Papa Francesco ha ricevuto nei giorni scorsi una delegazione della Società Max Planck, una delle principali istituzioni tedesche nel campo della ricerca di base (CLICCA QUI), cogliendo l’occasione per “riconoscere la natura di bene pubblico della scienza pura”. E questo in un momento in cui c’è bisogno che anche gli scienziati concorrano al bene comune e forte si ripropone con l’ipotesi di utilizzare l’Intelligenza artificiale per “soppiantare” l’uomo. Di seguito l’intervento integrale del Pontefice.
Ringrazio il Presidente, Signor Martin Stratmann, per le sue cortesi parole. Sono molto grato della vostra visita, che mi permette di ribadire l’apprezzamento della Santa Sede per la ricerca scientifica e, in particolare, per la Società Max Planck per la Promozione delle Scienze, nella quale migliaia di persone, nell’ambito dei numerosi Istituti, lavorano al servizio di una conoscenza sempre più approfondita e precisa nelle diverse aree del sapere.
Per questo, in primo luogo, incoraggio la Società Max Planck a conservare, come sempre ha fatto, gli standard più alti dell’integrità scientifica, perché essa resti libera da influenze inappropriate di natura sia politica sia economica. Questa è un’esigenza imprescindibile in tutti gli stadi del lavoro scientifico, da quello iniziale fino a quello della disseminazione dei risultati e del loro uso. Mi sembra che nel nostro tempo vada salvaguardato e, se possibile, accresciuto il sostegno alla scienza pura. Infatti, senza nulla togliere alla scienza applicata, occorre riconoscere la natura di bene pubblico della scienza pura, i cui esiti devono essere posti al servizio del bene comune. E certamente la vostra Istituzione può fare molto in tal senso.
L’annuncio della nascita prossima del cosiddetto “pensiero ibrido”, risultante dalla ibridazione del pensiero biologico e di quello non biologico, che consentirebbe all’uomo di non essere soppiantato dall’Intelligenza Artificiale, solleva interrogativi di grande rilevanza sia sul piano etico sia su quello sociale. Bisogna considerare, infatti, che la fusione tra la capacità cognitiva dell’uomo e la potenza computazionale della macchina modificherebbe in modo sostanziale la specie homo sapiens. Non possiamo allora non porci il problema del senso ultimo, cioè della direzione, di quanto va accadendo sotto i nostri occhi. Se per coloro che si riconoscono nel progetto transumanista tutto ciò non desta preoccupazione, non altrettanto può dirsi per coloro che invece si spendono per far avanzare il progetto neo-umanista, secondo cui non può essere accettato il divario tra l’agire e l’intelligenza. Se si separa la capacità di risolvere problemi dalla necessità di essere intelligenti nel farlo, ciò che si annulla è l’intenzionalità e dunque l’eticità dell’agire. Sono certo che la Società Max Planck vorrà dare un contributo fondamentale a tale riguardo.
Un’ultima considerazione. Come è noto, nella stagione della Seconda Modernità ha preso a diffondersi, negli ambiti della grande scienza, un principio di responsabilità “tecnica”, che non ammette il giudizio morale di ciò che è bene e male. L’agire, specialmente delle grandi organizzazioni, andrebbe valutato in termini solo funzionali, come se tutto ciò che è possibile fosse, per ciò stesso, eticamente lecito. La Chiesa mai potrà accettare una posizione del genere, delle cui tragiche conseguenze abbiamo già avuto fin troppe prove. È piuttosto la responsabilità come prendersi cura dell’altro, e non solo come dare conto di ciò che si è fatto, che oggi dobbiamo riportare al centro della nostra cultura. Perché si è responsabili non solo per quel che si fa, ma anche e soprattutto per quel che non si fa, pur potendolo fare.
Cari amici, vi ringrazio ancora per questa visita. Auguro ogni bene per il vostro lavoro: lo Spirito Santo vi assista nelle vostre ricerche e nei vostri progetti. Di cuore vi benedico, e vi chiedo per favore di pregare per me.