Ci ha lasciati padre Bartolomeo Sorge. Un Maestro. L’ho incontrato per la prima volta nel 1990 a Palermo, dove – attraverso il Centro Arrupe – era il riferimento principale di quella “primavera” di impegno sociale e politico per la lotta alle mafie e la ricostruzione morale della città.
Ho poi avuto l’onore di vederlo e sentirlo molto spesso, oltre che di leggere i suoi scritti. Era, appunto, un Maestro.
Maestro, innanzitutto, di una lettura “cristiana” della vita sociale che non aveva nulla a che fare con tentazioni integraliste o ideologiche. Assumeva la natura dei conflitti sociali (alla luce della “scelta preferenziale per i poveri”) e si sforzava di indicare il posto, il ruolo e le responsabilità personali e collettive che competono ai cristiani dentro questi conflitti.
Maestro, poi, di impegno civile, col suo costante richiamo a non accettare mai il “male” insito nelle vicende umane, a non adagiarsi nella comoda neutralità, a testimoniare con coraggio un messaggio di “liberazione”. Maestro, infine, anche di “politica”. Non nel senso delle sigle e delle formule, ma in quello della sua insopprimibile “cifra etica”.
Magistrale in questo senso il suo ultimo libro, nel quale esortava a cogliere la insanabile diversità tra “Popolarismo” e “Populismo”.
La differenza, argomentava con il solito acume e la proverbiale schiettezza, sta nella qualità della “democrazia” e nella sua cifra comunitaria. Padre Sorge ci mancherà molto. Ma, in questa attraversata del deserto, il suo insegnamento ci sarà prezioso.
Lorenzo Dellai