“perché non dare al mondo presente una prova che solo l’accordo, il negoziato, l’edificazione comune, l’azione e la missione comune per l’elevazione comune di tutti i popoli sono gli strumenti che la Provvidenza pone nelle mani degli uomini per costruire una storia nuova e una civiltà nuova?” Giorgio La Pira.
C’è ancora spazio per una conferenza di pace ed unire le forze per impedire la prosecuzione della follia della guerra odierna, partendo da una coraggiosa e forte mobilitazione popolare di tutte le città del mondo nello spirito della convivenza pacifica di Giorgio La Pira?
In una spirale così distruttiva delle città e dell’umanità ucraina e non solo – offesa dalla barbarie dei tanti “demoni della guerra” e che ci lascia smarriti e fortemente preoccupati per gli imprevedibili sviluppi nell’”aiuola che ci fa tanto feroci”- si staglia come un esempio da seguire la nobile figura di La Pira, un gigante cristiano, che parlò ed agì ovunque e con chiunque, per comunicare la propria convinzione, in coerenza con il Vangelo: si vis pacem, para pacem.
“Edificare la pace – o spezzare la pace- non è più opera che spetti a coloro che sono preposti alla direzione della vita politica degli Stati e delle nazioni. Consiste sempre più in un processo di edificazione che esige vaste analisi e tocca tutti gli interessi più vitali della comunità umana. La parola ultima, la più impegnativa e decisiva, spetta ormai direttamente, in certo senso, ai popoli”
Ancora una volta il luminoso insegnamento di Giorgio La Pira ci invita a non rinunciare alla speranza e ad un rivoluzionario e pacifico coinvolgimento diretto -dal basso- di tutte le città “ come libri vivi della storia …ciascuna è legata a tutte le altre: formano tutte insieme un unico grandioso organismo ”portatrici di proposte di pace e non di afflizione, nella prospettiva storica del disarmo universale e della trasformazione dell’arsenale atomico in aiuti economici ai Paesi del Terzo Mondo.
E allora perché non pensare a Messina- condividendo l’idea del giornalista Lucio D’Amico della “Gazzetta del sud di Messina” – come sede di una conferenza di pace. Sogno o utopia?
Ricordiamo il profondo legame di La Pira verso la città di Messina che lo ha visto crescere negli studi e maturare nella fede cristiana; e in una delle baracche del post-terremoto del 1908, allora molto giovane con Quasimodo e Pugliatti amava leggere i romanzieri russi, in particolare Dostoevsckij; la città dello stretto ancora oggi riconoscente nei confronti dei marinai russi venuti in soccorso della popolazione di Messina e di Reggio nel terremoto del 1908; e che fu sede nel 1955 dell’incontro (organizzato dal ministro degli Esteri, il messinese Gaetano Martino) tra i sei paesi membri della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, all’origine dell’Unione Europea.
L’ impegno profetico e politico di Giorgio La Pira per la pace e per la convivenza umana, a partire dal tessuto delle città, delle famiglie e delle generazioni, non sempre però viene conosciuto in profondità specialmente dalle nuove generazioni.
Partiamo dalla più importante missione di pace: quella del 1959 in Russia, in piena guerra fredda.
Giorgio La Pira amava ripetere: “Dio mi ha fatto e ha rotto lo stampo”. E ci rideva su di gusto. Il professore era convinto che fosse arrivato il tempo in cui si sarebbe realizzata la profezia di Isaia: «La strada non solo del disarmo e perciò della cessazione delle guerre e della genesi della pace universale, ma altresì della fioritura della civiltà per sradicare ovunque la schiavitù e la tirannia».
Oggi, il professore, nonostante la drammaticità della guerra odierna- ne siamo certi- avrebbe ugualmente fatto tutto il possibile: “perché la pace è sempre possibile”; pronto ancora una volta a proporsi come messaggero di pace “ per riaffermare- nel quadro di bellezza e di luce cristiana della città di Firenze- la comune volontà di pace e di fraternità che anima tutti gli uomini: perché tutti gli uomini sono fratelli avendo Dio per comune Padre e Cristo per comune Redentore”( Quinto congresso per la pace e la civiltà cristiana, 21e 27 giugno 1955)
A questo obiettivo il sindaco santo ha dedicato tutta la sua vita e tutte le sue energie, certo che si sarebbe avverata la profezia dell’Apocalisse “ sul regno di mille anni di pace”.
Lo ha perseguito -con tutti i mezzi e in ogni occasione- attraverso i convegni internazionali, gli appelli ai capi di Stato e di governo e “i viaggi-missioni di pace”.
