Monsignor Luigi Renna, Arcivescovo di Catania, è il presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali. A Trieste, dal 3 al 7 luglio, prima con Mattarella e poi con Papa Francesco, si è speso molto per la riuscita di questo evento che metteva al centro valori come quelli della democrazia e della partecipazione. Monsignor Renna sogna un “umanesimo inclusivo” e pensa soprattutto al dopo di questo evento importante. ACI stampa lo ha raggiunto a Trieste e gli ha chiesto il motivo:

Lei, Monsignor Renna, è il presidente del Comitato scientifico e organizzatore di questa “settimana speciale”. Come è andata? Quali frutti avete raccolto e…ci sarà anche un post?

La Settimana Sociale dei cattolici è andata molto bene. Al di là delle aspettative ,abbiamo cambiato alcune modalità, l’abbiamo resa più inclusiva, non solo quindi destinata ai delegati delle diocesi e delle aggregazioni laicali, ma anche a chi volesse iscriversi per partecipare soprattutto alle “piazze della democrazia” e ai “villaggi delle buone pratiche”. Siamo stati quindi più di 1000 persone. Abbiamo ascoltato delle bellissime relazioni. Naturalmente quella del Presidente della Repubblica e del presidente della Cei sono i due fari. Però ci sono state anche altre relazioni. Ma soprattutto si è lavorato molto, nei “tavoli della partecipazione”. I delegati, divisi in gruppi con un metodo specifico, si sono riuniti dal primo giorno fino all’ultimo per 5 ore. Questo ha permesso di elaborare un pensiero e anche di fare delle proposte che naturalmente guardano al dopo Trieste. Noi ci teniamo a sottolineare che non si è trattato di un evento, si è trattato piuttosto di un processo che ha una preparazione sui territori, una celebrazione e poi una ricaduta in tutta Italia, con dei mandati che sono raccolti e che riguardano alcuni aspetti della vita sociale, della vita politica, nella quale tutti i cattolici possono essere impegnati e dare la proprio testimonianza.

Il Cardinale Zuppi ha detto che “non c’è democrazia senza un noi”, mentre il Presidente Mattarella ha detto che la “democrazia sono le persone”, lei che ne pensa?

Guardi questo è il pensiero sociale della Chiesa, non ci può essere che una convergenza. I principi della dottrina sociale della Chiesa sono la persona, il bene comune, la solidarietà sociale, la sussidiarietà e quando si parla di persona bisogna considerare che la persona è tale dal primo istante del suo concepimento sino alla fine naturale della sua vita. Tutte le persone hanno i loro diritti, quindi i diritti del lavoro, i diritti degli immigrati, quelli dei diversamente abili. Possiamo dire che è un umanesimo inclusivo quello che ci richiama al termine persona.

Al centro congressi di Trieste abbiamo conosciuto la sede del Progetto Policoro, ci sono i giovani e il lavoro. Come è possibile oggi unire queste due realtà?

Per quanto riguarda i giovani dobbiamo dire che alla Settimana sociale abbiamo avuto una grandissima presenza di giovani che ha stupito persino il Presidente della Repubblica e i giovani oggi possono accedere al lavoro nella misura in cui hanno degli strumenti che li preparano a questo. Bisogna combattere uno dei mali che non permette a tanti giovani di avere una qualifica, il potenziamento anche della scuola che deve formarli e che deve anche creare delle alleanze non fittizie neppure di corto respiro, ma in generale tutto il mondo dell’imprenditoria.

A Catania avete delle iniziative, dei progetti legati alla democrazia?Abbiamo un cantiere per Catania che è anche una scuola di formazione all’impegno socio politico, possiamo dire che la diocesi è presente con alcune sue buone pratiche, oltre che con i suoi delegati che permettono di indicare il quadro della città di Catania.

Veronica Giacometti

Pubblicato su www.acistampa.com

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