“Non può essere morale chi è indifferente; l’Onestà consiste nell’avere idee, crederci e farne centro e scopo di se stessi[1]”.
In apposita dichiarazione, i 27 Paesi dell’Unione Europea attribuiscono al regime di Putin la responsabilità per la morte in carcere di Navalny.
“Un’idea non può essere avvelenata con il Novichock, né torturata in prigione; farò di tutto perché l’inimmaginabile sacrificio di Alexei non sia vano; continuerò il lavoro di Alexei; Voi non riconoscete le prossime elezioni; la base del regime di Putin è la corruzione; mentre parliamo, il corpo di Alexei non è stato ancora restituito alla Madre. Non ci arrendiamo, continueremo a combattere[2]. “In pace, i figli seppelliscono i padri; in guerra, i padri (e le madri) seppelliscono i figli[3].
Eliminare i dissidenti è sempre segno di grande debolezza. “Guai a chi minimizza[4]”. “ Al Governo non può esserci un formale alleato di Putin[5]”. “La Storia è tornata in Occidente e non siamo preparati[6]”. Se un giorno la Russia sarà un Paese normale, il 16 Febbraio, data della morte di Alexei Navalny, causa un “pugno al cuore[7]”, sarà una data che verrà ricordata.
“Se c’è una cosa che Navalny ha dimostrato, é proprio che, per quanto vessati, impotenti non si è mai; la lotta per la Libertà è vittoriosa, anche quando il suo esito è il più nefasto[8]“. “La squadra di Navalny sopravviverà; il contrasto enorme tra il coraggio civile di Navalny e la corruzione del regime di Putin rimarrà; Putin, oltre che l’uomo avrebbe voluto uccidere le nostre Speranze, la nostra Libertà, il nostro Futuro[9]”.
A 47 anni, un Morto che parla. Il più duro oppositore dell’Autarca, della “democratura” russa, uno dei pochi fino ad allora sfuggito ad una strage, è morto di morte tanto violenta che le spoglie non sono esibibili neanche per moglie, madre, figlia. E fu così che il 16 febbraio 2024, per i molti proto e deutero agonisti cominciarono i problemi. Che ne siano o meno consapevoli.
Il sulfureo Autarca della “democratura russa”:
-è rosicato dall’antinomia principale: come allontanare dagli animi inquieti dei suoi sudditi la certezza che sia lui solo il mandante dell’assassinio, pur desiderando, nell’animo, che possa capirsi che egli ne è anche oltre il mandante, il violatore delle procedure giudiziarie, il giudice che condanna per reati di opinione, l’erogatore di abnorme pena in iniquo sito, il colpevole responsabile in vigilando.
– teme che nella competizione per il peggior posto accanto a Satana nell’Inferno con il cambogiano Pol Pot, possa essere confinato nel ruolo di medaglia di latta, non riuscendo ad avvicinarsi al fantastico invidiabile traguardo di 8 milioni di morti del fanatico dittatore predecessore cambogiano.
Gli epigoni di casa nostra, seguaci in maglietta putiniana in Piazza Rossa, avendo stilato un accordo tra partiti vicini in tempi non sospetti, ed avendolo rinnovato nell’anno 2023, e mai smentito, ma solo taciuto, a guerra in corso, ogni volta che si accenna ad una malefatta del Sulfureo, l’epigono nostrano (Matteo Salvini, ndr) si trova costretto a piroettare o fare piroettare una sua controfigura nel vuoto, pur di non contrastare né la politica, né l’etica, né l’occulto (o quasi) finanziatore. Carlo Calenda lo ha sfidato pubblicamente a mostrare la disdetta dell’accordo, (problema); fino al 22 febbraio 2024, imbarazzato silenzio.
Esempio di arrampicamento su vetrate lisce: “Capisco la moglie di Alexei Navalny, ma chiarezza la fanno i giudici[10]”. Domanda: Perché fa così? Perché ha tanto cuore Putin? Problema: Ha una risposta dicibile?
E i cosmocomici docenti universitari e giornalisti e para ambasciatrici, similopinionisti televisivi, alcuni urlanti ed altri sussiegosi, ma sempre voci solitarie, oramai non ascoltati e presi sul serio nelle loro guittate dialettiche neanche da chi inizialmente aveva aperto loro limitate linee di credito[11]? Problema: saranno ridotti i cachet?
Purtroppo, seriamente parlando, problemi gravi hanno avuto i 460.000 soldati russi morti perché la illecita ed immorale guerra di invasione, “che lor non tocca e che forse non sanno” potesse così a lungo durare e l’enorme ignoto numero di soldati feriti e caduti drammaticamente tra i soldati ucraini, eroicamente morti e colpiti per evitare che l’Ucraina sparisca come entità politico economico sociale autonoma e che la guerra dilaghi per l’Europa.
