L’Italia sta vivendo una fase di crescita e di ripartenza dopo due anni di sconvolgimenti determinati dalla pandemia, nei quali si è compreso in modo tangibile l’importanza di dotarsi di infrastrutture resilienti e sostenibili.
Per far sì che la crescita stimata (+4,5% nel 2022, +1,9 nel 2024 Italia, +5,2% Sicilia 2022, +1,9 2024 – Dati NADEF e DEFR Regione Siciliana 2021) sia sostenuta da processi innovativi e al contempo sostenibili, l’industria deve necessariamente effettuare un cambio di paradigma verso l’idrogeno che al momento è considerato il vettore energetico centrale per raggiungere gli obiettivi Europei di “climate neutrality” al 2050.
L’Italia e in particolare la Sicilia, come altri paesi e regioni europee, è consapevole dell’importanza dell’idrogeno per la transizione energetica e gode di alcuni fattori particolarmente favorevoli che possono incidere positivamente nel ritagliarsi un ruolo centrale nella futura economia energetica. Un recente studio condotto da SNAM ha evidenziato come l’idrogeno possa rappresentare un mercato molto attrattivo grazie alla presenza diffusa di energia rinnovabile e di una rete capillare per il trasporto di gas, inclusi i collegamenti con il Nord Africa, oltre a capacità tecnologiche consolidate nel campo del gas naturale.
Considerando che probabilmente l’Europa non sarà in grado di produrre localmente abbastanza idrogeno per coprire l’intera domanda futura, un’opzione sarà importare idrogeno pulito dal Nord Africa o da altri paesi con risorse eoliche/solari favorevoli.
In questa prospettiva voglio segnalare il progetto del CNR “Nicola Giordano”( il mio compianto fratello)
Si tratta di dar vita ad un centro per l’idrogeno H2 CUBE, con la finalizzazione specifica di sviluppare processi utili nei settori “Hard To Abate”(*), con l’obiettivo di colmare lacune importanti in termini di infrastrutture disponibili, in particolare nel mezzogiorno, in un settore altamente strategico per la transizione ecologica e l’economia della nazione.
L’obiettivo è di creare una rete di collaborazioni, estesa e bilanciata, tra enti di ricerca, università ed aziende ovvero tra soggetti in grado di sviluppare attività ad alta intensità di conoscenza nel settore idrogeno. Ciò rappresenterà un volano sociale per il territorio con la conseguente attrazione nell’area di capitale umano altamente qualificato e potrà contribuire a contrastare i fenomeni di migrazione di giovani con elevato livello di formazione indirizzandoli invece su percorsi volti a sviluppare spin-off, start up (cioè agire da incubatore di impresa) favorendo la rimodulazione e la crescita delle competenze nei settori della transizione ecologica.
Il contributo del progetto H2 CUBE ed in particolare dell’infrastruttura che si vuole riqualificare nell’affrontare i bisogni della ricerca, quelli sociali a lungo termine e gli obiettivi ambientali risulta chiaro dagli obiettivi
previsti:
- Sviluppo di un laboratorio di ricerca congiunto che possa promuovere la collaborazione efficace tra EPR, Università ed Aziende su attività finalizzate alla produzione rinnovabile e decentralizzata di idrogeno
- La possibilità di promuovere ricerca indirizzata ad implementare nuove tecnologie per lo stoccaggio di energia rinnovabile su ampia scala temporale e l’utilizzo di idrogeno nei settori industriali e in particolare in quello navale/portuale.
- Creare le competenze per l’utilizzo di idrogeno verde ad ampio spettro ad esempio per applicazioni residenziali e per contribuire alla decarbonizzazione della rete gas (power-to-gas)
- Incrementare soprattutto nel mezzogiorno il numero dei posti di lavoro che verranno progressivamente creati nel settore della transizione ecologica, sviluppare competenze qualificate, contrastare i fenomeni di migrazione dei giovani, agire da promotore per spin-off, start up ed in generale creare uno strumento efficace per la nascita di nuove imprese.
La realizzazione di un ecosistema con queste finalità che vede una ampia partecipazione di enti di ricerca, università, distretti ed aziende sarà di grande rilevanza in considerazione del fatto che le tecnologie dell’idrogeno verde avranno un forte impatto nel sostenere l’economia dell’EU e la competitività nei mercati.
Nino Giordano
(*) Hard To Abate (HTA) sostiene progetti di investimento e progetti di ricerca e di sviluppo per la decarbonizzazione dei processi industriali, principalmente attraverso l’utilizzo di idrogeno a basse emissioni di carbonio, nei settori oggi più inquinanti e difficili da riconvertire e che utilizzano i combustibili fossili come fonte di energia (cemento, cartiere, ceramica, industrie del vetro, ecc.). L’incentivo è promosso dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ed è gestito da Invitalia. La dotazione finanziaria, a valere sulle risorse messe a disposizione dalla Missione 2, Componente 2 del PNRR per l’attuazione dell’Investimento 3.2 “Utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate”, è pari ad 1 miliardo di euro. – AVVISO: a seguito del Decreto del Ministero dell’Ambiente dell’8 maggio 2023, contenente alcune modifiche al Decreto del 15 marzo 2023, la modulistica per la presentazione della domanda è stata aggiornata.