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L’industria europea dell’auto e il gap tecnologico

Venerdì scorso (il 18 ottobre per chi legge) i metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil si sono riuniti in sciopero a Roma in piazza del Popolo per far sentire la loro voce nel pieno della crisi del settore auto. I sindacati hanno protestato contro gli annunci di tagli alla produzione che minacciano la tenuta occupazionale: secondo le loro previsioni, a rischio vi sono 75 mila posti di lavoro.

La forte contrazione del settore non è un problema solo italiano. E non si spiega soltanto con la trasformazione verso altre tecnologie, vedi il motore elettrico. All’inizio degli anni 2000, la Cina valeva l’8% della produzione manifatturiera mondiale e produceva pochissimi autoveicoli, circa il 6-7% rispetto al totale prodotto nel mondo. Oggi la Cina vale un terzo della produzione industriale mondiale e produce il 30% delle auto prodotte nel mondo. L’Europa all’inizio degli anni 2000 era l’epicentro dell’industria mondiale dell’auto. Nel Vecchio continente si produceva il 30% delle auto prodotte nel mondo, oggi se ne producono sì e no il 15%.

Il settore dell’auto è al centro di un grande ribaltamento dei rapporti di forza. Il mondo asiatico – non solo la Cina, anche la Corea del Sud – ha fatto un upgrade potente della sua capacità produttiva e oggi, Giappone compreso, presenta l’industria che guida la trasformazione del settore: Toyota, Nissan, Kia, Hyunday, BYD, Leapmotor. Non è solo questione di propulsione, il vero punto è che quello che rende più avanzata l’industria orientale è l’innovazione tecnologica, il software, l’AI. L’infrastruttura digitale è nettamente più avanti rispetto a quella dell’industria europea.

Ed è questo elemento a essere il vero fattore di competitività, che significa ritardo per i grandi costruttori
europei. Questa grande contrazione della produzione europea riguarda in realtà l’intero sistema industriale e si spiega in parte come conseguenza del processo di delocalizzazione produttiva, in parte con la crescita
dell’industria asiatica e, anche, come perdita di competitività del prodotto europeo. In sintesi, in molti settori, quella asiatica, non è solo un’industria più potente, è anche un’industria più avanzata dal punto
di vista tecnologico. (Per la lettura completa dell’articolo CLICCA QUI)

Giuseppe Sabella

Pubblicato il 21 ottobre 2024 su www.ilsussidiario.net

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