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Onore agli eroi e santi moderni, morti a Gaza per portare aiuto

Tutte le vittime innocenti sono uguali e suscitano sdegno e senso di impotenza. Ma in taluni casi danno il segno di quelle cose belle e positive che l’umanità riesce comunque ad esprimere. Tra le polveri dei bombardamenti, gli accanimenti reciproci, le uccisioni inutile e crudeli viene ogni tanto la conferma che una sorta di eroismo e di santità comunque alberga tra di noi. Gente che a rischio della propria vita si sporge sugli ultimi sapendo benissimo che può toccare anche a loro là dove, come si diceva un tempo, “pietà l’è morta”.

Ne hanno uccisi altri sette di operatori umanitari a Gaza. Loro, dai nomi sconosciuti, e provenienti da vari angoli del mondo, sapevano che poteva succedere. Eppure erano là. Finiti uccisi mentre distribuivano il cibo per conto di un’organizzazione internazionale, la World Central Kitchen (WCK), fondata da un cuoco che, adesso, è costretto a sospendere la propria missione per non rischiare altre vite tra i propri volontari.

Altro sangue innocente sulla coscienza dei capi di Hamas che hanno scatenato il terrore il 7 ottobre scorso e dei vertici israeliani che hanno innescato una folle risposta che ha portato il numero dei morti a pochissimo meno di 33 mila. E tra questi, secondo The Aid Worker Security Database (CLICCA QUI), dallo scoppio della guerra di Gaza sono state ben 196 quelli registrati tra i funzionari internazionali e i volontari impegnati nel portare aiuti agli oltre due milioni di abitanti della Striscia.

E’ il caso di sorvolare in questo momento sul “teatrino” delle condoglianze e delle dichiarazioni ufficiali da parte dei responsabili israeliani che sapevano benissimo su chi stavano sparando visto che tutte le operazioni umanitarie devono essere coordinate con l’esercito dello Stato ebraico. Qualcuno di loro, dicendosi commosso, ha comunque ricordato che è guerra. Già, è proprio questo il punto… anche se più che di guerra bisognerebbe parlare di una vera e propria carneficina.

 

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