L’Italia delle Olimpiadi ci ha tenuto incollati ai televisori. Alcune attese venute a mancare, ma alla fine siamo riusciti a confermare le medaglie di Tokio e, addirittura, a prendere più ori di allora.
È stata un’Italia bella. Fatta dai volti di ragazze e ragazzi puliti, volenterosi e semplici. In un buon numero, ripagati per anni ed anni di sacrifici, dedizione e rinunce.
Un’Italia da non archiviare a solo fatto sportivo. Da prendere ad esempio, invece, anche nella vita quotidiana, sul lavoro.. e pure dai nostri politici che, anche in queste ore, pensano solo ad uno sport occasione di esercizio di potere.
Un’Italia più multi razziale e, quindi, più “colorata” che mai. Quella che non piace al generale Vannacci. Non solo Paola Egonu, che ha trascinato le compagne pallavoliste all’oro. Impresa mai riuscita fino ad ieri, anche le altre e gli altri atleti che non “hanno i tratti somatici” degli italiani, hanno risposto al generale con delle vere e proprie imprese e mettendoci esclusivamente del loro. Hanno risposto anche con la fierezza e la consapevolezza, in taluni casi con la furia, con cui hanno portato i nostri colori, con i loro occhi brillanti e con il loro italiano. Del resto, in molti casi, sono nate e nati nel nostro Paese, dove hanno studiato e fatta propria la cultura e il modo di essere del mondo in cui sono cresciute e cresciuti.
C’è chi ha verificato: i nostri olimpionici hanno origini in 35 paesi diversi e, così, questa loro Italia c’ha portato quasi al pari delle nazioni più evolute dove non si guarda al colore della pelle, ma alle capacità.
Lo sport è spesso antesignano, e al tempo stesso punto di arrivo, di più ampi fenomeni sociali, culturali e antropologici. Nel nostro caso, ma è stato così anche in altri paese europei, ci insegna pure ad allargare gli orizzonti e a riflettere davvero su che cosa significhi, o debba essere, lo spirito nazionale. Che non dipende dalla pelle o dai tratti somatici, ma dall’amore per la Patria, di nascita o di adozione.
Patria che, per molti delle giovani italiane e giovani italiani in gara Parigi, è stata portata in dono dai loro genitori immigrati. Per essa, e per tutti noi, hanno deciso di sacrificarsi, nonostante i Vannacci di turno.