Concordo con Giancarlo Infante, animatore infaticabile e attento di questo blog, nel considerare la sua creatura una palestra di esercizio del pensiero. Ho quindi deciso, di conseguenza, di continuare con gli esercizi e l’allenamento! Ringrazio intanto Giancarlo per la sua onestà intellettuale, per la sua pazienza, visto il super lavoro al quale lo costringo con i tanti “clicca qui, e per consentirmi di condividere quello che penso.

Con molta probabilità qualche lettore avrà trovato più interessante la premessa di Giancarlo al mio ultimo articolo piuttosto che l’articolo stesso, ma la cosa è fisiologica. L’importante è poter discutere liberamente.

Riconosco comunque di essere stato un po’ provocatorio, e da questo punto di vista mi fa piacere che la provocazione abbia sortito un effetto positivo. La sua premessa termina con una domanda ben precisa, alla quale proverò a rispondere: cercherò di essere sintetico, ma l’argomento è basilare e non sarà facile.

Il primo punto che voglio affrontare è l’accenno al grande Giorgio La Pira, figura che mi ha sempre colpito fin dal momento in cui mi recai, assieme ai miei nonni materni fiorentini, a visitare la cella numero 5 del Convento di San Marco, la sua casa. Si definiva “venditore di speranza”. Quello che penso sia il suo insegnamento più immediato, più pratico e più utile è l’impegno a ricercare, nelle tante controversie, i punti di convergenza, piuttosto che irrigidirsi sulle proprie convinzioni. Tutti vorremmo che le nostre idee fossero accettate e anche applicate, ma abbiamo imparato che le tifoserie, a partire dal calcio, possono spesso sfociare in conflitto aperto.

Riprendo le parole di Giancarlo:” Quella di La Pira (e di tanti altri direi io) è solo una scelta di animo e di ragionamento. Una scommessa, insomma, sul meglio degli esseri umani e sul loro grado di civilizzazione”.

Ringrazio anche Giancarlo per annoverarmi tra i seri “pacifisti”, ma dico subito che la definizione che ritengo più giusta per quanti si adoperano, o si sono adoperati, per la Pace, come La Pira, è “Costruttori di Pace”. Ancora meglio, ricordando l’assoluta necessità, invocata da Stefano Zamagni, di avere strutture planetarie di Pace, sarebbe ancora più calzante la definizione “Costruttori di strutture di Pace”. Allo scopo, come ho avuto modo di dire in precedenza (risparmio i vari click), servirebbe un’entità terza, ossia non allineata, e tale entità idealmente potrebbe essere l’Italia, contando, oltre che sulla presenza del Vaticano, anche sulla sua posizione geografica centrale sul Pianeta, ideale per un ipotetico arbitraggio: Roma caput mundi.

In mancanza di tali strutture, dobbiamo accontentarci di quello che c’è. Rispondendo alla domanda precisa di Giancarlo, ovvero se l’aspirazione alla Pace possa costituire l’unico metro di giudizio sul personaggio Trump, mi viene da dire: un Presidente americano che mette piede in Corea del Nord fa un atto rivoluzionario senza precedenti, un gesto spettacolare e denso di significati. Trump un pacifista? Non saprei, ma forse un aspirante costruttore di pace, e qui ripeto per la seconda volta le parole di Giancarlo:” Forse la sua è solo una scelta di animo e di ragionamento. Una scommessa, insomma, sul meglio degli esseri umani e sul loro grado di civilizzazione”.

Sempre per rispondere alla domanda, posso solo dire che forse la risposta si può trovare nelle priorità di ciascuno. Per quel che mi riguarda, la Pace mondiale è la priorità da cui discendono tutte le altre: senza Pace ogni altro settore delle attività umane è inficiato e ne risulta danneggiato.

Su tutto il resto si potrebbe disquisire a lungo, sempre tenendo presente che in campagna elettorale serve fare la tara su ogni dichiarazione: si cerca di blandire ora questa ora quella parte di elettorato, cosa in verità non entusiasmante. Non voglio fare il difensore di Trump, ma ad esempio, sul suo presunto razzismo, segnalo che è facile trovare su Ebay a 10 dollari una sua foto con il Reverendo Jesse Jackson, suo amico, dopo l’incontro Tyson-Spinks. Era anche amico di Cassius Clay, Michel Jackson e quant’altri, a smentire la cosa. Ma la sua più grande amicizia è stara sicuramente quella con John Kennedy jr: Trump, come Musk, era un convinto democratico, salvo poi essere stato costretto a rivedere le proprie posizioni. Musk si è offerto di fare la medesima intervista con Kamala Harris: nel caso la seguirò e farò qualche libera valutazione. Diverse sono ad esempio le posizioni dei due contendenti su aborto e farmaci che bloccano la pubertà.

