La campagna elettorale per le europee si contraddistingue per essere troppo impostata, sulla ricerca di consensi basata sulle risorse del PNRR dimenticandone la scomoda pregiudiziale :senza riforme nessun finanziamento. In coraggiosa controtendenza Irene Tinagli, Presidente della Commissione Economica al Parlamento EU , ha polemicamente ricordato che il PNRR si chiama “Next generation”e non “Next election”per sottolineare che non e possibile essere compatti quando c’è da prendere i soldi e dividersi quando c’è da rispettare gli impegni per a realizzare le necessarie riforme.
In effetti, dal 10 giugno non e più possibile continuare ad illudersi su un’Europa generosa erogatrice di risorse finanziarie perché, a seguito dei vincoli posti dal nuovo Patto di Stabilita, l’Italia dovrà tagliare la spesa per 13 miliardi. Che fare ? Aumentare le imposte, dato il livello già insopportabile della pressione fiscale, non è praticabile cosi come ricorrere al finanziamento a debito. Unica strada percorribile è quella indicata da Mario Draghi nel suo Rapporto sulla competitività dell’Europa nel quale individua come obiettivo fondamentale quello di assicurare debito pubblico a livello UE, perché l’emissione di debito comune per finanziare investimenti “migliorerebbe lo spazio fiscale collettivo a nostra disposizione”.
In particolare, se è l’uso che si fa delle risorse a rendere il Debito Buono o Cattivo è necessario individuare un comparto della Pubblica amministrazione che assicuri di non destinare le risorse finanziarie alla spesa storica che, essendo improduttiva perché destinata solo a produrre consensi, alimenta solo il Debito Cattivo.
Allo stato attuale, a seguito della riforma del Codice dei Beni Culturali realizzata dal Ministro del tempo Dario Franceschini, l’unico comparto della P.A. che assicura un uso delle risorse che produca Debito Buono è quello dei Beni Culturali, essendo regolamentato non più da “un’amministrazione di procedura “ma da “un’amministrazione di risultati”, con la conseguente conciliazione tra il profilo analitico e quello quantitativo e la relativa declinazione, in termini operativi .Ne è derivata una procedura di valorizzazione dei Beni Culturali che, grazie alla contabilizzazione degli effetti economici, assicura le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica, consentendo di poter valutare ex ante gi effetti e correggerli evitando risultati inattesi ed ormai non più modificabili .
Quanto al costo dei titoli del debito pubblico comune è particolarmente basso rispetto a quello che l’Italia avrebbe ottenuto da sola e per di più concede tre anni per la restituzione. Pertanto, il maggior aumento di produttività, derivante dalla sostituzione della spesa storica, genererà, nel tempo concesso, i flussi di cassa aggiuntivi necessari per recuperare il contenuto costo del debito con l’UE
La possibilità di declinazione operativa negli strumenti di programmazione, assicurando la compatibilità delle scelte d’investimento con il complessivo equilibrio dei costi , rende produttivo di Debito Buono l’uso delle risorse destinate a finanziare col ricorso ai titoli del debito pubblico comune il recupero dei centri storici, gli investimenti degli enti locali nel turismo nei musei ,
Sara così possibile rispondere all’appello di Mario Draghi recuperando spazi nel bilancio dello stato grazie al finanziamento ottenuto con i titoli del debito comune. Inoltre , seguendo questo esempio, sarà possibile ricorrere alla conciliazione tra il profilo analitico e quello quantitativo anche per elaborare correttamente i Piani Strategici delle Città Metropolitane e, nelle sette regioni che ne sono prive, definire le mediazioni compensative trai diversi livelli di governo locale. Infine, in alternativa al Debito Cattivo prodotto dalle infrastrutture idriche meridionali, l’Acquedotto Pugliese, il più grande di Europa può, per gli ottimi risultati gestionali, produrre il Debito Buono che l’abiliti a Gestore Unico del Servizio idrico del Mezzogiorno.
In conclusione, la risposta a Mario Draghi dei Beni Culturali come leva finanziaria degli investimenti non a carico dello Stato deve indurre a non dividersi più quando si parla di riforme. Infatti, realizzando anche negli altri comparti della P.A. una gestione impostata sulla conciliazione tra il profilo analitico e quello quantitativo e possibile rimediare al taglio dei 13 miliardi coni nuovi spazi creati nel bilancio dello stato e l’eliminazione della spesa storica, produttrice di Debito Cattivo. Si eviterà, cosi, di ricorrere ai tradizionali tagli orizzontali della spesa pubblica, un insuccesso di efficienza ed equità, perché generalizzati e di egual misura, indipendenti da parametri legati alle caratteristiche e al merito dei soggetti destinatari dei tagli.
Antonio Troisi