Che fine hai fatto Lombardia, amore mio. La più ricca regione italiana che da sola produci più di quinto di tutta la ricchezza del Paese. Dotata di tutto, di pianura, di fiumi, di laghi e di montagne. Feconda anche di cultura del lavoro. Un tempo vero e proprio laboratorio civile e politico che anticipavi eventi e alleanze destinati a diventare nazionali. E quello che era il tuo fiore all’occhiello, l’organizzazione della sanità con ospedali di eccellenza mondiale.
Ci mancava solo l’ennesimo “flop” della incapacità di organizzare la campagna vaccinale pure in emergenza, pure complessa ovunque, ma dopo vicende che hanno visto saltare due assessori, due commissari, due direttori generali, per non dire dell’altra campagna vaccinale, quella antinfluenzale.
Un tempo, cadevano le Giunte per molto meno. Oggi vediamo il tuo presidente prendersela con gli amministratori di una sua società controllata, e questi prendersela con i burocrati che a loro volta se la prendono con un freddo e impersonale algoritmo: come nelle strutture amministrative di provincia descritte da Gogol nelle “Anime morte”. Proprio nei giorni delle “giustificazioni” del presidente Fontana, la Cancelliera tedesca Angela Merkel, sempre in argomento di Covid-19, ammetteva un suo errore e chiedeva scusa assumendosi le sue responsabilità. Raro esempio per un politico in carica.
Ecco invece che cosa avviene da noi quando sei in mano a quelli che trent’anni fa dovevano rappresentare “il nuovo”, ancora con improvvisatori che nemmeno con il tempo diventano classe dirigente all’altezza della tua tradizione. Altro che ambizioni di voler fare da soli, secondo una strampalata idea di federalismo del leghismo d’antan.
Salvini questa volta non c’entra perché in altre faccende affaccendato, ma dice “chi sbaglia paga”. Giusto, ma la vera domanda è: chi ha sbagliato?
Non ci sono infatti differenze tra presidenti e assessori da una parte e amministratori delle società da loro controllate dall’altra per il semplice fatto che questi ultimi non sono certo stati forniti da McKensey ma hanno solo il privilegio di essere “di area”, cioè amici o amici degli amici. Non è un caso che qualcuno in questi giorni abbia scritto di curriculum buoni per accendere il fuoco.
Dove sono finiti i professori, quelli delle migliori eccellenze universitarie che proprio in Lombardia abbondano, i giovani imprenditori, gli uomini di impresa, le dinastie dei grandi studi professionali che un tempo venivano coinvolti nel mettere a disposizione dell’interesse pubblico il loro sapere?
Non è bastata la figuraccia del centro per i vaccini di Cremona, con la chiamata di cinquanta pazienti per novecento dosi e il sindaco poveraccio che corre casa per casa per reclutare i vaccinandi come fossimo nella repubblica delle banane, o dei centri di Monza e Como con un centinaio di sms inviati all’ultimo momento con oltre settantamila in attesa. E le code, quando bisogna evitare assembramenti e attese lunghe. E quelle telefoniche, non da meno. Il numero verde c’è e ti risponde una voce suadente che subito ci tiene a dire che ci sono migliaia di chiamate per centinaia di addetti a rispondere ma poi salta la linea come per quasi tutti i numeri verdi. E se devi solo cambiare una informazione del questionario non puoi nonostante le “centinaia di addetti” ma devi rifare la domanda, cioè rimetterti in coda. Non permetterti poi di chiedere una informazione su quando sarai chiamato perchè ti rispondono che non lo sanno e vieni subito invitato ad aspettare il messaggino telefonico nella speranza che questo funzioni.
E che dire dei Sindaci lombardi (molti dei quali leghisti) che nel rispetto delle linee guida della campagna vaccinale si sono organizzati con la tradizionale generosità dei loro cittadini, per proporre a costo zero centri di vaccinazioni per gruppi di paesi, riuscendo a trovare soluzioni, per poi sentirsi dire dalla AST di competenza che i centri si fanno solo nei capoluoghi, e quindi niente autorizzazioni e niente vaccini? Tutto questo nella regione con il più alto numero di positivi dalla pandemia, che ha già contato oltre trentamila morti.
Certo, gli sforzi della Moratti e di Bertolaso sono ora apprezzabili ma sarebbe interessante conoscere proprio da loro che cosa hanno trovato sotto il tappeto della organizzazione nei più alti livelli del governo regionale.
Alzati Lombardia, amore mio. Sei troppo importante per il nostro Paese che ha sempre bisogno di fiducia nelle sue istituzioni, che è capace di sopportare tutto ma non l’improvvisazione al potere.
Guido Puccio