Prima di cantar vittoria… Almeno sui temi più caldi dell’economia, della produzione e dell’occupazione è opportuno dare un po’ di tempo al tempo.
Dopo le roboanti dichiarazioni di questa estate, con l’arrivo dell’ora solare le ombre prendono più corpo rispetto alle luci. E si è costretti a fare i conti con i numeri.
I dati Istat di settembre ci dicono che il numero di occupati diminuisce (-0,3% -63.000 unità), attestandosi a 23,98 milioni; su base mensile il tasso di occupazione scende al 62,1% (-0,1 punti), quello di inattività sale al 33,7% (+0,2 punti), mentre il tasso di disoccupazione è stabile al 6,1% e quello giovanile sale al 18,3% (+0,3 punti).
L’occupazione è in calo tra uomini e donne, tra i dipendenti, tra i 15-24enni e i 35-49enni, mentre resta sostanzialmente stabile per gli autonomi e per chi ha almeno 50 anni, mentre aumenta tra i 25-34enni. Il numero di persone in cerca di lavoro diminuisce (-0,9%, pari a -14.000 unità) tra gli uomini e tra chi ha 35anni o più, mentre aumenta tra le donne e gli under 35. Il numero di inattivi cresce (+0,4%, pari a +56.000 unità) per uomini, donne e tutte le classi d’età, diminuendo solo tra i 25-34enni.
Contemporaneamente, nell’appena passato mese di ottobre, è calatadei consumatori e delle imprese (da 98,3 a 97,4 e da 95,6 a 93,4 rispettivamente). L’Istat ci dice che si è creato un diffuso peggioramento delle opinioni sulla situazione economica generale e su quella futura. Così, tra le imprese, l’indice di fiducia diminuisce nella manifattura (da 86,6 a 85,8) e, soprattutto, nei servizi di mercato (da 100,4 a 95,3) mentre cresce nelle costruzioni (da 101,9 a 103,9) e nel commercio al dettaglio (l’indice passa da 102,3 a 103,7). Peggiorano i giudizi sul livello degli ordini e le aspettative sul livello della produzione; le scorte sono in riduzione rispetto al mese scorso. In particolare, nel comparto dei servizi di mercato, i giudizi sia sugli ordinativi, sia sull’andamento degli affari peggiorano in materia significativa.