Se qualcuno – in particolare i cattolici che vi aderiscono – avesse ancora dubbi sulla deriva radicale del PD ha provveduto Eddy Schlein a fugarli.
Il sostegno alla candidatura radicale di Cappato, condiviso con Azione e +Europa, non può essere derubricato – men che meno in una provincia come quella di Monza – ad espediente tattico locale.
Che si intenda creare un’aggregazione elettorale sufficientemente vasta da contrastare il passo ad Adriano Galliani, candidato della destra, gradito alla famiglia Berlusconi, è argomento del tutto risibile. A meno che questo sia l’ esito inevitabile di un tale smarrimento della funzione propria del partito, al punto che, deprivato del suo orientamento culturale originario, si riduce al ruolo di attore disanimato, impegnato in una nuda e cruda rincorsa di potere. Non si vede, altrimenti, perché una forza del peso e della storia del PD – supposto erede delle grandi tradizioni popolari della prima repubblica – debba accondiscendere ad indirizzi che siano espressione di una cultura del tutto differente dalla sua, se non perché, di fatto, ne condivide l’ impostazione.
Non ha avuto torto chi, anche su queste pagine, ha da tempo sostenuto come l’involuzione radicale del PD altro non sia se non l’inevitabile approdo di un processo di reciproca elisione di culture politiche di matrice popolare, eppure dissimili e sostanzialmente incomponibili, allorché si tocchino le corde più profonde dell’ identità di ognuna.
Generando un “vacuum” di cultura politica che le vuote locuzione della “vocazione maggioritaria” prima e del “campo largo” poi non hanno potuto, in nessun modo, colmare. Con il che il PD, privo di una propria effettiva intelaiatura ideale e politica, ha finito per cercare protezione nel guscio ideologico della cultura radicale.
Non a caso, fin dalle politiche dello scorso anno, il leitmotiv della sua campagna elettorale furono i cosidetti “diritti civili”.
Non si dica, dunque, che quello di Monza è una sorta di episodio a sé stante o sia pure un passo falso imposto dalla Schlein. E’ molto di più. Una precisa scelta di campo non solo politica, ma espressamente culturale, soprattutto nel senso “etico-antropologico” del termine.
In buona sostanza, peraltro, la scelta del PD di sostenere Cappato a Monza, oltre che un sonoro schiaffo ai suoi militanti locali, è un gratuito “assist” alla destra, verso la quale si rischia di spingere, a maggior ragione, importanti ambiti di elettorato cattolico.
I cattolici, appunto. L’ argomento esige di essere trattato ad hoc. Ma, intanto, non è tempo che i cattolici, o popolari che siano, ancora impegnati nel PD riconsiderino seriamente la loro collocazione e, una volta per tutte, ne traggano serenamente le conclusioni?
Domenico Galbiati