Che la Premier Giorgia Meloni non fosse un Salvini qualsiasi era già evidente. Di furbizia politica ne ha da vendere (frutto di un percorso di formazione sul campo, fin da giovanissima, che l’ha portata a trasformare un movimento politico minoritario nel principale partito del Paese) e così pure di determinazione. Oggi è il capo assoluto della maggioranza di Destra al Governo. La visita lampo a Trump – con i contenuti contingenti e strategici che sono trapelati – lo sta ulteriormente a dimostrare.
Se qualcuno – dentro l’attuale maggioranza – pensava di farle la fronda, sarà bene che prenda atto della realtà e si rassegni al ruolo di comprimario. Vale per la Lega e vale per il cosiddetto “centro moderato” della coalizione di Destra. Lo spazio politico è di chi se lo sa conquistare, in Democrazia. E questo è quanto. Analogamente, se qualcuno (troppi) nell’opposizione pensava di cavarsela evocando semplicemente le radici missine del personaggio – e la sua pur indubbia ambiguità al riguardo – é bene che integri la strategia.
Su un diverso piano si colloca il giudizio politico generale che va dato anche, da ultimo, sulla visita in Florida.
Accreditarsi come referente europea del nuovo Presidente Americano cosa comporta per la posizione italiana in Europa e per l’Europa stessa?
La competizione politica e diplomatica tra i Paesi dell’Unione Europea sulla scena internazionale – praticata da tanti: Francia, Germania, Ungheria in primis – é veramente la strada giusta anche per il nostro Paese? La risposta è Si, ove si immagini che il progetto politico dell’Unione Europea sia ormai su un binario moribondo, se non morto.
La fragilità dei governi a Parigi e a Berlino; le dinamiche politiche in tanti Paesi ad Est, con l’inaudita capacità di condizionamento di Putin; la gracilità politica della Commissione Europea appena varata; il disordinato muoversi dei singoli Governi Nazionali Europei sui vari scacchieri internazionali di crisi; il sostanziale silenzio delle cancellerie sulle sfide di sistema contenute nei recenti Rapporti di Enrico Letta e di Mario Draghi potrebbero farci pensare a questo. E farci ritenere che dunque, tanto vale conquistarsi un posto al sole presso Trump. La risposta è – assolutamente – No, se ancora si spera in un futuro comune dell’Europa.
É su questo decisivo terreno che la furbizia politica e la indubbia capacità di leadership della Premier Meloni non bastano a garantire un futuro sicuro al Paese. Senza Europa, nessun singolo Paese europeo può immaginare un proprio futuro di solidità e di progresso democratico, sociale ed economico. La gara – in questo caso – sarà semplicemente tra chi otterrà – pro tempore – il rango di primo “Paese vassallo”. Vale per l’America di Trump, per la Cina, per la Russia.
Il ragionevole timore è che la Premier Meloni rischi di ottenere un primato di breve momento, effimero come il gradimento dei passeggeri del Titanic verso le note melodiose dell’orchestrina che suonava, mentre l’iceberg si stava avvicinando. L’iceberg in questo caso è quello del nuovo disordine internazionale, nel quale l’Europa rischia una deriva di isolamento, divisione e marginalità.
In questa prospettiva, il nostro Paese in primis non avrebbe certo da stare allegro e spensierato, viste le sue debolezze strutturali e le condizioni della sua finanza pubblica. Per questo, la qualifica di primario referente europeo della strategia trumpiana – ex aequo con Victor Orban – può presto tradursi in quella di “cavallo di Troia” volto a indebolire il progetto di una Europa Unita capace di far valere le sue visioni di Democrazia; il suo ruolo tecnologico ed economico nella stagione delle grandi concentrazioni monopolistiche; la sua presenza geo politica, diplomatica e militare in un mondo in radicale trasformazione, che non garantirà a nessuno alcuna rendita di posizione. Né sul piano delle Libertà, né su quello della sicurezza economica.
É su questo terreno che una opposizione non ideologica e lungimirante dovrebbe sfidare la Premier, ben sapendo che la costruzione delle alternative ai Governi in carica hanno bisogno di tempo, idee, visioni, impegno continuativo, chiarezza, presenza e capacità di carisma popolare.

Lorenzo Dellai

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