l Professor Mario Morcellini, già Preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università Sapienza di Roma e capolista di “Orvieto al Centro”, Lista civica a sostegno del candidato Biagioli, ha espresso alcune riflessioni e strategie per il futuro della città.
Perché è emersa in lei la volontà di candidarsi alle prossime elezioni amministrative con una lista che ha un’anima cattolica e riformista?
Ho sempre mantenuto un collegamento forte con il mio territorio natale, sia Ficulle, paese in cui sono nato, che Orvieto. Un periodo, quello sulla rupe, che ricordo con estremo piacere, trascorso tra il sagrato del Duomo, il Giglio d’Oro delle cattedrali, e il collegio che frequentavo. Negli anni romani, allo stesso modo, ho partecipato attivamente alla realtà culturale della città con diversi progetti di rilevanza nazionale che sono felice di richiamare. Ricordo, in particolare, l’apertura della Cattedrale al dibattito pubblico su impulso di Mirum, un palinsesto culturale concordato naturalmente con il Vescovo Scanavino, l’Arciprete del Duomo Mons. Italo Mattia e altri intellettuali della città. Mirum era un centro per il recupero delle Sacre Rappresentazioni sul sagrato della Cattedrale.
Lei che conosce a fondo l’Università, crede che Orvieto debba cercare di ottenere un polo di alta formazione, sia universitaria che tecnica?
A tal proposito, per una fortuita riorganizzazione della libreria, ho scovato un testo che da solo risponde alla domanda. Il libro, parla di Tommaso “Magister” che aveva cattedra a S. Domenico ad Orvieto durante il papato di Urbano IV ed insegnava nello “Studium Generale”, antico termine medievale per definire gli atenei universitari. Il Tommaso in questione è meglio conosciuto come San Tommaso d’Aquino. La tradizione e la storia, come di consueto, descrivono ed anticipano quei temi su cui discutiamo anche nella contemporaneità.
La politica in questo senso dovrebbe trovare qui un terreno comune per superare gli ostacoli ancora presenti, come la gestione eccessivamente regionalistica del decentramento dei Corsi di studio.
Ha quindi una strategia per far sì che si possa attuare una linea d’azione per rendere la città attrattiva per studenti e grandi atenei?
Ritengo di fondamentale importanza avere uno sguardo che miri al medio periodo, come una consiliatura quinquennale. In pochi anni si potrebbero portare ad Orvieto due diversi Istituti Tecnologici Superiori, ITS, Scuole di alta formazione che stanno avendo grandi investimenti rilanciati dal Governo Draghi e confermati dal Governo attuale, anche grazie ai finanziamenti PNRR. Il primo Istituto potrebbe essere intestato alle tecnologie innovative, incluso un corso di comunicazione digitale; un secondo dovrebbe mettere al centro le biodiversità e l’enogastronomia, patrimonio incalcolabile del territorio. I primi passi sarebbero quindi utili per formare personale e docenti che diventino poi un serbatoio per proposte di Corsi universitari, inclusi Master e Dottorati. Occorre ispirarci all’Università per Stranieri di Perugia che ne ha dislocato uno nel territorio di Norcia. Su questo tema è cruciale costruire una cooperazione tra tutte le forze politiche e i diversi candidati, mettendo al primo posto il bene della comunità.
Da esperto di comunicazione pubblica ritiene che anche nel Comune orvietano la politica ne abbia preso possesso?
La tendenza a sovrapporre la comunicazione politica e quella istituzionale e pubblica è, a dir la verità, un fenomeno sempre più diffuso, anche dettato dal mancato aggiornamento della Legge 150. Dopo il Covid, si deve invece riflettere sui differenti scopi di queste branche della comunicazione: una fa convergere l’attenzione verso il decisore pubblico, mentre l’altra ha il compito di distribuire informazioni e saperi alla comunità, e dunque a tutti i cittadini. L’obiettivo è una parità sostanziale, del resto alla base dello sviluppo democratico. Senza questa rivoluzione comunicativa, è difficile incoraggiare una partecipazione degli individui alla cosa pubblica. Un
esempio ormai apertamente al centro del dibattito deriva dal bisogno di comunicazione istituzionale nei momenti di emergenza come il Covid, che ha fatto emergere, non solo in Italia, un’importante valorizzazione della comunicazione sanitaria al servizio degli utenti.
Come vede questa campagna elettorale, avendo un palco privilegiato sia da candidato che da osservatore? Quest’ultima campagna amministrativa è molto interessante, con alcune peculiarità che si sono riscontrate per la prima volta dopo molto tempo, come l’interesse attivo dei giovani per il governo della città. La nostra lista, ad esempio, è composta per metà da candidati nati tra gli anni 80 e 90, e da quasi il 50% di donne. Il sistema informativo non è stato da meno: i media hanno retto molto bene la sfida valorizzando le novità e la copertura giornalistica.
In conclusione…
La città, così come i candidati, dovrebbero tener conto della profonda vocazione religiosa del territorio, in un contesto che metta al centro il rilancio economico e culturale. Inoltre ritengo che qualsiasi risultato delle elezioni amministrative dovrebbe includere un tavolo di consultazione di tutte le forze politiche e sociali, non disperdendo il patrimonio di conoscenze e di impegni maturati nella campagna elettorale. Sarebbe un’ulteriore novità capace di prolungare il fervore del dibattito pubblico, aumentando la forza politica e comunicativa di Orvieto. E’ una città che lo merita e ne ha profondamente bisogno.
Pubblicato su www.orvietosi.it