Il 4 luglio 1957 Giorgio La Pira, come sindaco di Firenze, scrisse una lettera a Nikita Krusciov, primo segretario del Partito Comunista Sovietico.
Il sindaco santo rivelava che l’espressione “se Dio esiste” ricorreva spesso nei suoi discorsi e “già porre questa domanda significa possederne nel cuore Dio stesso”. Lo invitava, poi a compiere un deciso gesto di pace verso la Chiesa Cattolica e “un atto deciso che desse al popolo magiaro la libertà religiosa e politica che invoca”.
Infine, aggiungeva: “Voi siete uomo capace di fare le cose più imprevedute e più audaci. Voi potreste davvero dare ai vostri popoli e ai popoli della terra la sensazione precisa che l’era della pace e della fraternità e della prosperità delle nazioni è finalmente scoccata davvero. Mi ha spinto a scrivere l’amore per la pace, la speranza in un’epoca nuova per le Nazioni, e la dolce profezia della Madonna che vide a Fatima spuntare sull’orizzonte della Russia e del mondo un’alba di pace vera e di vera libertà e fraternità fra tutti i popoli”.
Agosto 1959: Giorgio La Pira “rompe il ghiaccio”, nei contatti diretti fra politici occidentali e sovietici, compiendo una “visita diplomatica” nell’URSS. Lo accompagna il giornalista Vittorio Citterich; è un suo amico e collaboratore nell’azione politica, cosmopolita e anch’egli fervente sostenitore della pace fra i popoli: pochi anni dopo diviene il corrispondente della RAI da Mosca. Poco prima, il 13 Luglio, La Pira è stato a Fatima; ha anche ottenuto il permesso per visitare il Carmelo di Santa Teresa, a Coimbra, dove vive e prega Lucia. E poi, a Lisbona, dal cardinale Cerejeira ha ricevuto la benedizione, nonché l’avallo a riferire in Russia il contenuto di quanto la Madonna rivelò a suo tempo alla pastorella: Lei-gli disse il Cardinale- è l’unico che può andare così lontano poiché lo conoscono ovunque, anche in Russia, come un fedele devoto di Cristo Re e di Maria Regina della Pace”.
È un fatto: “le apparizioni mariane sono segni forti dell’intervento di Dio nella storia umana”. La decisione di andare a Mosca si lega al desiderio di realizzare il primo pilone del “ponte mariano” per la conversione della Russia. Ravvivare lì il patrimonio spirituale cristiano, richiede di portare in loco ogni contributo utile; e conta molto anche una scintilla, dato che “poca favilla gran fiamma seconda” (Pd, I, 34), ossia asseconda, produce: verso dantesco diventato proverbiale.
Il clima politico e culturale internazionale risente delle grandi speranze suscitate dal XX Congresso del PCUS, nel 1956, con la denuncia dei crimini staliniani. Il leader sovietico Kruscev è favorevole alla distensione nei rapporti internazionali, anche se all’interno ancora reprime l’espressione della religiosità. Eppure un incontrarsi proficuo di contrastanti ideologie politiche, nel riconoscimento reciproco alla luce di valori -e diritti- umani universali, pare essere allora a portata di mano.
Verranno poi ulteriori, duri confronti tra i due “blocchi”, col prosieguo della “guerra fredda” e dell’incubo di una distruzione nucleare planetaria. Ma riguardo al processo dell’affermazione dei diritti umani, le scelte di vita e le -generose e tutt’altro che velleitarie- iniziative attuate in quegli anni di disgelo, si configurano come semi benefici, avendo orientato lo svolgersi degli eventi al progressivo affermarsi delle libertà personali e politiche.
