In Francia, la legge Simone Veil del 17 Gennaio1975 ha depenalizzato l’aborto stabilendo il diritto delle donne di interrompere volontariamente la gravidanza fino alla 14° settimana, o in qualunque momento della gravidanza per motivi sanitari.
L’articolo 1 della legge prevedeva “…il rispetto di ogni essere umano fin dall’inizio della vita…”, principio che “…può essere violato solo in caso di necessità…”. Delineava inoltre obblighi nazionali come “…l’informazione sui problemi della vita e della demografia…”, l’educazione ad accogliere responsabilmente il bambino e la politica familiare. Ma ahimé: l’articolo è stato abrogato da un’ordinanza del 2000! Nel 2015 l’Assemblea parlamentare francese ha celebrato i quarant’anni dall’entrata in vigore della legge votandone, ad ampia maggioranza, un testo simbolico che riafferma “…il diritto fondamentale…” della donna alla interruzione volontaria della gravidanza.
Nel 2014 è stata anche soppressa, dal testo della legge, la clausola che richiedeva alla donna di provare una situazione “…di grande difficoltà…” per poter accedere all’aborto legalizzato.
Il 4 marzo di quest’anno il Presidente Macron, con il consenso quasi unanime dei deputati e senatori riuniti a Versailles, ha sancito l’inclusione del diritto delle donne francesi all’aborto nell’articolo 34 della Costituzione, riconoscendo cioè, alle donne francesi, il diritto di scegliere in modo libero sull’aborto, a prescindere da particolari motivazioni o difficoltà nella gravidanza.
Nel marzo 2023 la decisione di includere il diritto all’aborto nella Costituzione francese era stata annunciata, dal Presidente Emmanuel Macron, dopo un lungo iter legislativo, con il sostegno del governo ed una reazione critica di alcuni settori conservatori e religiosi. La modifica costituzionale è stata comunque approvata e considerata un segno di grande progresso nella tutela dei diritti delle donne.
In disaccordo con Macron e con il governo, la Conferenza episcopale di Francia ha preso posizione, sottolineando la necessità di proteggere la libertà di coscienza dei medici e del personale sanitario contrari all’aborto. L’inclusione del diritto all’aborto nella Costituzione francese ha reso più difficile un’eventuale abrogazione della legge Simone Veil del ’75.
A tale scopo non sarebbe sufficiente, infatti, una legge ordinaria. Occorrerebbe invece una vera e propria riforma costituzionale con un iter legislativo lungo e complesso.
La modifica costituzionale sottolinea così, ai francesi e al mondo, che il diritto delle donne all’interruzione volontaria della gravidanza è irremovibile, anche se può alimentare nuovi dibattiti politici sulla questione dell’aborto in Francia. Dal 4 marzo scorso, la Francia è il primo paese al mondo ad inserire il diritto all’aborto nella propria Costituzione e il Presidente Macron ha auspicato che altri stati, in Europa, vogliano seguire l’esempio francese.
E’ importante precisare che la decisione di includere il diritto all’aborto nella Costituzione è stata influenzata anche da eventi internazionali, specie dalla revoca della sentenza Roe V. Wade negli Stati Uniti, che ha soppresso il diritto federale all’aborto consentendo, ai singoli stati, di vietarlo o di eliminarlo.
Oggi siamo quindi di fronte a quello che molti Francesi considerano un grande progresso dei diritti delle donne. Ma ancora una volta, e in modo così forte, il preteso diritto legale della donna ad abortire prevale sul diritto naturale del concepito a crescere e a nascere come un bambino completo che diventa figlio. Tutto si riduce a un drammatico aut aut, tra la decisione di portare avanti o interrompere una gravidanza, ignorando del tutto, tra l’altro, la figura del padre del concepito. In realtà, la donna viene lasciata completamente sola di fronte ad una scelta difficilissima, che lacera la coscienza e lascia, nell’animo e nel corpo femminile, per natura predisposto ad accogliere e proteggere la vita, le indelebili sofferenze, fisiche e morali, del dopo aborto. Tutto avviene nel corpo della donna, senza minimamente considerare che la maternità non si identifica nella sola gravidanza, ma ci richiama tutti a sentirci responsabili e solidali con le donne in difficoltà.
L’abortismo è ormai una vera e propria ideologia del “potere delle donne” di decidere, senza dare alcuna speranza di vita al concepito e ignorando soluzioni alternative, come ad esempio l’adozione del bambino da parte di coppie che non possono avere figli. La verità è che, in materia di aborto si tratta di decidere – ed è una decisione epocale – tra il principio della vita o la morte di un concepito completamente indifeso e del tutto innocente.
Patrizia Burattini