Non facciamoci scippare le parole.
Inclusività.
La società inclusiva è una invenzione dei cristiani. Ricordate “beati gli ultimi”? In una società dove tutto si basava sulla schiavitù i cristiani hanno introdotto e praticato la fraternità. Altro che la laica e paternalistica solidarietà.
Quando lo stato liberale scartava, noi italiani lo sappiamo bene, i cristiani inventavano il Cottolengo.
Altra cosa è quella a cui assistiamo oggi dove inclusione è il termine per imporre e subire capricci individuali e comportamenti antiumani come l’utero in affitto.
Inclusione è diventato il termine di una nuova dittatura culturale con cui si prova ad imporre, addirittura, anche con proposte legislative, che chi non è in sintonia debba essere rieducato.
Curioso come in questo contesto il cristianesimo sia additato come il nemico numero uno, il protagonista e il difensore di una società oscurantista e illiberale.
Non stupisce che questa “inclusione” colpisca i soggetti più deboli della società.
Colpisce le donne decretandone la loro inutilità sociale e biologica, degradandole a semplici strumenti riproduttivi a pagamento.
Colpisce i neonati promuovendo una cultura senza radici che sbocca nella loro compravendita.
L’inclusione cristiana accompagnava le libertà dell’uomo, questa nuova “inclusione” lo accompagna, ancora una volta, verso nuove forme di schiavitù.
È tempo di scegliere attivamente da che parte stare.
Luigi Milanesi