Matteo Renzi è diventato il Direttore de Il Riformista. Cambia mestiere? O lo riprende a fare in un altro modo, e ancora più in solitaria? La notizia, IN OGNI CASO, conferma gli umori circolanti nei “sacri palazzi” che lo volevano da tempo sempre più defilato dalle vicende politiche contingenti. Persino indifferente a quella creatura plasmata a sua immagine e somiglianza che si chiama Italia Viva e a quella “manipolata” a quattro mani con Carlo Calenda che ha preso il nome di Terzo Polo.
Alcuni hanno colto nella scelta di tempo, subito all’indomani del pessimo risultato del Terzo Polo alle elezioni regionali friulane, il senso del distacco più totale. Ma è chiaro che Renzi resta in Parlamento e, adesso, ha addirittura la possibilità di essere presente, in maniera del tutto autonoma e, probabilmente, più che mai al di fuori degli schemi, con la piena disponibilità quotidiana di un foglio che non gli è sconosciuto.
L’editore de Il Riformista è infatti Alfredo Romeo, coinvolto con il padre di Renzi, Tiziano, nella cosiddetta “inchiesta Cosip”. E da tempo siamo stati informati sulla decisione di Romeo, editore pure de L’Unità, di spostare a quest’altra testata Piero Sansonetti che ha diretto Il Riformista per tre anni. Quindi è da pensare più al fatto che esista una strategia di Renzi destinata ad amdare al di là del contingente e che potrebbe pure portarlo ad un percorso aperto a diverse ipotesi. Il fare politica in maniera diversa, il riposizionarsi in modo da aspirare a qualche vertice apicale di responsabilità internazionale, si è a lungo parlato del suo obiettivo della Nato, oppure di defilarsi in un momento di grande confusione ed incertezza e, magari, occuparsi di altro. Un qualcosa d’altro che vada anche oltre la dimensione nazionale, visti i rapporti costruiti sulle sponde del Mediterraneo ed oltre.
Il tempo ci dirà quali saranno le conseguenze concrete per la creatura messa in vita da Renzi con Calenda. Il quale Calenda ha reagito sostenendo che, adesso, lui è pienamente alla guida del Terzo polo perché Renzi fa “il direttore di un giornale”. Nubi insomma su una creatura che a maggior ragione, e come abbiamo più volte sottolineato e ribadito, deve impegnarsi per indicare una novità sostanziale nel quadro politico italiano, aprendosi realmente alla realtà civile ed accettando di essa tutte le problematicità che si porta dietro.
Matteo Renzi comincia quell’avventura che nel passato è stata propria anche di altri personaggi che si sono fatti molto amare e molto odiare. Due sopra di tutti: Winston Churchill e Benito Mussolini. Partirono da giornalisti, entrambi molto focosi e molto critici con il pensiero corrente degli apparati dirigenti del loro tempo, per costruirsi una strada politica. Egli fa il percorso alla rovescia e dovremo vedere se si tratterà di una parabola al contrario o, invece, di uno di quegli “sparigliamenti” che a lui piacciono tanto.
GI