“Questa manovra è legata al corto-termismo, cioè ad un orizzonte temporale della politica a corto e breve termine, con provvedimenti pensati guardando alla elezione successiva, non ad un orizzonte temporale lungo, come richiedono gli interventi in chiave strutturale. Questa manovra ha messo pezze e cerotti che vanno bene perché l’Ue lo chiede ma non modificano la struttura del sistema produttivo, di quello scolastico ed universitario (che vanno radicalmente riformati) e della sanità (in situazione precomatosa per un problema di soldi ed anche per ragioni di governance, erroneamente basata sul modello organizzativo taylorista, adatto alle fabbriche ma non a un Sistema sanitario nazionale)”. Senza mezzi termini Stefano Zamagniprofessore di economia politica all’università di Bologna ed ex presidente dell’Agenzia nazionale del Terzo settore su incarico di Romano Prodi, interviene con l’Adnkronos sulle linee della prossima legge di Bilancio alla vigilia del suo intervento al summit organizzato a Roma al Centro congressi Cavour dal partito Insieme, ‘Un’alternativa popolare e democratica è possibile?’.

Secondo Zamagni, il partito Insieme, ‘battezzato’ nel 2020 dal Cardinale Giovanni Battista Re, nel quale ci tiene a precisare non ha mai assunto ruoli partitici, ma per il quale ha contribuito alla formulazione del Manifesto e delle linee programmatiche, ha ben chiari alcuni obiettivi cruciali da raggiungere per far voltare pagina al Paese vittima oggi di fenomeni “con gravi risvolti sociali ma anche economici”, come “quello triste dei ‘working poors‘, mai esistiti in passato, perché chi lavorava non poteva essere povero – commenta – Oggi invece si hanno persone che lavorano e che non arrivano alla sufficienza, ‘lavoratori poveri‘ che potrebbero scomparire se fossero ristrutturati radicalmente il sistema scolastico ed universitario, da reimpiantare basandosi sul principio di conazione. Lo scriva – sollecita Zamagni – ‘Conazione’ è una parola inventata da Aristotele per mettere la conoscenza al servizio dell’azione. Non che in Italia spesso ti laurei e non sai fare niente”.

Infine l’economista, emerito presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, punta il dito contro la legge Calderoli, fortemente contestata da Insieme (sceso in campo in favore del sostegno al referendum contro l’Autonomia differenziata), per “una considerazione specificatamente legata alla realtà italiana, alla transizione demografica ed allo sviluppo. Si sottovaluta che nei prossimi decenni la popolazione del Mezzogiorno calerà di quasi il 40% mentre al nord la popolazione registrerà un calo solo del 9,5% – fa presente – Se non si agisce in maniera adeguata, il rischio è che il sud diventi un vero deserto. E’ stato stimato che se non si interviene nel 2080 la popolazione al sud sarà di poco meno di 12mln di abitanti da dividere in 7 regioni e non ci sarà alcuno sviluppo perché le imprese hanno bisogno di gente. Ecco il problema di cui la legge sull’autonomia non vuole tenere conto – conclude l’economista – In queste condizioni, con una transizione del genere, si favorisce il processo di emigrazione dal sud al nord come già sta avvenendo, ci si rassegna ad avere un’area molto vasta che si impoverisce ulteriormente. E questo è un problema che il partito Insieme non può ignorare”.

Intervista pubblicata su Adnkronos

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