Non è che ci aspettassimo molto da questa campagna elettorale in un paese dove i partiti non ci sono più, i candidati da eleggere sono scelti da piccole oligarchie e i programmi proposti, a parte qualche eccezione, non vanno oltre gli slogan.
Eppure stiamo vivendo giorni drammatici, con il prezzo del gas che ormai fa paura e mette a rischio micidiale imprese e famiglie. Un anno fa costava 26 euri al megawattora, oggi è a trecento. L’intervista al pasticciere di Palermo che pagava la bolletta cinquemila euri ed oggi ne deve pagare sessantamila, e quindi chiude, è diventata virale. La stessa situazione la vivranno anche famiglie e imprese, con quanto ne potrà conseguire.
Quello che dovrebbe essere il problema più urgente per tutti non sembra riguardare granchè i due schieramenti che si contendono la maggioranza e che continuano a parlare di flat tax (e baggianate del genere), repubblica presidenziale, riforma della scuola (che non manca mai) quando non perdono una occasione per evocare l’interesse nazionale ed alzare bandiere. E’ bastato che Calenda proponesse di sospendere la campagna elettorale per un giorno, allo scopo di vedere intorno a un tavolo tutti i leader di partito e dare supporto ad una iniziativa straordinaria del governo, perché Salvini deridesse la proposta come quella di chi “ha paura di perdere”, alla maniera dei bulletti di periferia. Come è bastato che il sindaco di Piombino si opponesse all’insediamento di un rigassificatore galleggiante al largo della città, già ordinato (la Spagna ne ha otto) perché la Meloni lo rassicurasse promettendo che non si farà.
E poi ci meravigliamo se l’autorevole Financial Times scrive oggi che i grandi fondi speculativi stanno puntando decine di miliardi sui “futures” e sul deprezzamento dei nostri titoli di Stato, peraltro detenuti in buona parte all’estero. Con buona pace dei nostri sovranisti.
La caccia al voto si occupa di tutto ma evita di affrontare il presente.
Nessuno ha il coraggio di dire chiaramente agli elettori che potrebbe essere inevitabile il razionamento delle fonti energetiche, gas in particolare. Eppure i tedeschi hanno già il piano pronto e le notizie di tutti i giorni lasciano intendere che sarà difficile anche per noi evitare questa situazione da economia di guerra. E’ già accaduto quest’anno in Francia per l’acqua, sospesa dalle ventuno alle sette in alcune regioni, per affrontare la siccità. E’ più comodo discutere sui programmi per l’energia a cinque-dieci anni che rimuovere le norme e la burocrazia che bloccano gli accessi alle fonti rinnovabili, visto che il settanta per cento dei progetti presentati sono fermi nei ministeri e nelle regioni.
Nessuno parla anche della prossima legge di bilancio, visto che a ottobre il nuovo Parlamento sarà chiamato obbligatoriamente ad occuparsene, ben sapendo che dentro la legge di bilancio c’è tutto: dal debito alle tasse, dalla scuola, alla difesa, alla sanità, alle grandi opere. E così per le riforme da completare, l’ultima delle quali sulla concorrenza è già legge ma in attesa dei decreti di attuazione, perché tassisti e concessionari di spiagge l’hanno bloccata proprio attraverso i partiti che si confrontano.
E che dire del programma di aiuti, anche di armamenti, alla Ucraina aggredita, già decisi dal Parlamento e che scadono a fine anno? Nessuno ne parla, anzi non sono poche le malcelate opinioni di chi vorrebbe prendere le distanze, a cominciare da Conte che si opponeva a suo tempo all’invio “di armi letali” ben sapendo che anche un fucile da caccia può essere arma letale. Ma che importa, l’importante era far cadere Draghi.
Se non parla al presente che cosa è la politica? Aveva ragione Winston Churchill quando un ragazzo gli chiese che cosa è la politica. Risposta: “è la capacità di prevedere ciò che accadrà domani, la settimana prossima, il mese prossimo, l’anno prossimo.”
Guido Puccio