I problemi di Donald Trump. Ha atteso quattro giorni dal decesso di Alexei Navalni per fare un fuggevole commento senza mai citare il Sulfureo Autarca, dopo che la sua sfidante repubblicana Haley lo aveva accusato di aver incoraggiato la Russia a fare quello che diavolo vuole. Per Liz Cheney, Trump guida un’ala putiniana del Partito Repubblicano: uomo avvisato (l’elettore repubblicano americano), mezzo salvato.
Sul piano personale, tre importanti personaggi dominano in positivo la scena, ancorché problematicamente:
– la moglie: con la morte del marito, ha avuta uccisa metà dell’anima, ma l’altra metà sente che la missione è combattere; la svolgerà allo stremo delle forze; anche la data, 16 febbraio, coincidente con la Conferenza di Monaco sulla Sicurezza, un messaggio, poiché pare che Navalny potesse far parte di uno dei due pacchetti di scambio con Vadim Krasikov ed Evan Gershkovich, giornalista.
– la madre: una combattente di razza, “fatemi vedere mio figlio!”, che darà filo da torcere, ora, a chi volesse bagatellare sulle spoglie del figlio. Unica cosa che le è rimasta; pare che la salma si trovi in un ospedale di Salekhard; secondo l’ex oligarca Khodorkovskij, “difficilmente verrà concessa la possibilità di un vero funerale”.
– la figlia Dasha: attivista con la forza di chi sa di non avere più nulla da perdere, residente negli Stati Uniti; obiettivi: la speranza, il futuro (giustizia e libertà!).
Una grande scrittrice[12], talvolta opinionista, scrive: “Penso che di Navalny mi commuova la scelta “gandiana”, ma anche cristiana, di opporsi al nemico con la rosa in mano, porgendo l’altra guancia; una grandissima forza che si propone come debolezza; eppure, in quella fragilità splende un coraggio esemplare che condanna il tiranno con più forza di una bomba”.
In Italia, il giorno della grande fiaccolata, 19 febbraio 2024, proposta da Carlo Calenda di Azione, formalmente tutti i partiti, sindacati e movimenti vari, parecchi portando in piazza le proprie contraddizioni, chi subito disponibile, chi presente dopo aver gestito tentennamenti; segnale importante di solidarietà per chi muore per la libertà, ormai quasi certamente assassinato in un lager siberiano, dove sarebbe dovuto essere custodito. Non cosi i leader per le problematiche assenze di peso: Matteo Salvini della maggioranza, Giuseppe Conte dell’opposizione. Infine, Matteo Renzi, distratto da altri interessi: la presentazione del suo nuovo libro (sic): però, conscio del problema. A Latina, all’apertura della sua iniziativa ha rivolto il pensiero a Navalny citandone un brocardo: “L’unica cosa che serve al male per trionfare, è che il bene non faccia alcunché”. La Premier Meloni, alla quale i problemi talvolta vengono provocati, presiederà, possibilmente e probabilmente a Kiev, il suo primo G7.
Mai avuto problemi sul tema il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Quando un dissidente muore in carcere- ha detto- la responsabilità è del dittatore che l’ha imprigionato ingiustamente e detenuto in condizioni disumane”.
Ha superato ogni problema, Elly Schlein: “E’ importante essere qui dopo l’uccisione politica di Navalny; c’è un solo responsabile: il regime russo di Putin”.
Nel frattempo, le Forze dell’ordine hanno identificato alcuni presenti, provocando la derisione di Corrado Augias e di Giovanni Floris.
Le voci indicano i putiniani d’Italia assolutamente impazziti!.
Massimo Maniscalco
[1] Pietro Gobetti.
[2] Discorso di Yulia Navalnaya, moglie di Alexey Navalny al Consiglio degli Affari Esteri dell’Unione Europea.
[3] Erodoto.
[4] Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura.
[5] Carlo Calenda
[6] Carlo Calenda.
[7] Times, che riporta le parole dell’attivista Osechkin,.fondatore del gruppo per la difesa dei Diritti Umani, Gulagu.net.
[8] Liliana Segre, Senatrice a vita.
[9] Anne Applebaum, autrice americana naturalizzata polacca, “Perché la Russia ha ucciso Navalny”, Atlantic, 18 Febbraio 2024; per la saggista è necessario che, al di là del cordoglio, si imparino le lezioni che Putin, con il sostegno del putinismo occidentale, pur ampiamente minoritario, ci continua a tentare di impartire.
3 Matteo Salvini, Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, definito “bollito” a Di Martedì, la7 del 20 Febbraio. I Giudici, in Russia, sono quelli che dipendono da Putin.
[11] Il più recente, l’urlante Michele Santoro di Martedì 20\2 sulla 7, bravo ma non convincente, dovendo girare intorno senza poter dire che Putin ha ragione, verrebbe sbranato in diretta.
[12] Dacia Maraini, La fragilità più forte di una bomba, Corriere della Sera, 0 2 04.