Questo articolo è stato preparato prima che arrivasse il secondo “intoppo”, ancor più clamoroso del primo quando quattro dei sedici migranti primi “croceristi” sulla tratta croceristica con l’Albania erano stati di tutta fretta reimbarcati in direzione Italia, e cioè la clamorosa decisione del Tribunale di Roma che tutti quanti avrebbero dovuto ritornare indietro perché i loro due paesi di provenienza, Egitto e Bangladesh non sono affatto sicuri e non garantiscono lo stato di diritto richiesto dai parametri internazionale. La prima crociera, insomma, è andata a farsi benedire.

 

Tempo fa si usava citare vagamente uno “zio Tom” che dall’America ci avrebbe potuto mandare “un sacco di soldi”  come auspicio vagheggiato ingenuamente e bonariamente. Ora si può ben dire che l’America è qui – a palazzo Chigi … – e che è Giorgia la zia ricca e larga di maniche dato che ha investito almeno 670 milioni, più ammennicoli vari, per la costruzione delle squallide strutture logistiche nel territorio “amico” dell’Albania. Per non dire poi delle ingenti spese per il trasporto marittimo di un esiguo gruppo di disperati migranti che ci costa 18 mila euro per ognuno! E addirittura quattro dei sedici abbiamo dovuto reimbarcarli perché minori o fragili, quindi ulteriori spese (extra) a carico del bilancio statale.

Un aspetto molto grottesco, tra l’altro, mostratoci dalla libera televisione “commerciale” e mai dalla RAI-serva del potere, è la creazione improvvisa della trattoria Meloni con tanto di pittoriche immagini della mitica presidente(ssa), una delle quali la vede abbracciata al socialista capo Governo, Rama. Ristorante che risulterebbe gestito da persona avvezza a “frequentazioni pericolose”: no comment.

“Operazione andirivieni”, così l’ha definita Michele Serra ironicamente ed ha colto nel segno: complessa, costosa economicamente senza un controllo efficace, discutibile sotto il profilo ideologico e della propaganda a fini elettorali. E’ opportuno ed anche corretto istituzionalmente che la Presidente Von der Laien l’abbia giudicata in modo non sfavorevole; ma, certamente, non come un modello da seguire in ambito europeo. Interpretazione, codesta, proveniente da parte dell’esecutivo, che appare faziosa se non addirittura falsa.

Ospite a “Piazza pulita” il ministro dell’Interno, Piantedosi (già capo di Gabinetto dell’allora ministro Salvini), s’è prodigato sul punto nell’affermare che l’hot-spot in questione sarà luogo in cui verranno rispettati rigorosamente tutti i diritti umani, precisando di essere assolutamente d’accordo con il Presidente Mattarella che, proprio in occasione dell’inaugurazione del “nostro” centro d’accoglienza, ha rilanciato un severo monito a carattere umanitario nel segno della storica ospitalità che caratterizza i tratti essenziali del popolo italiano. E dunque, come si diceva … il tempo è galantuomo e sapremo concretamente se le condizioni logistiche sono in linea con i crismi di una nazione G7 e adeguati alla millantata civiltà occidentale, se le persone extracomunitarie, irregolari ex lege Bossi Fini avranno regolare facoltà a ricorrere avverso un provvedimento di espulsione e reimpatrio e di poter avere assistenza legale.

Intanto permangono non poche perplessità su questo, presunto, modello di (non) accoglienza ed in particolar modo sul rapporto, pessimo direi, costi-benefici che sta distinguendo un tipo di amministrazione alquanto leggera, anomala e forse neanche trasparente. Attendiamo, fiduciosamente, l’esito del controllo di legittimità contabile a cura della Corte dei conti.

La morale: i cosiddetti falchi anti-immigrazione sono nient’altro che l’ultima, orribile forma di razzismo, modello Vannacci, di un occidente opulento verso “poveri cristi” del terzo o quarto mondo che non siamo stati capaci di aiutare a progredire?

E mentre assistiamo a tutto ciò, registriamo che la spesa sanitaria ha toccato il minimo storico del 6% sul PIL, ma ci viene assicurato da fonti governative che nella legge finanziaria non sono previsti tagli. La speranza è l’ultima a morire.

Michele Marino

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