Più complessa e articolata la sua posizione sull’immigrazione: secondo lui, e secondo Musk, il problema è tanto nel numero, cifra che potrebbe arrivare a 50, 60 milioni nel giro di pochi anni, destabilizzando la nazione, quanto nel fatto che, a loro dire, alcuni paesi si sono sbarazzati dei loro elementi più pericolosi inviandoli negli USA, minacciandoli nel caso volessero ritornare in patria. Anche Musk è seriamente preoccupato delle conseguenze sulla civile convivenza. Su questo e su altri punti si combatte la battaglia esistenziale tra Musk e Trump da una parte, e George Soros dall’altra, il cui figlio Alexander ha immediatamente appoggiato la candidatura Harris.

Per avere una visione più completa delle dinamiche che si svolgono sulle nostre teste, non possiamo dimenticare i giudizi sprezzanti di Musk sul World Economic Forum di Klaus Schwab. La critica di Musk espressa in vari interventi è durissima:” Il WEF è un Governo Mondiale non eletto che il popolo non vuole e non ha mai chiesto”. Ha anche lanciato un sondaggio mondiale per conoscere il parere della popolazione, e su 2.500.000 di votanti, l’86% ha dichiarato che non vuole che il WEF controlli il Pianeta. Cosa si può chiedere di più ad un singolo individuo? Io sicuramente mi schiero con quell’ 86%.

Il genio visionario, che sta preparando il viaggio su Marte, sembra non aver paura di inimicarsi buona parte del potere mondiale, e bisogna riconoscergli un coraggio non da poco. Questo il motivo che mi porta a non vedere nelle sue mosse solo l’interesse, quanto invece una sincera volontà di migliorare la vita sul Pianeta. Ricordo il suo saluto finale ad Atreyu: “Go humans!!!”, “Forza umani!!”, frase che sembrerebbe quasi proferita da un visitatore dallo spazio con un’agenda positiva (vedi miei precedenti interventi).

Quello dell’immigrazione è sicuramente uno dei temi clou della campagna, al punto che anche la Harris si sta allineando su posizioni più restrittive. Comunque si voglia vedere il problema, è evidente che la cosa spaventa, a torto o a ragione, molti cittadini, e tale verità è alla base, questa è una mia opinione, del successo elettorale di Trump a suo tempo, della Meloni, della Le Pen e della destra tedesca in Europa. E forse sta proprio qui il motivo della visita di Musk ad Atreyu: anche la Meloni è criticabilissima da tanti punti di vista, come spesso viene ricordato in questo blog, e io non la voterei mai. Ma non dobbiamo nasconderci che, a mio avviso, la ragione del suo successo è stata nella promessa di bloccare l’emigrazione irregolare. C’è riuscita solo in parte, ma ha anche avviato quel circuito virtuoso (tralascio l’improbabile iniziativa albanese) che ha voluto intitolare ad Enrico Mattei, grande italiano, ma che forse sarebbe stato meglio denominare Nuovo Piano Marshall per il Terzo Mondo, per meglio coinvolgere quanti più attori possibile.

È questo il punto che mi sembra mancare nella visione di Trump: se decine di milioni di disperati bussano alla frontiera USA (e nostra), creando evidenti difficoltà di integrazione, vedi recenti episodi nel Regno Unito, è anche a causa delle politiche imperialiste e neo imperialiste. Musk, da immigrato dal Sud Africa, ha nell’intervista più volte parlato di immigrazione regolare. Una politica di contenimento non ha nessun valore ed è solo un esercizio egoistico, se non accompagnata da imponenti misure di sostegno alle economie delle nazioni di provenienza dei richiedenti accoglienza. Ed ecco allora presentarsi l’idea di quello che dovrebbe generare il vero circolo virtuoso: i soldi recuperati dallo stop alle guerre dovrebbero andare a promuovere sviluppo e benessere sul Pianeta. Tenendo conto che la spesa globale in armi nel 2023 è stata di 2443 miliardi di dollari, si può capire quale beneficio trarrebbe il Pianeta dalla cessazione dei conflitti. Ecco dimostrata la grande importanza della Pace.

Forse prospetto un’utopia, e forse no, ma se non puntiamo a quell’obiettivo sicuramente non potremo mai raggiungerlo.

Massimo Brundisini

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