L’Italia è dunque, dopo la Cina (e la Corea del Sud dove, solo nella giornata di ieri la pandemia ha fatto registrare 170 nuovi casi), il paese al mondo che ha il maggior numero di ammalati di questa nuova pestilenza, e – si deve quindi supporre – anche per diffusione del Coronavirus. Ed è anche il primo paese a ricevere un biasimo ufficiale da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanita, perché le sue strutture scientifico-sanitarie non sono ancora riuscite ad identificare il focolaio italiano dell’infezione. Gli Italiani, sono dunque, dopo i Cinesi, gli esseri umani più a rischio di essere falciati dall’epidemia. Tanto più che la popolazione dell’Italia condivide con quella del Giappone il discutibile privilegio di essere il paese più vecchio del mondo, ed il mordo colpisce in primo luogo gli anziani, e prima di sterminarli li trasforma in nuove fonti di contagio.
La tragedia che si profila non è però frutto di un destino avverso. Al contrario. Essa configura delle responsabilità precise per coloro che avrebbero dovuto – nelle scorse settimane – a fare in modo che cioò non si verificasse. E a provvedere una provvista di kit diagnostici che invece sembra sia insufficiente. E alla fine queste responsabilità convergono su un soggetto preciso, che ha un nome e un cognome. Inevitabilmente, quelli di Giuseppe Conte, l’inverosimile ed ostinatamente inamovibile Capo del potere esecutivo del nostro povero Paese, il Presidente del Consiglio dei Ministri. È stato infatti Giuseppe Conte a volere – o più precisamente ad assumersene pubblicamente la responsabilità – la infausta decisione che è all’origine della drammatica situazione che si è manifestata sotto gli occhi di tutti nell’ultimo weekend di febbraio.
Con un gesto tanto teatrale quanto irresponsabile, il Premier mai eletto dagli Italiani, non appena è diventata di pubblico dominio la drammaticità dell’infezione in Cina – peraltro intuita molti giorni prima da ogni persona responsabile e normalmente intelligente – ha annunciato la sospensione dei voli diretti da e per la Cina. Si è trattato di una misura idiota e nefasta, che infatti nessun altro paese, né allora né poi, ha deciso di prendere, contro cui giustamente la Cina ha vivacemente protestato. E che ha avuto come conseguenza il fatto che migliaia di Italiani, e con loro molti stranieri, in fuga dal focolaio cinese dell’infezione, siano arrivati in Italia con voli indiretti, ed ovviamente non dichiarando – per paura della quarantena – il fatto di essere provenienti dalla Cina. Si è certamente trattato di un comportamento irresponsabile ed antisociale, messo in atto da persone che – così facendo – credono di essere furbe, molto furbe. Furbe almeno quanto crede di esserlo lo stesso Giuseppe Conte.
Si è persa così l’unica possibilità di controllare la diffusione del contagio; controllo che sarebbe stato ovviamente reso estremamente efficace ed utile non solo dalla verifica della temperatura corporea e delle condizioni sintomatiche di ogni passeggero proveniente direttamente dalla Cina, ma anche dalla possibilità di registrare i loro luoghi di residenza e quelli di destinazione all’interno del territorio nazionale. Il che avrebbe consentito di effettuare proprio quello che oggi l’OMS ci rimprovera di non essere stati in grado di fare, cioè l’individuazione dei focolai dell’infezione sul territorio di questa disgraziata penisola.
Certo. La misura sarebbe stato ancora più efficace se si fossero previste dure penalità per chi in provenienza dalla Cina con voli indiretti non lo avesse dichiarato, E se si fosse resa efficace tale misura con controlli almeno a campione, relativi alle tratte precedenti, e alla presenza sul passaporto dei visti di ingresso e di uscita che la polizia di frontiera cinese applica su tutti passaporti, dei cittadini come degli stranieri, e che portano la data del transito attraverso le frontiere della Repubblica popolare cinese.
Oggi, Conte – danneggiando ancora di più la propria credibilità – si dice “sorpreso della rapidità con cui si è diffuso il virus. Ma nondimeno, proprio per il ruolo che svolge, egli cumula tutte le responsabilità, anche se non le esaurisce. Molti “esperti” hanno condiviso un atteggiamento quasi distratto di fronte agli sviluppi della tragedia. In particolare, l’ex presidente del Consiglio Superiore di Sanità ha per molti giorni consegnato ai giornali dichiarazioni che contenevano informazioni già note a chiunque seguisse la questione, ed ha atteso venerdì scorso, 23 febbraio, per accorgersi che la decisione di sospendere i voli diretti coatituiva la scelta sbagliata.
Ancora una volta, insomma, all’origine della paurosa situazione in cui si trova oggi il popolo italiano, ci sono l’incompetenza, l’irresponsabilità, e la tendenza a pavoneggiarsi come “duri” prendendo, in maniera esibizionistica, decisioni tanto clamorose quanto improvvisate, ed ovviamente diverse da quelle di tutti i paesi civili.
Giuseppe Sacco