Giorgia Meloni sta per cedere le armi e ratificare il Mes. Troppe le pressioni di altri paesi europei che senza la zavorra rappresentata dal nostro Debito pubblico non solo non hanno paura del Fondo salva stati, ma addirittura non vedono l’ora di utilizzarlo. La Lega non è d’accordo e prova a farle l’ennesimo sgambetto, ma molto probabilmente in accordo anche con il leghista Ministro all’economia, Giancarlo Giorgetti, un pacchetto d’intese sarà raggiunto con Bruxelles con buona pace di Matteo Salvini. Incasserà qualcos’altro, ma la partita con l’Unione europea vale troppo perché non sia chiusa.
La contrarietà al Mes è un misto di convinzione ideologica che risale alla Meloni a a Salvini versione opposizione, ma non solo. Pesa molto il preoccupante ricordo delle vicende della Grecia del decennio scorso quando il nostro vicino mediterraneo sperimentò cosi significasse allora il concetto delle norme “salva Stati”. Negli anni passati, consapevoli delle disastrose condizioni della nostra finanza pubblica, così la contrarietà del Mes è apparsa, ed è rimasta, assoluta in particolare da parte dell’Italia. Nel frattempo molte delle famigerate “condizionalità” sono state cancellate o modificate, ma neppure questo è valso finora a smuovere molto la situazione. Nonostante tutti gli altri paesi abbiano ratificato il “nuovo” Mes nel frattempo.
L’Italia ha continuato a bloccare la ratifica nonostante nel frattempo abbiamo ricevuto molto, a partire dal Pnrr, e l’Europa c’ha concesso ulteriori sforamenti di bilancio di vario genere. E questo perché altri paesi europei hanno dovuto andare oltre le strette regole che l’Europa ha seguito per decenni fino al limite estremo della cosiddetta “austerity”.
Di questo atteggiamento d’ostilità contro il Mes propriamente detto ha finito per fare le spese anche il Mes sanità. Il cui concepimento si è reso necessario a seguito del diffondersi dell’epidemia da Covid – 19 che trovò proprio in Italia il primo terreno drammaticamente fertile e mortale. Non sono bastati quasi 150 mila morti e le condizioni disastrose del nostro sistema sanitario per convincerci ad attingere agli ingenti fondi del Mes sanità che venne messo a disposizione senza “condizionalità” e con tassi molto, ma molto più vantaggiosi rispetto a quelli richiesti dal libero mercato finanziario. Cioè poso superiore all’1% se si includono anche i costi da pagare alle banche. Parliamo davvero di un’inezia se pensiamo al grande strepitare di successi ottenuti recentemente con la collocazione dei nostri Buoni del tesoro al 4,40%.
C’è da chiedersi se non sia stato un atteggiamento davvero quasi “criminale” il non aver attivato questa forma vantaggiosa di finanziamento europeo che ci avrebbe consentito davvero di risistemare il nostro Servizio sanitario nazionale: l’Italia avrebbe potuto attingere a quasi 37 miliardi di euro da gettare esclusivamente nel settore della sanità pubblica. E proprio nel momento in cui ne venivano fuori tutti i limiti, mentre esaltavamo medici, infermieri ed operatori sanitari come gli “eroi”. Poi, tutto è finito nel dimenticatoio e ci ritroviamo adesso con le condizioni che ben conosciamo e dei gravi processi di “privatizzazione” che stanno stravolgendo il nostro sistema universale sanitario.
E allora c’è da chiedersi se approfittando dell’attuale situazione non possa essere il caso di introdurre nelle trattative con Bruxelles anche la rinegoziazione del Mes sanità. Potrebbe essere un modo per rispondere alla grave crisi sanitaria che viene sperimentata da tutti noi e dagli operatori del settore che, come dimostrano le vicende di queste ore dell’ospedale di Tivoli, ha la necessità di una totale ristrutturazione e rigenerazione.
Coprire a tassi molto più bassi i costi della Sanità ci consentirebbero, inoltre, di dislocare verso altre voci di bilancio, scuola, sostegno alle famiglie e ai lavoratori più poveri, delle congrue cifre e far diventare più larga la coperta che la Meloni e Giorgetti hanno scoperto avere limitate possibilità di dilatazione.
Il mondo popolare, ma più in generale quello che crede in una solidarietà sociale più coltivata e diffusa, dovrebbero avviare su questo tema una battaglia politica e di civiltà finché si è ancora in tempo e chiedere alla maggioranza di trattare con Bruxelles anche per ciò che interessa davvero i cittadini.
INSIEME sin dall’arrivo sulla scena del Mes sanità, siamo esattamente al dicembre di tre anni fa, si adoperò in sostegno della sua utilizzazione (CLICCA QUI) sostenendo che “adeguatamente chiarito nella sua disciplina, possa rispondere al contrasto degli effetti del diffondersi della pandemia da Covid-19 e servire a ristrutturare tutto il Sistema sanitario italiano che nel corso del 2020 ha mostrato tutti i suoi limiti, soprattutto a causa della non adeguata presenza della medicina di territorio. In quella occasione sostenevamo che l’attivazione del Mes sanità ci avrebbe sottratto “alle forche caudine della mutevolezza e delle oscillazioni dei mercati finanziari e registrerebbe costi più contenuti rispetto ad altre forme di indebitamento, oltre che poter beneficiare dei diritti degli OMT (ossia della garanzia della BCE).
Non siamo stati ascoltati e oggi stiamo a contemplare le gravi difficoltà che attanagliano la nostra Sanità.