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Meloni, Peppa Pig e l’idea di abrogare la legge che punisce i reati d’odio

Un bel tacer non fu mai scritto. I nostri politici dimenticano troppo, e troppo spesso, questa saggia massima. Ma si sa, soprattutto durante una campagna elettorale si dice di tutto, sorvolando su delle contraddizioni che neppure si colgono o per le quali si conta sulle dimenticanza, e in taluni casi l’ignoranza, cioè non conoscenza, di un elettorato da “tifoseria”. Vellicarlo sulla pancia, qualche voto arriverà…

La destra insorge contro l’idea di famiglia diffusa da Peppa Pig. Siamo nel pieno di un’attività commerciale che si adegua, o sfrutta, il cosiddetto “mainstream” il quale non è solo fenomeno culturale. E’ anche strumento di mercato per quanti, magari del tutto indifferenti a questioni morali e sociali, coltivano l’adeguarsi corrente a parole d’ordine e stereotipi che, spesso, neppure sono fatte proprie dalla maggioranza delle persone. Ma molta pubblicità è questa perché l’importante e colpire le quote di mercato che interessano. Non è che la televisione commerciale, anche quella di Silvio Berlusconi, se ne sottragga. Sono le regole del mercato. Ed è davvero strano vedere come quelli della destra, con l’inveterata abitudine a guardare il dito e perdere di vista la Luna che indica, sottovalutano il come le cose di cui si lamentano siano frutto della esclusiva ricerca del profitto, ad ogni costo. Anche passando sui sentimenti più diffusi. Anzi, piegandoli e distorcendoli per motivi d’affari. Poi, sul piano politico si racconta quello che si vuole…

Cose su cui sentiamo riflettere davvero molto poco, anche da parte di quei cattolici sempre pronti ad inalberarsi guardando agli effetti, ma non alle cause e tutti i responsabili, perché ad arrivare fin là sarebbe troppo imbarazzante?

Il paradosso è che, mentre va in onda lo sfogo contro Peppa Pig, il partito della Meloni rilancia l’idea di cancellare la cosiddetta Legge Mancino del 1993, la 295/93,  che interviene contro l’incitamento all’odio di ogni genere. “La libertà d’espressione è sacra ed inviolabile”, tuona la capo di Fratelli d’Italia. Peccato che quella legge sia stata fatta proprio dinanzi al diffondersi di una cultura di violenza che, nel frattempo, è cresciuta e diventata dilagante a maggior ragione dopo il diffondersi dei social nei confronti dei quali solo adesso si è cominciati ad intervenire, anche se la battaglia non è facile da condurre.

Probabilmente, alla Meloni dà fastidio il riferimento della Legge 295 alla dodicesima Disposizione transitoria della Costituzione che vieta la ricostituzione del Partito fascista. In base a quel dispositivo, e quasi tutti i giorni, molti suoi adepti potrebbero rischiare pesanti sanzioni, anche se poi nei fatti, prefetti, questori e magistrati lasciano troppo correre sui saluti romani e sulle dichiarazioni strampalatamente nostalgiche cui si lasciano andare ad ogni piè sospinto anche i neofascisti che ci sono, eccome, in Fratelli d’Italia.

Questo della nostalgia è un dente che duole, e purtroppo per lei, finisce per smentire l’immagine con cui Giorgia Meloni cerca d’accreditarsi da un po’ di tempo a questa parte. Purtroppo, c’è sempre chi è pronto a farsi infinocchiare, e consapevolmente. E, allora, pur di fare andare in giro impunemente questi che hanno completamente la testa rivolta al passato, evitiamo di preoccuparci di una società che è troppo impregnata d’odio e che, almeno un qualche argine, dovrebbe pure avere.

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