In tutto ciò, rientra a pieno titolo l’azione “diplomatica”, che è insieme mediatrice e missionaria, di La Pira. Radicata nella sua personalità, inscindibile dalla fede religiosa profondamente vissuta, essa scaturisce da un idealismo cristiano traslato in pensiero politico. Che ha una componente anche visionaria; eppure va ritenuto ancorato alla realtà, dato che soltanto sul piano dell’universalismo “trascendente” -pure Dante confida nell’unità cristiana, quale giustificazione di un impero superiore alle varie articolazioni politiche- si può allora sperare di cambiare le cose, coinvolgendo dall’interno il mondo comunista. Del resto portatore di una visione storico-economica opposta, inconciliabile, rispetto al liberalismo e al modello occidentale. La Pira sa -lo condivide anche con Dante- che la pace va posta al centro: se con essa tutto è possibile, senza, tutto è perduto. È documentato che sull’aereo russo diretto a Mosca il prof. La Pira -tra le altre cose (recita pure il rosario) – parla con Vittorio Citterich di Dante Alighieri… forse in questo modo…
Giorgio La Pira ha aperto un’edizione in formato tascabile della Divina Commedia, che porta sempre con sé; e legge, dal Paradiso, la preghiera di san Bernardo alla Vergine Maria:
“Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
E poi:
Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
CITTERICH: sono sempre felice di ascoltarla, e ogni volta resto sorpreso. Trovo bellissima la sua lettura di questi versi e credo che Dante lo abbia spesso ispirato
G.LA PIRA: Dante nel De Monarchia, fa dell’unità del genere umano, conseguita sotto Augusto, una grande prospettiva universale; di fatto sarebbe il fine irreversibile della storia del mondo. magnus ab integro saeculorum nascitur ordo, dice “profeticamente” Virgilio, considerando -nel quadro del “destino di Roma”- l’instaurarsi e svilupparsi del periodo augusteo. La pace e la civiltà che affratellano, che creano una superiore unità fra i popoli della terra determinano l’approdo –ultimum finem omnia nostra– del corso della storia: la navigazione dell’umanità nel fluire del tempo di cui dispone
CITTERICH: proprio la pienezza dei tempi secondo san Paolo
G. LA PIRA: ora, nel cielo di Giove, Dante propone l’instaurarsi di un messaggio cosmico diretto al mondo: è fatto di luci che roteando e via via accostandosi, compongono un’affermazione che ha una matrice biblica: “DILIGITE IUSTITIAM QUI IUDICATIS TERRAM”.
CITTERICH: è il primo versetto del libro della Sapienza!
G. LA PIRA: al centro del testo biblico è la condizione del giusto: gli empi lo perseguitano “con ingiurie e tormenti/ per conoscere la sua mansuetudine/ ed esperimentarne la pazienza”.
Per Dante, il male, di cui “la terra cristiana tutta” è contagiata e sofferente, è la corruzione legata al potere politico viziato dalla superbia che, a suo profitto, disumanizza ogni soggetto: individui, popoli, istituzioni, confraternite e ordini. Il nucleo delle sue idee morali e politiche -come emerge dalla figura del console romano Caro Fabrizio Luscino (Purgatorio, canto XX)- è che la salute della patria non ha prezzo, la dignità e la legittimità della funzione politica sta nel non vendersi di chi la esercita; perché ciò significa corromperla senza rimedio.
Ogni potere che si snaturi dalla sua ragion d’essere nei confronti di Dio e del popolo cristiano è cieco, e decade a bestiale prepotenza. Produce sangue, frode, tradimenti e impedisce l’ordine sulla Terra. Questa facoltà di elevarsi e di congiungersi a Dio permette all’uomo di superare il male assoluto, con il senso di giustizia e di umanità.
Aspirazioni e azioni volte a raggiungere alte mete nella società non possono svilupparsi, se non corrispondono all’ascolto della parola di Dio e alla sua messa in atto; altrimenti rappresentano un frutto avvelenato dalla superbia e il loro espandersi è causa di rovina per l’umanità.
Caro Vittorio, la discendenza di Caino non è finita e l’assassinio dell’uomo come quello delle nazioni non cessa di esercitare il suo fascino, ma Dio non abbandonerà questa umanità cosi dolorante che ha per capi più lupi che pastori, e la materna protezione di Maria non lascerà senza aiuto tanti figli oppressi che in lei confidano. Come afferma Aristotele (Etica Nic.V,6) “se l’uomo si costituisce alla legge diventa tiranno; non è tale quando invece egli è custode della legge e, perciò, della giustizia e dell’uguaglianza”.
L’aereo atterra all’aeroporto di Vnukovo. E’ il 14 agosto 1959. Giorgio La Pira e Vittorio Citterich sono accolti dal signor Gubin, deputato al Soviet Supremo, da un funzionario e da un interprete.
A Gubin che gli augurava un lieto soggiorno nel nostro Paese. “ogni uomo sovietico sarà felice di darle il benvenuto”. “Vede, signor Gubin, -gli rispose La Pira-guardando qualche attimo fa, Mosca illuminata, mi sono ricordato di una visione della Gerusalemme celeste che ebbe il vostro grande Santo, Antonio di Kiev. E ho pensato, ammirando la bellezza di Mosca, che ogni città in un certo senso è l’immagine terrena della città di Dio, la Gerusalemme celeste. E’ per questo che ogni città, in qualche modo, è sacra. Perciò le città non vanno toccate, non vanno distratte dalla guerra. bisogna consegnarle, intatte ed arricchite, alle generazioni future. Ecco, dunque un motivo per cui non bisogna mai più fare la guerra, ma costruire la pace”.
