Insieme, e guardando a tutto il corpo elettorale con diritto al voto, raccolgono poco più del 25% effettivo. E allora perché un confronto, tra l’altro in occasione di un’elezione importante come non mai per l’Europa, deve vedere coinvolte solamente Giorgia Meloni ed Elly Schlein? Sia ricordato per inciso che entrambe le due, ed oggi lo è per la prima, la maggioranza non la raggiungono da sole, ma solamente creando una coalizione che costringe a fare i conti con alleati, più o meno fidati e più o meno pienamente convinti.
L’annunciato scontro televisivo ci dice tutto di quella brutta cosa che è il finto bipolarismo che ci trasciniamo dietro, con tutti i guai che da trent’anni sta portando all’Italia.
Il confronto tra le due sarà un qualcosa di fuorviante. Nei contenuti e sul piano della rappresentanza. Sentiremo, infatti, delle voci che, per quanto autorevoli, non rappresenteranno pienamente né l’anima della intera destra né quella dello schieramento opposto del centrosinistra. Un’ulteriore occasione per riflettere su cosa significhino le attuali coalizioni che si battono per il controllo del Parlamento, la formazione del Governo e il controllo della cosa pubblica. La destra non si riconosce pienamente nella Meloni e la sinistra, altrettanto, nella Schlein. Per non parlare di un’altra discreta fetta di chi proprio non vuole stare con l’una o con l’altra.
Tutto ciò che d’importante ha finora proposto il Governo, Premierato, Autonomia differenziata, Superbonus, Sugar Tax, e tanto altro ancora, è stato il frutto di mortificanti trattative, compromessi e rinvii con il condimento di polemiche che nessuno si preoccupa neppure di attutire o di nascondere. Sull’altro versante non va meglio, a partire dalla questione dell’impegno italiano a sostegno dell’Ucraina.
Questo sistema politico non rappresenta l’Italia e non sarà certo una comparsata televisiva a far credere il contrario. Mentre resterà il vulnus al pluralismo che, nel dare adeguata voce a tutti, ha rappresentato sempre un fiore all’occhiello per la Rai del Servizio pubblico. Ma si sa: tutto cambia e tutto passa e, così, dovremo sempre farci una ragione del fatto che al peggio non c’è mai fine.