Stando quello che si riesce a trovare navigando sul web, l’Italia, con la decisione di chiudere ChatGPT, di OpneAI ( che sta per Intelligenza artificiale aperta a tutti),si è messa proprio in una buona compagnia. Al mondo, sono senza questo strumento Cina, Russia Iran e Corea del Nord, paesi a cui non è stata concessa la licenza di esercizio.
Francamente non si capisce il perché di una decisione che dovrebbe, allora, essere assunta anche in altri ambiti dei cosiddetti social o servizi presenti su Internet. Parliamo di quella applicazione dell’Intelligenza artificiale che serve a far crescere la conoscenza diffusa e a superare quelle rendite di posizione conoscitive e di controllo dell’informazione che pure esistono, ma di cui non sembrano lamentarsi i grandi “guru” che nei giorni scorsi hanno plaudito ad una decisione che, come abbiamo visto, ci accomuna a paesi che non rappresentano davvero gli esempi più alti di democrazia.
Si parla di uno strumento utile a fornire risposte, informazioni e assistenza sulla base dell’analisi di grandi quantità di dati grazie ai quali gli utenti possono farsi un’idea sui quesiti che pongono. Come quelli, ad esempio, di sapere se una notizia sia attendibile o se addirittura corrisponde al vero.
Siamo agli inizi e, ovviamente, non ci troviamo di fronte all’Oracolo di Delfi e neppure ci si deve aspettare, al pari, ad esempio, di tanti sistemi di traduzione digitale da una lingua all’altra, di avere la perfezione assoluta. Ma lo stesso vale, forse a maggior ragione, per Wikipidia che è piena di strafalcioni e spesso del tutto inadeguata persino a raggiungere i livelli del vecchio Bignami il quale veniva in soccorso degli studenti più sfaticati.
Paradossalmente, Elon Musk, uno dei fondatori di OpenAi, ha più volte sostenuto che ai pericoli insiti nell’Intelligenza Artificiale si risponde rendendola trasparente e mettendola “in mano di più persone”, cosicché non ci sia “un solo individuo o un piccolo gruppo di individui in possesso dell’IA con superpoteri”.
Non si deve avere paura dei progressi scientifici anche se è necessario vigilare sulle applicazioni tecnologiche che ne derivano perché sono quelle in cui si annida il vero pericolo per un’umanità che, comunque, è sempre andata avanti accettando le sfide poste dal “nuovo” e , progressivamente, scoprendo qual è il limite oltre cui non c’è più il senso vero della Vita, ma il suo svilimento.
La decisione di chiudere ChatGPT, invece, è segno di paura e difesa di interessi precostituiti mentre, invece, forse il doveroso impegno pubblico dovrebbe andare nella direzione di coinvolgere in tutto ciò che amplia la conoscenza sempre più strutture scientifiche, anche umanistiche, di studio e di ricerca per accrescere le occasioni ulteriori di crescita di tutti gli esseri umani.