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Ma quale mediazione, quella di Orban è stata una capitolazione

Contrariamente a quello che qualcuno ha provato a raccontarci non c’è stata alcuna mediazione con Orban. Il Presidente ungherese ha dovuto prendere atto che “o mangiava la minestra o saltava la finestra”. Gli altri 26 della UE hanno tenuto ferma la posizione: via ai finanziamenti all’Ucraina, e non su base annua come da lui richiesto, e approvazione del Bilancio europeo senza prevedere lo sblocco di 20 miliardi destinati all’Ungheria. Il blocco rimane. Fu deciso a seguito delle leggi illiberali introdotte nel paese del Centro Europa.

Orban ha fatto un grave errore di valutazione facendo diventare il finanziamento agli ucraini un terreno di scontro e minacciando di esercitare il diritto di veto. Si è trovato abbandonato anche da quanti avrebbero potuto essere suoi alleati su altre questioni, ad esempio quella dei migranti e quella del debito pubblico. È stato il caso dei paesi baltici, in particolare la Finlandia, e persino nel della sua “amica” Giorgia Meloni che non ha alcuna intenzione di scalfire le relazioni con gli Stati Uniti e gli altri occidentali decisi a vedere un’Europa impegnata a fianco di Kiev nel momento più delicato dello scontro con la Russia. Ad Orban, inoltre, è venuta del tutto a mancare la sponda polacca dopo l’insediamento  a Varsavia di Tusk che ha parlato senza mezzi termini della possibilità di sospendere l’Ungheria dall’Unione attivando l’art 7 del Trattato istitutivo. Tusk e molti altri sono stati categorici: o dentro o fuori.

La lezione è stata così decisiva che, prima di tornare a mani vuote a Budapest, Orban avrebbe espresso l’intenzione di entrare a far parte del gruppo dei conservatori europei capitanati da Giorgia Meloni. Se le cose andranno così, a parte la risicatezza della sua rappresentanza in termini di seggi al Parlamento europeo, a maggior ragione sarà necessario capire il comportamento dei Popolari e delle altre forze di centro tra le cui file si sono levate tempo fa talune ipotesi di trovare un’intesa con la Meloni e il suo gruppo. Patto scellerato già di per sé, ma che, con l’eventuale arrivo di Orban, il quale tra l’altro lasciò rumorosamente il Ppe esattamente due anni fa, diventerebbe proprio una drammatica “farsa”.

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