Lunedì 17 agosto 1959 ebbe luogo la visita al Soviet Supremo al Cremlino, che doveva iniziare alle 10. Arrivarono con più di un’ora di ritardo per un contrattempo.
Paletzkis il vicepresidente del Presidium del Soviet supremo invita tutti quanti i presenti a sedersi al tavolo della storica sala del Cremlino.
Sediamoci e cominciamo a discutere sui contributi che si possono dare alla coesistenza pacifica, come afferma il nostro presidente Kruscev. Noi confidiamo nella sua fede, professor La Pira, ma crede lei che i capitalisti vogliano davvero coesistere con il nostro socialismo anziché distruggerlo con la superiorità delle loro bombe?
Giorgio La Pira: Credo che la Provvidenza di Dio in quest’epoca di apocalisse nucleare sia più forte dei capitalisti. Occorre adeguare la nostra azione comune ai segni dei tempi.
Paletzkis: Interessante. Ci spieghi in dettaglio il suo ragionamento. Che cosa propone?
G. LA PIRA: “signori, io sono credente cristiano e dunque parto da un’ipotesi di lavoro per me non soltanto di fede religiosa, ma razionale, direi scientifica. Credo nella presenza di Dio nella storia, e la resurrezione di Cristo è evento di salvezza che attrae a sé i secoli e le nazioni; credo nella forza storica della preghiera. C’è chi ha le bombe atomiche: io ho soltanto la preghiera; che vale più delle bombe, per chi sia costruttore di pace. E siccome ogni ponte ha due piloni, sono stato a Fatima, santuario occidentale dove la Madonna ha promesso la pace collegandola alla tradizione cristiana della Russia. Si realizza così un ponte di preghiera per sostenere, come anch’io posso, questa edificazione della pace fra Occidente e Oriente nella quale tutti siamo impegnati e che il mondo aspetta. Dunque, signori del Soviet supremo, il nostro comune programma costruttivo, il nostro disegno architettonico deve essere in questo dare ai popoli la pace, costruire case, fecondare i campi, aprire officine, scuole, ospedali, far fiorire case, fecondare i campi… a pace deve essere costruita a più piani, a ogni livello, della realtà umana, economica, sociale, politico, culturale, religioso”.
Nei giorni 19, 20 e 21 agosto il sindaco di Firenze e Vittorio Citterich, insieme Bajan e ad altri accompagnatori, visitarono Kiev, la città attraversata dal fiume Dnieper che fu la culla del cristianesimo russo, dove negli ultimi anni del secolo X San Vladimiro, principe di Kiev, fece battezzare il suo popolo.
Il 27 andarono a Leningrado. Mentre passavano davanti alla cattedrale della Madonna di Kazan, trasformata in museo dell’ateismo, La Pira si tolse il cappello e si inchinò. Una vecchietta si avvicinò e domandò agli accompagnatori: “Chi è quest’uomo che si è inchinato davanti alla chiesa in cui è custodita l’icona della madre di Dio” “E il sindaco di Firenze -le fu risposto- un ospite straniero”. La vecchietta: “E voi compagni, che avete tutti il cappello in testa, non vi vergognate davanti a uno straniero che mostra rispetto davanti alla nostra Madonna di Leningrado’”. Poi strinse la mano a La Pira e gli disse “Dio ti benedica”.
Prima di lasciare Mosca per ritornare in Italia, fu ricevuto dal metropolita Nicola, che era in quel periodo la più alta autorità religiosa dei cristiani ortodossi, dato che il patriarca Alessio era in riposo a Odessa.
Il metropolita accolse il sindaco di Firenze con queste parole “sia benvenuto il nostro amato ospite. Noi sappiamo che è un vero cristiano, noi conosciamo le sue iniziative di pace. Lei è l’uomo che porta il ramoscello dell’ulivo”.
La Pira rispose che era venuto a portare il suo omaggio, devoto al Patriarca della Chiesa russa e al metropolita di Mosca e a pregare i grandi Santi della Russia. “il mondo nuovo ha bisogno di pace vera e unità autentica al mondo e che debbono ricostruire una casa comune fondata sulla roccia”.
Il 5 novembre 1961 il consigliere dell’ambasciata sovietica a Roma consegnò a La Pira una lettera di Krusciov, nella quale il primo ministro dell’URSS si dichiarava favorevole alla pace e al disarmo: “I popoli dei nostri paesi uniscano i loro sforzi per la più rapida soluzione del problema del disarmo generale e completo, per la piena ed incondizionata proibizione delle armi atomiche, per la salvezza dell’umanità dalla minaccia di una nuova guerra mondiale ”.
Nino Giordano