazioni della società italiana. Pensiamo ai rapporti industriali dove la maggiore impresa italiana praticamente ha reso l’Italia un elemento marginale dei suoi interessi lanciandosi in avventure internazionali in cui ha indubbiamente avuto successo (prima nel continente americano ed ora in quello europeo) impegnandosi in una competizione mondiale senza esclusione di colpi.
Dove è stata la sinistra? Nessuna traccia a favore o contro, solamente alla finestra.
Mentre partiti e sindacati americani affiancavano quell’azienda in una impresa titanica, i nostri guardavano con scetticismo in attesa non si sa bene di cosa. Pensiamo alla svolta europeista, per decenni la sinistra è stata antieuropeista accarezzando l’idea di favorire il blocco sovietico. Oggi, improvvisamente, è diventata di un esasperato europeismo in una inversione delle parti, con altri attori delle vicende italiane, inspiegata e in realtà inspiegabile.
Ancora oggi per affrontare la crisi materiale e morale del nostro Paese l’unica ricetta che la sinistra propone è il forsennato ricorso alla spesa pubblica destinata magicamente a trasformare il paese.
Si constaterà che la sinistra non è l’unica a santificare spesa pubblica e debito pubblico, ma almeno gli “altri” hanno la scusante di essere dei chiacchieroni conosciuti e riconosciuti. Si perché sia chiaro, il torpore della sinistra dipende anche dal fatto che il quadro generale delle forze politiche non è affatto allegro.
Le forze politiche che si contrappongono alla sinistra sono le stesse che proponevano agli italiani (tra un ballo e un altro di cubiste con l’inno nazionale) una gigantesca operazione inflazionistica (attraverso l’abbandono dell’euro) che ci avrebbe resi tutti beatamente più poveri alla mercé di potenze straniere non particolarmente brillanti in tema di democrazia.
Letta non riuscirà ad invertire la rotta. Letta, anche se siamo convinti abbia altri pensieri, può però riconoscere il peccato originale di una fusione che non ha funzionato ed aprire un processo di disarticolazione e ricomposizione del quadro politico ricostruendo l’autonomia organizzativa e politica delle culture che diedero vita al PD.
La capacità attrattiva per gli elettori sarebbe eccezionale come altrettanto eccezionale sarebbe l’implosione di un mondo chiusa nel recinto ormai vecchio nei soggetti, nei riti e nelle idee del blocco di destra che si è formato nel paese.
Una capacità attrattiva soprattutto per quanti, ormai la maggioranza degli italiani, non andando a votare ipotecano negativamente le sorti del nostro sistema democratico.
Da parte nostra l’idea di un partito nazionale popolare aconfessionale di ispirazione cristiana rimane l’approdo naturale, invitiamo a riflettere per il bene dell’Italia.
Luigi Milanesi